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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Le previsioni di Avi Pazner

Mentre gli occhi sono puntati su Olmert per capire quale governo uscirà dalle sue consultazioni, tutte le soluzioni sono possibili. Le poltrone di ministro dell'economia, finanza, tesoro, educazione, e sicurezza sono le più ambite e attribuirle richiederà un difficile lavoro col bilancino. Improvvisamente sembra che l'aspetto socio- economico della società israeliana superi quello legato alla sicurezza. Non che venga sottovalutata, ma è indubbio che la riforma economica lasciata a metà da Bibi Netanyahu ha lasciato molti scontenti. Olmert ha promesso che la continuerà, ma dovrà tenere allora per Kadima la poltrona, guai per l'economia israeliana se finisse al laburista Peretz. Su questo tutti gli indicatori economici hanno parlato chiaro. Di fronte ai 20 seggi della sinistra la Borsa ha perso quel poco che basta per essere inteso come un segnale. Dopo il seggio in più al Likud dei risultati definitivi, se il governo sarà formato dalla coalizione di centrosinistra sarà proprio Netanyahu e non Libermann il capo della probabile opposizione. Ma il terrorismo? E Hamas? Ne abbiamo discusso con Avi Pazner, già ambasciatore nel nostro paese, e portavoce di Sharon, uno dei diplomatici più addentro alle segrete cose di chi guida politica dello Stato ebraico. Lo incontriamo nella sede del Keren Hayesod, una delle più importanti organizzazioni che opera fra gli ebrei della Diaspora e della quale è presidente mondiale. Pazner non si fa illusioni, anzi, il passaggio dall'Anp di Abu Mazen ad Hamas non ha fatto altro che evidenziare il pericolo del terrorismo quando per vie legali arriva al potere. Ed è indubbio che Hamas non ha modificato di una virgola i suoi obiettivi; di più, con le dichiarazioni di Mahmoud Zahar, nuovo ministro degli esteri di Ismail Haniyèh, che ha definito gli Usa di George Bush responsabili dei crimini contro l'islam mondiale, ha fatto un salto in avanti verso l'allineamento con i movimenti ( e i governi) terroristi internazionali, da al Qaida a Ahmadinejad, dal Jihad islamico ad Hetzbollah. Avi Pazner non è però del tutto pessimista, basta che i governi e le istituzioni occidentali tengano duro con i finanziamenti. Così hanno fatto gli Usa, nessun canale diretto è stato aperto neanche dall' Ue, e ieri infine il Canada ha annunciato che sospenderà ogni aiuto economico. Hamas, dando ormai per scontato che Abu Mazen eviterà qualsiasi scontro diretto, dovrà farsi carico del potere che ha conquistato. E forse non avrà altra scelta che arrivare, anche se è molto difficile dire come, ad un qualche compromesso con la propria linea. Se vorrà arrivare alla costituzione di uno Stato palestinese dovrà trattare con Israele. Uno dei primi impegni del governo sarà intanto quello di terminare la costruzione della barriera di sicurezza, che rappresenterà comunque sulla carta una base di partenza per il prossimo confine con i palestinesi. Ottimismo poi su un problema che preoccupa quasi tutti gli esperti di demografia. Secondo Pazner la natalità araba è in calo, e non è detto che fra qualche decennio non si allinei su quella ebraica. Se questa previsione si rivelasse concreta, il carattere ebraico, e quindi democratico, di Israele non correrebbe più pericoli. Fino alla proclamazione del nuovo governo, il ministro della difesa è ancora Shaul Mofaz, che sta preparando la risposta da dare al lancio del primo razzo katyusha da Gaza. « Non è una sfida strategica » , ha dichiarato, « in ogni caso smantelleremo tutte le infrastrutture terroristiche » . Così ragiona Israele e Hamas non potrà far altro che prendere atto della realtà. Per quanto spiacevole possa giudicarla.


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