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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Condizionatori, vestiti e mercati pieni di cibo. Gaza non è affamata 29/05/2010
Libero - Angelo Pezzana: "Condizionatori, vestiti e mercati pieni di cibo. Gaza non è affamata".



Non è mica vero che il giornalismo italiano pende dalle labbra dell’influente - è l’aggettivo che ne precede sempre il nome - Financial Times. Da citare sempre quando l’influente quotidiano economico esprime giudizi su Berlusconi, oppure sulla situazione economica italiana, allora l’articolo, il titolo, una frase almeno, li troviamo puntuali sulla maggior parte dei nostri giornali. Che si abbeverano a quei giudizi, ritenendoli il Vangelo dell’etica professionale. Se così fosse sempre, non importa quale l’argomento in causa, per quanto bislacca, una sua logica potrebbe anche averla, mentre invece no, ci sono alcuni argomenti sui quali neppure l’influente FT riesce a smuovere la fede cieca, pronta e assoluta che la maggior parte dei nostri media ha nella vulgata pro-palestinese, in modo particolare quando si parla di Gaza, che è per definizione “una fogna a cielo aperto”, dove la gente “muore di fame perchè il blocco israeliano impedisce che arrivino i rifornimenti”, un posto dove mancano in sostanza i generi di prima necessità, e che quindi per “sopravvivere” ha sempre bisogno dei miliardi degli aiuti internazionali. Che poi vengano impiegati da Hamas per acquistare armi da usare contro Israele, beh, è un aspetto secondario di quasi nessun rilievo. Ma torniamo all’influente quotidiano inglese, che ha stampato una settimana fa un lungo reportage da Gaza, e che non è stato ripreso da nessun organo di informazione, nemmeno dal Sole24Ore, che è pure il cugino italiano. Il suo inviato a Gaza ha scoperto che nella Striscia si trova ogni ben di Dio, in primo luogo il cibo, del quale straripano le bancarelle sulle pubbliche piazze, ma anche automobili, televisori, frigoriferi coreani, impianti di aria condizionata cinesi, insieme a ogni altro genere di beni di consumo. Tutto questo grazie ai circa 300 tunnel che dal confine con l’Egitto permettono l’ingresso a Gaza di un contrabbando che ha concesso a un ristretto gruppo di “importatori” di arricchirsi enormemente. Sotto gli occhi vigili di Hamas, ovviamente, che però reclama gli aiuti internazionali perchè il suo popolo “muo - re di fame”. Ci riesce difficile immaginare che il servizio di Tobias Buck apparso il 24 maggio possa essere sfuggito all’occhio attento di chi si ispira alle pagine di quel giornale per rinvigorire la propria etica professionale. Eppure è andata così, neanche una riga, Gaza continua ad essere priva di cibo se non partono in soccorso navi cariche di "aiuti", per rompere “l’isolamento voluto da Israele”. Allora informiamo almeno i nostri lettori, che nella settimana dal 2 all’8 maggio, secondo quanto informa il “Coordi - namento delle Attività governative nei Territori”, sono entrate a Gaza le seguenti derrate: 1,535,777 di litri di gasolio per il funzionamento della centrale elettrica; 293,796 litri di benzina per auto; 917 tonnellate di gas per uso domestico; 76 camion di frutta e verdura; 91 camion di farina; 33 camion di carne, pollame e pesci; 39 camion di prodotti di latte; 112 camion di cibo per animali; 26 camion di prodotti per l’igiene; 48 camion di abbigliamento abbigliamento e scarpe; 30 camion di zucchero; 7 camion di medicine e strutture tecniche di laboratorio; 1 camion di latte in polvere e cibi per neonati. In più 370 malati, con personale di accompagnamento, sono entrati in Israele per essere curati; 93 palestinesi sono entrati in Israele per motivi vari, 191 appartenenti a varie Ong sono entrati a Gaza e 192 ne sono usciti. Questi sono i numeri di una sola settimana, e danno l’idea di quanto Gaza sia una “prigione a cielo aperto”, come recita la narrativa abituale. Il Finacial Times è meglio ignorarlo, se può aiutare a capire meglio quanto accade nella Striscia, perchè è bene che la propaganda rimanga intatta, i ruoli devono restare quelli di sempre, i palestinesi poveri e “occupati” e gli israeliani i cattivi, che devono continuare ad essere bombardati senza protestare, e,soprattutto, dovrebbero aprire i confini, via i controlli, gli ostacoli, entrino pure i terroristi fanatizzati a farsi esplodere, e Hamas continui ad aumentare il suo arsenale di armi, visto che la guerra a Israele è l'unico motivo della sua esistenza.

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