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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Israele alla Fiera del libro 05/02/2008

Il prossimo maggio Israele festeggia il sessantesimo anno della proclamazione dello Stato. Ricordiamo oggi quella storica giornata del 1948 attraverso le immagini dei cittadini di Tel Aviv che ballano per le strade in festa, dopo la dichiarazione di Indipendenza letta da David Ben Gurion. Canti e gioia seguiti immediatamente dall’ entrata in guerra degli Stati arabi, decisi a cancellarne l’esistenza, dopo aver rifiutato la divisione dell’Onu che divideva in due la Palestina. Sono avvenimenti di sessanta e più anni fa, che però assomigliano tremendamente alla realtà di oggi. Israele deve continuare a difendersi se vuole sopravvivere. Che dietro alla propaganda colma di odio verso lo Stato degli ebrei ci sia una qualche spiegazione che parta dalla specificità di quel popolo, l’essere ebrei, viene in genere respinta con sdegno. < Noi critichiamo la politica del governo, non lo Stato >, è la cantilena che mette al riparo dall’accusa di antisemitismo, un riparo ritenuto credibile anche da chi dovrebbe avere le antenne giuste per non cadere nel tranello. Adesso però non ci sono più scuse, a svelare il vero volto dell’antisionismo hanno provveduto coloro che hanno dichiarato guerra alla Fiera del libro di Torino, che ha la grave colpa di avere invitato Israele quale < Paese ospite > per l’edizione 2008. Le prime proteste, rozze e grossolane, sono partite su internet, ed hanno raccolto quasi esclusivamente segnali negativi. Come si può, decentemente, togliere la parola a qualcuno ed essere credibili ? Anche fra l’etrema sinistra la protesta partita sulla base < mettiamo il bavaglio a Israele > non ha riscosso molti consensi.

I toni minacciosi, la parola d’ordine < via Israele dalla Fiera del Libro >,e.per essere ancora più espliciti, il logo da diffondere su manifesti, comunicati, dichiarazioni, una bandiera israeliana richiusa dietro ad un segnale di vietato, cerchio rosso e barra rossa al centro e accanto, nel caso non fosse ancora chiaro abbastanza, una sagoma umana stilizzata che butta in un cestino dei rifiuti una stella di Davide, hanno messo in imbarazzo troppi.In queste raffigurazioni non c’è una qualche critica al governo israeliano, ma piuttosto una delegittimazione dello Stato tout court, essendo la bandiera il suo simbolo ufficiale e il Magen David l’essenza stessa dell’immaginario ebraico. In quanto ai contenuti, si passa da < celebrare i 60 anni di Israele equivale a danzare sulle tombe palestinesi > a < la Fiera del libro di Torino dovrà fare i conti con una iniziativa di contestazione forte e dispiegata a tutti i livelli. Dalle pressioni sul marketing al boicottaggio delle case editrici che accetteranno di esporre alla Fiera senza prendere una posizione decente sulla inopportunità di dedicarla a Israele >, all’umorismo macabro e al ricatto di stampo mafioso, minacce agli editori < se non fate come diciamo noi vi boicotteremo > e un avvertimento agli organizzatori < attenti, vi rovineremo l’intera manifestazione >. Ma anche questi toni altisonanti hanno creato un po’ di rumore ma niente di più. Molte lettere al Manifesto, senza però il risultato sperato, una grosse koalition contro Israele.

Prendersela con Oz-Grossman-Yehoshua, definiti < la triade >, proprio loro che rappresentano le voci più alte di quell’Israele che vuole la pace, è stato un auto-gol. A corto di risultati, sono entrate in campo le forze di riserva, quelle che stavano in panchina per vedere come si dipanava la faccenda. Troppo intelligenti per unirsi alla truppa, stupida e rumorosa, ma comunque bramosi di dare una spallata a quella che anche loro giudicano, senza dirlo apertamente, una provocazione. Ha cominciato Valentino Parlato sul Manifesto, dichiarandosi contrario al boicottaggio, ma favorevole a portare alla ribalta i palestinesi, definendoli i nuovi ebrei del Medio Oriente. Non si fa fatica a capire a chi si debbano paragonare gli israeliani. E qui è già caduta la maschera di chi ha sempre dichiaratore di criticare le politiche del governo e non lo Stato. Fra nazisti e Terzo Reich la differenza è invero poca. Ma l’affondo più sottilmente acuto l’ha portato Govanni De Luna sulla Stampa del 30 gennaio scorso. Anche lui prende le distanze dal boicottaggio, e che diamine, solo un cretino può sottoscriverlo, e lui cretino non lo è, lui è a favore della presenza di Israele, ma con qualche distinguo. La Fiera del Libro, nella sua mente, non è un luogo dove ogni anno viene invitato un paese ospite per far conoscere la propria cultura, De Luna la vede, per quest’anno, è ovvio, e solo nel caso di Israele, è di nuovo ovvio, piuttosto come un tribunale, dove far sedere per gli opportuni interrogatori l’imputato. Si faccia venire, suggerisce, qualcuno che racconti come Israele demolisce le case dei palestinesi, per esempio, come se nel nostro paese mancassero i luoghi deputati al dibattito politico, come se le nostre università, centri culturali, associazioni di ogni genere e specie non investissero gran parte delle loro energie, anche finanziarie, per fa conoscere i dello , sempre alla ricerca di , italiani o israeliani da portare in palmo di mano, che gli consentano di dire < vedete, non siamo antisemiti, quello che diciamo noi lo dicono anche loro>, di queste occasioni non si sente proprio la mancanza. Ma non ci sono solo le case demolite, di argomenti simili se ne possono trovare molti altri, nessuna sorpresa, adesso che si sono mossi gli ,verranno fuori, All’intervento di De Luna ne seguiranno altri, tutti favorevoli alla presenza di Israele alla Fiera del Libro come lo si può essere alla presenza in tribunale dell’imputato. Che ascolti l’elenco dei suoi crimini, ne parlino i giornali, li riprendano i servizi televisivi. In quanto alla sentenza, poco importa, tanto è già stata pronunciata.

Non abbiamo idea di chi faccia parte del collegio di difesa, finora assente e quindi silente.
Angelo Pezzana

da Shalom di Febbraio


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