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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Israele, dopo l'agguato libanese 05/08/2010

LIBERO - Angelo Pezzana : " Il Libano mostra i muscoli sapendo di avere alle spalle Hezbollah "

L’opinione prevalente in Israele è che l’incidente al confine nord con il Libano non avrà conseguenze militari in tempi brevi, anche se il ministro della Difesa Ehud Barak ha dichiarato che Israele sarà «al fianco di cittadini e soldati in caso di attacco ». Ma negli ambienti militari, pur giudicandolo un’imboscata, lo si valuta un caso isolato. I soldati libanesi avevano bisogno di una scusa per attaccare Israele, dimostrare che l’esercito ha i muscoli bene allenati, e poco male se sottomano non hanno trovato niente di meglio della potatura di albero, definendola addirittura una violazione della risoluzione 1701 dell’Onu che aveva sancito il cessate il fuoco nel 2006 alla fine della cosiddetta seconda guerra del Libano. Peccato che Unifil abbia dichiarato ieri ufficialmente che l’esercito israeliano non ha sconfinato in Libano, facendo miseramente crollare la tesi libanese. BASSO PROFILO TEHERAN È stato alla fine uno scontro a fuoco di piccole proporzioni, per ricordare agli organismi internazionali che Hezbollah non solo è pronto a una nuova guerra contro Israele, ma che le forze armate di Beirut, al 60% sciite, sono ormai sotto il suocontrollo e alle strette dipendenze del padrone iraniano. Che in questo momento ha però altro di cui preoccuparsi, sanzioni e voci di un possibile attacco ai suoi siti nucleari, e che quindi ha interesse a che Hezbollah continui a mantenere un basso profilo. Non a caso la risposta di Onu, Unifil & C. è consistita nel raccomandare a Libano e Israele la massima calma, senza valutare quanto l’incidente sia stato una provocazione programmata, altro che la potatura di un albero, che tanto è piaciuta ieri ai commentatori occidentali. Ieri c’è stata a Nakoura (Libano) una riunione a tre, Unifil, Tzahal e esercito libanese, per analizzare quali misure possono essere intraprese per evitare il ripetersi incidenti simili. In Israele la reazione è stata composta senza bisogno di raccomandazioni internazionali, anche sequestemorti adopera di cecchini ben programmati non hanno alcuna giustificazione. Gli israeliani hanno imparato a tenere i nervi saldi, sanno che questa non sarà l’ultima delle imboscate, come non si illudono sulla finalità degli enormi arsenali di armi di Hezbollah. Israele, come tutte le democrazie, usa altri strumenti, per esempio sta lanciando una campagna diplomatica per convincere Usa e Francia a non fornire più assistenza militare al Libano, visto che ormai non c’è più differenza fra esercito regolare e Hezbollah. GLI STRUMENTI DI ISRAELE Negli ultimi anni l’America ha finanziato il Libano con 400 milioni di dollari per l’acquisto di armi, malgrado Israele avesse avvertito quale uso ne avrebbe fatto. Lostesso vale per la Francia,chehainviato ingenti quantità di armamenti, inclusi i missili anticarro di ultima generazione. Ma la via diplomatica, che Israele sempre percorre prima di ogni altra, non viene mai ricordata, dato che potrebbe rendere meno credibile l’etichetta di Stato guerrafondaio, che tantospessogli viene attribuita. Nemmeno il razzo che la settimana scorsa ha colpito vicino a Eilat, e partito dal vicino Sinai, ne ha interrotto le attività balneari, così come lo scontro a fuoco dell’altro giorno non ha costretto gli abitanti di Kiriat Shmona, vicinissima al confine, a cercare protezione nei rifugi sotterranei. Il nord, quanto il sud, sono meta di vacanze estive, l’invito è stato di continuare a godersele senza timore. Un segno che la situazione è sotto controllo, se anche il turismo straniero è in grande crescita, registrando nei primi sei mesi dell’anno 1,6 milioni di presenze in più, il 39% in più dell’anno precedente. Questo non significa che gli scenari intorno allo Stato ebraico siano tranquillizzanti, diciamo che non sono più preoccupanti del solito. Un risultato non disprezzabile.

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