venerdi 17 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






 
Angelo Pezzana
Israele/Analisi
<< torna all'indice della rubrica
L'ultima menzogna: la mentalità da assedio di Israele 10/06/2010

E’vero, i pacifisti cominciano ad essere definiti attivisti o militanti, il massacro è stato ridimensionato con un eccesso di legittima difesa, i venti morti più altri cadaveri gettati in mare sono tornati ad essere nove e in mare non ne è finito nessuno, le fotografie dei soldati israeliani hanno dimostrato che se non c’era un intervento armato per salvarli sarebbero stati fatti a pezzi senza pietà, e, per finire, le immagini dei pacifisti-armati censurate dalla Reuters, forse insegneranno qualcosa ai desk esteri dei nostri giornali, abituati a pubblicare foto d’agenzia senza alcun esame sulla loro veridicità.
Tutto vero, ma allora come facciamo ad attaccare Israele, si saranno chiesti i soliti odiatori della carta stampata ?
Urge trovare nuovi argomenti che inchiodino lo Stato ebraico alle sue responsabilità, non sia mai detto che a Israele debba essere riconosciuto alcunché a discarico.
Ha provveduto subito l’Economist, con in copertina molto filo spinato, mezza faccia di Bibi Netanyahu con accanto un titolo che non permette interpretazioni: “la mentalità da assedio di Israele” e all’interno un editoriale che rappresenta la fonte alla quale si sono poi ispirati i nostri “esperti” nazionali in questi giorni per riaccendere la miccia troppo umida a causa delle infide acque di Gaza. Attribuire a Israele una mentalità da assedio è di per sé un capolavoro in stile Goebbels, il quale spronava a raccontare menzogne, più grandi erano e più spesso erano ripetute, più diventavano credibili.
Chi ha intorno Israele ?
Nel Libano c’è Hezbollah, ormai saldamente al governo, che attende soltanto il momento opportuno, per far funzionare le armi ricevute da Siria e Iran.
A Gaza, Hamas ha nel suo statuto la distruzione di Israele, e ne è molto orgogliosa, tanto da eliminare (fisicamente) i cosidetti palestinesi moderati che invece vorrebbero in qualche modo arrivare ad un accordo. Nell’attesa si esercita lanciando ogni tanto qualche missile su Sderot.
La Siria ha mandato a quel paese Obama, deludendo i suoi sogni, visto che voleva riaprire l’ambasciata a Damasco, e stringe patti d’acciaio con la Turchia e l’Iran, i suoi angeli custodi nella lotta contro lo Stato ebraico.
Non proprio confinante, ma poco lontano, c’è la Turchia, che con Erdogan ha spezzato gli antichi legami di amicizia, diventando a sua volta un nemico feroce. Da notare che la rottura del legame viene imputata ad Israele e non alla Turchia.
Buon ultimo, ma per importanza, l’Iran, dove Ahamadinejad proclama quasi quotidianamente la volontà di spazzare via dalla carta geografica l’ “entità sionista” .
E l’Economist , non dimentichiamo, come usa sulla stampa italiana, di far seguire l’aggettivo “autorevole”, accusa Israele di essersi inventata un assedio, al punto tale da rimanerne addirittura mentalmente influenzata. Ed è a causa di questa attitudine, che il settimanale inglese definisce anche “macho”, che Israele sta diventando sempre più debole.
Questa parola ha colpito i nostri esperti, che l’hanno tradotta in vari modi, persino con “fragilità”, come se l’essere circondati da nemici che ti vogliono distruggere potesse procurare sensi di tranquillità, persino un senso di sicurezza.
E’ l’avverarsi della teoria di Goebbels, raccontala pure falsa, basta che sia grossa e ripetuta. Israele è forte – e su questo per fortuna siamo d’accordo – ma non è capace ad essere generoso, rispondere con un si alle richieste che, amici delicati, gli rivolgono.
Si ostina a prepararsi nel caso venisse attaccata ( è dal 1948 che succede regolarmente), si sforza di far capire al mondo che potrà sopravvivere solo se verrà garantita la sicurezza attraverso confini condivisi, che la pace è pronta a farla con Abu Mazen, ma che il leader di Anp è troppo debole per poter garantire alcunché, cerca di spiegare che con Hamas al potere a Gaza è difficile capire quale tipo di Stato sarà quello palestinese, quell’Hamas che l’Economist chiama “ autoritario”, chissà perché non scrive terrorista, come è stato dichiarato da Ue e Onu, e così di seguito, il capovolgimento della realtà,che, se fosse raccontata come avviene, permetterebbe ai lettori di farsi un’idea corretta del significato di guerra e pace in Medio Oriente.
Un risultato da evitare, Israele deve continuare ad essere il macho cattivo, ossessionato dall’assedio, mentre i terroristi devono rappresentare i buoni sentimenti, anche se adesso chiamarli pacifisti sarà un po’ più difficile.
Tornerà di moda, ne siamo purtroppo certi, e con l’aiuto dell’agenzia Reuters di turno, li fotograferanno di nuovo, disarmati, buoni, pacifisti appunto.


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT