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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Sul pacifista ucciso Hamas racconta una storia assurda 22/04/2011

LIBERO - Angelo Pezzana : "  Sul pacifista ucciso Hamas racconta una storia assurda"


 Angelo Pezzana

È molto probabile che non sapremo mai la verità sulla morte di Vittorio Arrigoni, l’atti - vista italiano rapito, torturato e poi ucciso a Gaza da un gruppo salafita, come è stato scritto. Una storia che, fin dal suo inizio, ci era già sembrata troppo poco credibile, per non destare sospetti. Gaza è governata con il pugno di ferro da Hamas, una branca locale dei Fratelli musulmani, difficile immaginare che un gruppo ancora più estremista possa essersi radicato fino al punto di organizzare un rapimento finalizzato a ottenere la liberazione di alcuni carcerati. Anche ammesso che questo sia stato davvero il motivo del rapimento, non si capisce come Hamas avrebbe potuto accettare il ricatto «o liberate i prigionieri entro trenta ore oppure uccidiamo l’ostaggio», come avevano chiesto i rapitori, quando l’intero territorio della Striscia è sotto il suo totale controllo. Ma se questo era il loro fine, perché ucciderlo praticamente subito dopo averlo rapito? SCANDALOSO
Arrigoni era nella Striscia da tre anni, nei quali, se possibile, aveva persino superato Hamas nel suo odio viscerale contro Israele. Trentasei anni, le braccia ricoperte di tatuaggi, muscoli macho bene in vista grazie agli esercizi in una palestra di Gaza city, non era però il prototipo del fanatico convertito all’islam, come se ne trovano spesso fra i giovani convertiti occidentali. Aveva, al contrario, mantenuto quelle caratteristiche laiche che ne facevano sì un fedele alleato del movimento terrorista, ma non un uomo di fede. Hamas tesseva le sue lodi, ma avvertiva un certo imbarazzo dalle dichiarazioni che Arrigoni confidava su molti blog, in aperto contrasto con le incarcerazioni, la repressione dura che Hamas imponeva nella striscia. E poi c’erano quelle voci, che imputavano a Arrigoni l’introduzione a Gaza di non meglio specificati «vizi occidentali », sufficienti a creare, se spiegati meglio, un forte disagio da parte di Hamas. Arrigoni, da fedele, fanatico entusiasta, stava forse trasformandosi in una minaccia. Difficile però ribaltare con una accusa quella popolarità che in tre anni di assoluta militanza si era conquistata. A Gaza, e in molti Paesi islamici, l’accusa di comportamenti sessuali non ortodossi può portare anche alla condanna capitale, ma con Arrigoni come giustificarla di fronte a una opinione pubblica occidentale che non l’avrebbe tollerata, anche se, grazie a una abile propaganda terzomondista persino al Gay Pride di Madrid è stata respinta la partecipazione degli omosessuali israeliani, non perché gay ma perché israeliani. Può però accadere qualcosa che commuove invece di indignare, Arrigoni trucidato da dei “cattivi” che, con il loro atto, fanno persino sembrare Hamas un movimento rispettabile.
IL PAESE SBAGLIATO
Un’abile regia, con la forte collaborazione di una madre per nulla interessata a capire cosa sia accaduto veramente al proprio figlio, dedita unicamente a salvaguardarne la memoria di eroe, di nemico di Israele, preoccupata persino di occultare quei «vizi occidentali » che sono costati, loro sì, forse, la vita di Vittorio. Se servirà allo scopo, potrà persino spuntare una “fidanzata” in lacrime per completare la figura del martire. Povero Arrigoni, a pochi chilometri da Gaza avrebbe trovato un Paese nel quale avrebbe potuto occuparsi del prossimo senza pagare con la vita la sua passione. Ma, come dicevamo all’inizio, difficile sapere davvero come è andata, la regia è stata molto attenta, e Arrigoni è diventato il martire che Hamas attendeva.

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