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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Succede nei Campus americani 21/11/2017
Succede nei Campus americani
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Una manifestazione antisemita/anti-Israele all'Università della California

Al Begin Center di Gerusalemme è stato di recente proiettato un documentario dai titolo “ I luoghi dell’odio: la politica dell’intolleranza”, del regista Avi Goldwasser, che aveva documentato nel 2004 l’antisemitismo e la discriminazione nei confronti degli studenti ebrei nei corsi di studi mediorientali alla Columbia University nel film “ I luoghi dell’odio nell’Indecente Columbia”, realizzato sotto gli auspici dell’ American for Peace and Tolerance (APT) diretta da Charles Jacobs. Questo documentario descrive come funziona l’antisemitismo in diversi campus americani, spesso sotto forma di un estremo odio verso Israele, con manifestazioni autorizzate, per via del Primo Emendamento della Costituzione americana che prevede limiti alla libertà di parola. È quindi protetta diffusione dell’odio contro ebrei e Israele in quanto considerato un diritto tutelato. Nella realtà delle università americane di oggi, questo è un documentario che possiamo definire controcorrente. Dieci anni fa ho pubblicato un libro “Academics against Israel and the Jews” , che documentava l’odio diffuso in molti paesi, fra questi gli Usa avevano una posizione predominante, come dimostra oggi questo film. Una di queste università è la San Francisco State University (SFSU). Nel 2002 un gruppo di dimostranti irruppe nella Sala Hillel dopo una conferenza gridando “ sloggiate o vi uccidiamo” insieme a “ Hitler non ha finito il lavoro”. Qualche anno fa uno studente della SFSU, ospite del Jerusalem Center for Public Affairs, ha raccontato come funziona l’antisemitismo nella sua università. Ne parlò in forma riservata, dato che temeva rappresaglie al suo ritorno.

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La copertina

Solo durante una interruzione della conferenza del sindaco di Gerusalemme Nir Barkat nel 2016 l’università venne denunciata. I manifestanti urlavano “ Palestina libera, dal fiume al mare”, il che significava in pratica il genocidio del popolo israeliano. La denuncia accusava gli amministratori dell’università di avere permesso l’interruzione della conferenza e di avere chiesto alla polizia del campus di tenere un basso profilo. Nella denuncia veniva citata anche l’atmosfera che da molti anni colpiva con forte ostilità gli studenti ebrei. Anche nel mio Libro avevo ricordato incidenti simili, tra i quali un alto murale dipinto sull’edificio degli studenti nel 1994 dove era dipinta una stella di Davide gialla incrociata con il dollaro, teschi e ossa, con la scritta “sangue africano”. Un’altra università protagonista nel documentario, dove l’antisemitismo datava da parecchi anni, è il campus Irvine della University of California,la Temple Univerity, UC Davis e Vassar. All’ Hunter College di New York, i dimostranti urlavano “morte agli ebrei”. Nel 2012, alla Boston Northeastern University, APT ha realizzato un video sugli episodi di antisemitismo dal titolo “ Northeastern Indecente” Manifestazioni di odio sono all’ordine del giorno. La Israel Apartheid Week è un evento ormai tradizionale in molti campus americani. Avvisi per cacciare dai dormitori gli studenti ebrei è però un fenomeno recente, segnalato al campus della New York University.

Un caso grave successe alla UCLA nel 2015, quando una candidata al Consiglio Legale Studentesco venne interrogata se per caso fosse una attivista in qualche organizzazione ebraica, quindi se poteva essere imparziale nel suoi giudizi. Non si può girare un film onesto sull’odio diffuso nei campus se non si fa vedere in quale misura sproporzionata e estremista è il ruolo dei musulmano nel promuovere odio antisemita. Nel film è raccontato il ruolo della Muslim Student Association, così come avviene con Students for Justice in Palestine, una organizzazione a livello nazionale di estremisti antisemisti che operano nei campus e college, in stretta collaborazione tra musulmani e forze della sinistra. Persino quando una università indaga le azioni antisemite nei campus, non c’è la garanzia di un risultato adeguato. Nel 2016, la Zionist Organization of America (ZOA) scrisse una lettera al Cancelliere della City University of New York James B. Milliken e allo stesso Consiglio della Fondazione, con una lunga lista di azioni antisemite in diversi campus della City University of New York, responsabili gli attivisti di Students for Justice in Palestine. Il Cancelliere nominò una commissione investigative. I due legali incaricati dimostrarono una ignoranza sul significato di antisemitismo, non usarono neppure l’espressione ‘diffusori di odio’ nel loro rapporto.

Una delle varie ragioni per cui il rapporto fallì la sua missione. Come abbiamo visto non ci si deve sorprendere se in un rapporto del 2015 la Brandeis University ha documentato la crescita dell’antisemitismo nei campus americani. Uno studio precedente di Barry Kosmin e Ariela Keysar del Trinity College ha rilevato che il 54% degli studenti ebrei hanno subito atti antisemiti o ne sono stati testimoni nei campus dal settembre 2013 al marzo 2014. Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 1.157 studenti in 55 campus. La mancanza di tolleranza in queste università, come dimostrato dal documentario, solleva diverse domande. Perché la conoscenza di quanto accade nei campus non è diventato una battaglia prioritaria per le organizzazioni ebraiche americane? Perché APT, una struttura relativamente piccola, ha prodotto questo documentario? Perché non ci ha pensato una organizzazione come l’ Anti-Defamation League?

Altra domanda, perché il Dipartimento dell’Educazione non è intervenuto contro il diffondersi di questo bigottismo? Perché non si è indagato in profondità sulla violazione dell’integrità nelle università attuata da insegnanti pieni di pregiudizi? Non è interesse nazionale che gli amministratori delle università seguano comportamenti di alto livello morale? Tutto questo non riguarda soltanto gli ebrei, indica piuttosto qualcosa di marcio nel sistema universitario americano. La politiche che proteggono la libertà di parola producono l’odio più estremo. Gli amministratori seguaci del politicamente corretto e i professori dal pensiero unico riflettono la degenerazione accademica. La probabilità che vi sia qualcosa di sbagliato nei campus al di là dell’insegnamento parziale e antisemita e dell’incitamento all’odio è alta. È questo l’argomento più importante, perché alcuni studenti, infettati dai loro insegnanti, potranno far parte della futura elite del paese. Nel passato, Quando qualcuno si definiva ‘liberal’ era chiaro quali valori difendeva. Oggi occorre chiedersi se vi sono liberali nel senso classico della parola oppure dei liberali rinnegati. Infine, questo film ancora una volta dimostra la necessità di un esame critico del Primo Emendamento della Costituzione per come viene applicato.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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