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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Qualche domanda al futuro ministro 25/04/2006
Egregio prossimo Ministro degli Esteri, mi scuso intanto per non poterla chiamare per nome, ma se non lo faccio non è per mia volontà. Il balletto delle poltrone è appena iniziato, e la sua non è ancora entrata in pista. In teoria sarebbero solo due quelle già attribuite, la presidenza della Camera a Fausto Bertinotti e quella del Senato, oggetto ancora di trattative, vista l’entrata in corsa di Giulio Andreotti per bloccare l’elezione di Franco Marini, candidato unico dell’Unione. Dire oggi come andrà a finire è prematuro. Quel che mi induce a scriverle è però l’assenza, fra i prescelti, di un nome di provenienza DS. Dato che è impensabile che il primo partito della coalizione di centro-sinistra rimanga zitto e in silenzio, le confesso che sono rimasto molto preoccupato dalle parole del Professore, che ha garantito, a mo’ di ricompensa, posti “pesanti” nell’esecutivo. Aggettivo che deve leggersi anche come “visibile”, e nessun posto gode della maggiore visibilità del titolare della politica estera. Le confesso anche che non è solo il suo nome a suscitare le mie preoccupazioni, perché a chiunque andrà quella poltrona, è la politica dell’Unione nel suo insieme a preoccuparmi. Anche se la Farnesina dovesse andare ad un “moderato”, è indubbio che le direttive che dovrà seguire proverranno dal governo e dal premier che lo rappresenta. Ed io non mi sento affatto rassicurato dalle decisioni che il Professore prenderà con il suo esecutivo. Le sue iniziali gaffes mi assicurano l’incontrario. Le dichiarazioni sulle “interessanti aperture di Hamas” rilasciate ad Al Jazeera, malgrado la successiva parziale rettifica, lasciano prevedere già come proseguirà il percorso. Così come l’avvicinamento alle politiche franco-tedesco-spagnole in funzione anti Usa-Inghilterra, indicano già chiaramente verso quale asse si orienterà il nostro paese. Ad essere sinceri, ci preoccupa di più il premier delle componenti estremiste della coalizione. Si sa già come ragionano i vari Diliberto, Caruso & compagnia, ma è forte il dubbio se quelle posizioni appartengano solo a loro o non abbiano infettato già in maniera irreparabile tutta o quasi l’Unione. Fra i nomi che circolano come probabile/possibile ministro degli esteri circola, e non da oggi, quello dell’On.Massimo D’Alema, nelle cui mani potrebbe finire la nostra politica estera dopo che è rimasto spiazzato dal gioco dei quattro cantoni. Quale miglior destinazione ? Ed in fatto di politica estera non si può negare che D’Alema abbia le idee chiare, nemmeno troppo lontane da quelle del Professore. Nei confronti del fondamentalismo islamico entrambi ritengono che l’unica strada da percorrere sia quella del dialogo, anche quando la sordità totale dei terroristi non ha bisogno di verifiche. Dialogo con l’Iran che sta costruendo l’arsenale nucleare con il quale metterà in ginocchio non solo Israele ma l’intera Europa. Dialogo con Hamas, al quale verranno rivolti esili rimproveri e richieste che si sa già che non verranno esaudite. Poco male, il “dialogo” deve andare avanti. L’America è sì un alleato, ma si occupi dei suoi problemi interni, e lasci alla “saggia Europa” la responsabilità delle scelte internazionali. Mantenga pure un forte esercito, sarà utile quando da noi le dittature avranno vinto e occorrerà venirci a liberare. Ma prima niente mano forte, meglio una schiera di “controllori” come El Baradei, che a furia di controllare l’unica cosa che è riuscito ad ottenere è un Premio Nobel per la pace per se stesso. Guai a nominare lo spettro di Monaco, quello è un tasto che né il Professore né D’Alema sono disposti a premere. Se è questa l’Italia che l’Unione sta preparando, il nome del Signor X che sta per arrivare alla Farnesina è fonte di grave preoccupazione, anche se mi rendo conto che possibilità di influenzarne la scelta, è, da parte di chi ne avverte il pericolo,praticamente uguale a zero. Massimo D’Alema ministro degli esteri sarà peggio di un D’Alema al Quirinale, eventualità,questa sì,remota. D’Alema non è manovrabile, questo va detto a suo merito, ma non sempre in politica è una qualità. Ha le idee chiare, le ha sempre espresse in modo comprensibile. Per questo le conosciamo e per questo se il Signor X sarà lui prepariamoci al peggio.

da Libero del 25 aprile 2006

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