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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Ortodossi/Riformati, e i matrimoni? 14/07/2015
Ortodossi/Riformati, e i matrimoni?
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana

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Un matrimonio ebraico tradizionale

Due temi, con stretta connessione alla società civile israeliana, stanno appassionando l’opinione pubblica, a seguito di due spinte che più forti non potevano essere. La prima è la dichiarazione del Ministro degli Affari Religiosi David Azoulay, del partito Shas, nella quale ha affermato che non poteva ritenere ebreo chi non seguiva la legge dell’ortodossia, riferendosi a riformati, conservativi, liberali. Si è sollevato mezzo mondo, soprattutto in Israele e oltre Atlantico, dove la maggior parte delle comunità ebraiche non sono ortodosse e il tema ‘chi è ebreo’ ha un taglio decisamente lontano da ciò che crede il Ministro Azoulay.

La polemica è stata così infuocata, da indurre Bibi Netanyahu, il cui governo è una coalizione che si regge anche sul partito Shas, a definire le parole di Azoulay “terribili e irresponsabili”. Per cui era urgente, ha detto, aprire un tavolo di discussione tra i leader delle organizzazioni non ortodosse in Israele e membri del governo, sotto la guida di Natan Sharansky, un nome universalmente rispettato, a capo dell’Agenzia Ebraica. Che ha subito cercato la risoluzione del problema, coinvolgendo altri ministeri, in particolare quello dell’immigrazione oltre a quello dell’interno. Con una proposta che si riallaccia alla funzione principale dell’Agenzia che dirige: ha invitato tutte le organizzazioni americane che non si richiamano all’ortodossia a essere presenti in Israele in una misura molto più profonda, investendo nuove risorse e espandendo quelle esistenti se vogliono avere maggiore influenza.

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David Azoulay

“Gli ebrei, ovunque vivano, sanno che il futuro del popolo ebraico dipende da Israele, fede, storia e tradizioni, uniti nel sionismo, è ciò che unisce tutti”, ha dichiarato, aggiungendo “la democrazia non è soltanto il governo della maggioranza, ma la garanzia che i diritti delle minoranze sono rispettati”. E qui veniamo al matrimonio, che in Israele viene riconosciuto solo se segue le regole del rabbinato. Gli israeliani che invece non vogliono seguirle, vanno da sempre a celebrare il rito civile a Cipro, che viene poi riconosciuto una volta rientrati in patria.

Il tema è esploso dopo la decisione della Corte Suprema americana di riconoscere con una legge che vale su tutto il territorio federale il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Editoriali sui più diffusi giornali, talk show in tv, oltre al riconoscimento ufficiale dei diritti delle persone Lgbt – che in Israele, grazie all’eredità del sistema legislativo inglese, cioè la mancanza di una Costituzione scritta, godono già di diritti impensabili anche nei paesi occidentali più all’avanguardia - di poter legiferare anche sulle unioni civili, l’equivalente di quello che da noi è il matrimonio in municipio.

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Benjamin Netanyahu

Si sono mossi subito con due progetti di legge i partiti, Yesh Atid e Unione Sionista,entrambi all’opposizione, per porre fine a quella che è stata definita una “situazione impensabile nel 21° secolo” (Jerusalem Post del 10 luglio scorso). In Italia non dobbiamo alzare il dito accusatore, anche noi siamo passati con enormi difficoltà prima di arrivare alla separazione fra stato e chiesa. E non solo in questo campo, per il voto alle donne abbiamo dovuto aspettare l’arrivo della Repubblica! Il cambiamento dovrà avvenire in Israele in modo non divisivo, ma attraverso una coscienza diffusa che convinca che sinagoga e stato possono – devono! - andare d’accordo meglio se separati, è nel destino delle democrazie arrivarci. Israele, in quanto democrazia, ha solo da insegnare, se pensiamo come in pochi decenni il suo popolo sia riuscito a creare istituzioni che, se conosciute, destano ammirazione in tutto il mondo civile.

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Angelo Pezzana, la copertina del suo più recente libro "Mosè ci ha portato nell'unico posto senza petrolio!"

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