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Antonio Donno
Israele/USA
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Israele e gli ebrei portatori del male assoluto 31/12/2019
Israele e gli ebrei portatori del male assoluto
Analisi di Antonio Donno

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La scena dell'attentato a Monsey (New York)

I sempre più frequenti episodi di antisemitismo negli Stati Uniti come in Europa sono figli di una stessa ideologia che va diffondendosi da tempo a livello globale: l’odio verso Israele, ma soprattutto, più in generale – ed è questo l’aspetto più inquietante – verso gli ebrei in qualunque realtà nazionale essi si trovino. Da questo punto di vista, nonostante le sconfitte e il conseguente ridimensionamento del movimento palestinese in un contesto mediorientale sempre più caldo, si riscontra, al contrario, al livello più vasto, cioè della percezione del ruolo di Israele da parte di sempre più vasti settori dell’opinione pubblica internazionale, la diffusione di un atteggiamento negativo verso la politica dello Stato ebraico, accusato unilateralmente di non volere la pace con i palestinesi. Nulla di nuovo, da questo punto di vista, se non che l’antisemitismo odierno punta a obiettivi più ambiziosi. Ecco ciò che si delinea con sempre maggiore evidenza. Oggi, a differenza dei decenni che hanno fatto seguito al secondo conflitto mondiale, il giudizio negativo su Israele esorbita dai confini strettamente politico-militari che sono presenti nelle dinamiche della regione mediorientale e va a toccare la stessa identità di Israele come Stato ebraico, come Stato degli ebrei. In sostanza, sta riemergendo e diffondendo la matrice più profonda dell’antisemitismo tradizionale: gli ebrei in quanto tali sono individualmente e collettivamente portatori del male, perciò sono una “razza” maledetta. E la presenza stessa dello Stato degli ebrei è una maledizione per l’umanità. Gli antisemiti odierni, in molti settori, hanno riesumato e stanno diffondendo con successo questa idea che, dopo gli eventi che hanno contrassegnato la seconda guerra mondiale per parte ebraica, cioè la Shoah, era rimasta sotto traccia, per via del fatto che il Medio Oriente, nei suoi aspetti relativi ai fattori politici dopo la nascita di Israele, si era caratterizzato prima come sede della guerra fredda e, successivamente, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, del conflitto arabo-israeliano-palestinese. Ora, le vittorie di Israele e il ridimensionamento della questione palestinese – grazie anche alla decisa politica di Trump a favore di Gerusalemme – hanno posto le ragioni politiche del contrasto tra le due parti in una sorta di limbo, in attesa di una soluzione in tempi non definibili. Per questo motivo, le accuse a Israele, come sede del popolo ebraico e come espressione dell’ebraismo presente nel mondo, mirano oggi a rinverdire la vecchia accusa di essere l’espressione di un male così radicato nella storia umana da richiedere una soluzione definitiva, una nuova “soluzione finale”. Così, benché gli antisemiti accusino gli israeliani di essere i nuovi nazisti nei confronti dei palestinesi, allo stesso tempo essi diffondono l’idea, tipicamente nazista, che l’unica soluzione da adottare nei confronti di Israele, come Stato degli ebrei ed espressione dell’ebraismo in generale, sia l’eliminazione dell’ebreo dalla faccia della terra. Un guazzabuglio di contraddizioni che, invece di aprire gli occhi a chi si accosta al problema, ottiene l’effetto contrario: un rinforzo dell’odio antisemita. A tutto ciò hanno dato una mano le organizzazioni internazionali. Il continuo ripetersi di risoluzioni contro Israele in seno alle Nazioni Unite e, più di recente, l’iniziativa di portare Gerusalemme di fronte alla Corte Penale Internazionale, oltre che i boicottaggi economici contro lo Stato ebraico, hanno innalzato una cortina fumogena dietro la quale gli antisemiti indicano la presenza di un elemento che inquina le normali relazioni tra i popoli: Israele e gli ebrei. Ecco perché gli antisemiti di oggi, bianchi e neri, si accaniscono contro gli ebrei, soprattutto in Occidente. Da questo punto di vista, non si può negare che la pressione esercitata dalla propaganda islamica nel corso del tempo, nonostante le vittorie di Israele nei confronti militari con gli arabi, stia dando i suoi frutti. Incapace di ottenere un cambiamento sul piano concreto della situazione politica mediorientale, il mondo islamico, approfittando delle ambiguità dei governi occidentali, in specie europei, sta diffondendo l’odio contro Israele, come espressione dell’ebraismo, a un livello più profondo, facendo leva su una secolare tradizione propria del mondo cristiano occidentale: la negazione dell’ebraismo in quanto portatore del male assoluto.

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Antonio Donno


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