sabato 20 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






 
Antonio Donno
Israele/USA
<< torna all'indice della rubrica
Chi è John Bolton? 26/03/2018

Chi è John Bolton?
Analisi di Antonio Donno

In questo video in inglese John Bolton si presenta e traccia le linee essenziali della propria politica, con particolare attenzione al Medio Oriente e all'Iran (segnalazione di Silvia Grinfeld): https://www.youtube.com/watch?v=BQDRHqTD6WQ

Immagine correlata
John Bolton

Con la nomina di John Bolton, assai gradito a Israele, a consigliere per la sicurezza nazionale, il cerchio si è chiuso. L’Amministrazione Trump sembra davvero ricostruita secondo i desideri e i progetti del presidente. Molti, sui giornali liberal americani e, a ruota, su un certo numero di italiani, hanno criticato l’ennesimo licenziamento e successivo incarico da parte di Trump. Non v’è da stupirsi. Queste critiche fanno parte della solita ripetitiva musica che, dall’elezione di Trump sino ad oggi, ha accompagnato l’azione della presidenza americana. L’attuale presidente non è mai stato un uomo politico, è un parvenu della politica americana e, forse, è stato eletto proprio per queste caratteristiche che fanno a pugni con quelle del politico di professione. Così, Trump ha dovuto, nel corso dei mesi, confrontarsi con persone che hanno mostrato di non gradire la politica del presidente e che spesso si sono poste di traverso rispetto alla sua azione. Dobbiamo ricordare a tutti i critici, soprattutto europei, che gli Stati Uniti hanno un regime presidenziale e per questo motivo il presidente assomma in sé un grande numero di poteri che non si riscontrano in un regime parlamentare. Nella storia degli Stati Uniti non è mai stato infrequente che nel corso di vita di un’Amministrazione vi siano stati cambiamenti anche importanti nei vertici politici. Prendiamo il caso delle Amministrazioni Nixon. Nella prima Amministrazione (1969), Nixon nominò William P. Rogers a capo del Dipartimento di Stato e Henry Kissinger come consigliere per la sicurezza nazionale. Poco tempo dopo Nixon si rese conto che l’azione di Rogers era divenuta sempre più autonoma rispetto ai progetti di Nixon. Il caso del Medio Oriente è emblematico. Il 9 dicembre 1969 Rogers presentò un piano di pace che Nixon così commentò: “Tale piano si basava sul principio della restituzione dei territori arabi occupati in cambio di garanzie arabe sull’integrità territoriale di Israele”. Quali garanzie il terrorismo arabo potesse offrire a Israele si lascia all’intelligenza del lettore. Dal canto suo, Kissinger così disse: “Non solleciteremo alcun compromesso che possa mettere a repentaglio gli interessi di Israele, secondo il nostro punto di vista”. Di conseguenza, il piano di Rogers fu accantonato, il Segretario di Stato fu di fatto allontanato dalle questioni mediorientali e, nel secondo mandato di Nixon, fu Kissinger a ricoprire la carica di Segretario di Stato. Si tratta di un caso di scuola a proposito dei poteri presidenziali. Lo stesso è accaduto per l’Amministrazione Trump, per quanto il numero delle sostituzioni sia stato finora ben più alto. Ma non è questo il problema. Il vero problema è che gli uomini che circondano il presidente americano devono essere in primo luogo dei consiglieri e degli esecutori e mai porsi come attori indipendenti, perché i poteri decisionali riguardano esclusivamente il presidente. Sempre a proposito del problema mediorientale, Tillerson e McMaster operavano in disaccordo con l’azione di Trump, come nel caso di Gerusalemme capitale, e minacciavano di compromettere il piano di Trump in costruzione. Brennan è un episodio a parte. Trump aveva pieno potere di sostituirli. Occorre tener conto che la questione mediorientale è al vertice dell’agenda di Trump, perché ha assunto negli ultimi anni – grazie anche alla disastrosa politica di Obama – una gravità eccezionale. Il Medio Oriente sarà la cartina di tornasole della capacità americana di rientrare a pieno titolo nella politica della regione e ostacolare i piani di Russia e Iran. E Israele rappresenta il punto centrale dell’azione di Trump. Le parole dette da Reagan a proposito dei legami degli Stati Uniti con Israele sembrano oggi un’anticipazione delle recenti affermazioni di Trump. Disse Reagan: “Israele e gli Stati Uniti sono legati da vincoli di amicizia, condivisione di ideali e reciproci interessi. Siamo alleati nella difesa della libertà nel Medio Oriente”.


Antonio Donno


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT