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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Israele, gli ebrei e i rifugiati nell’Europa in crisi 01/10/2015
Israele, gli ebrei e i rifugiati nell’Europa in crisi
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

Quando l’Europa deve affrontare situazioni di crisi sono molti gli aspetti che coinvolgono Israele e gli ebrei. Le crisi in Ukraina e in Grecia ne sono un esempio. Di particolare importanza la crisi che ha colpito l’Europa a causa dei rifugiati, dovuta soprattutto al loro forte numero e alla profonda differenza culturale, diversità di costumi e all’influenza che stanno esercitando sui paesi dell’Unione europea.

Ci sono alcuni aspetti chiave che riguardano Israele e gli ebrei, che vanno esaminati con particolare attenzione, vista la cattiva gestione di questa crisi da parte della UE, che ha espresso una forma di imperialismo morale, specialmente per quanto riguarda Israele, con reiterati giudizi negativi, atteggiandosi a prepotente arbitro morale, giudice e giuria, anche se Israele raramente osa dirlo ad alta voce.Nella crisi dei rifugiati il fallimento della UE è più che mai visibile, dimostrato da una mancanza di lungimiranza insieme a a incompetenza morale e organizzativa.

Vi sono oggi quattro milioni di rifugiati siriani in Giordania, Libano, Turchia e Iraq. La UE avrebbe dovuto prevedere da tempo che una parte di questi rifugiati avrebbero cercato di abbandonare il paese. La maggior parte dei rifugiati che cercano di entrare in Europa vengono dalla Siria, ma non soltanto. La Finlandia, ad esempio, è la destinazione di arrivo per molti di provenienza irachena. Circa 2.500 migranti sono morti annegati nel mediterraneo.

Nelle scorse settimane alcuni paesi europei hanno chiuso i propri confini, malgrado gli accordi di Schengen. L’Ungheria ha costruito un muro al confine con la Serbia e ne sta costruendo uno con la Croazia. Ha anche annunciato che ne costruirà un altro che separerà una parte del confine con la Romania. I rifugiati hanno accusato gli ungheresi di trattarli come bestie. Spesso i migranti si vengono a trovare intrappolati fra le reti di due confini. In Germania e in Svizzera, le strutture costruite per i rifugiati sono state date alle fiamme.

La popolazione europea si può classificare in tre gruppi. Israele dovrà sviluppare un approccio differente per ognuno, e i nostri leader farebbero bene a pensarci il più presto possibile.
La prima categoria comprende chi apre le porte ai rifugiati. In prima fila i governi di Germania e Svezia che accolgono molti più rifugiati se paragonati agli altri paesi europei, anche se ve ne sono alcuni che hanno dimostrato di volerli accogliere.
La seconda categoria, invece, è formata da quei paesi che pur giudicando terribile la condizione dei rifugiati, giudicano negativamente una loro lunga permanenza se musulmani. Questa categoria ha poi due ramificazioni: diversi paesi dell’est Europa hanno valutato il fallimento in Europa occidentale dell’integrazione dei musulmani arrivati in precedenti immigrazioni, per cui preferiscono essere giudicati insensibili adesso piuttosto che trovarsi dopo in mezzo a problemi di difficile soluzione.
Tanto più quando il Presidente UE Donald Tusk ha descritto questa nuova ondata di rifugiati soltanto come l’inizio di una marea.

I partiti anti-islam sono il secondo elemento. Il partito Anti-Immigrati svizzero è ormai il primo partito nel parlamento. In Francia i sondaggi rivelano che al primo turno delle elezioni presidenziali la leader del Fronte Nazionale Marine Le Pen sarà la più votata, mentre il presidente socialista François Hollande non arriverà al turno finale.
In Olanda i sondaggi danno come più votato il Partito Anti-Islam PVV di Geeret Wilders.
In Svezia il Partito Democratico Anti-Immigrati riceve nei sondaggi più voti della sua attuale rappresentanza parlamentare.

La decisione della Cancelliera Angela Merkel di accettare sempre più rifugiati è un sostegno indiretto alla promozione del fascismo. Un sondaggio di metà settembre dava al partito neo-fascista Jobbik il 26% contro il 20,5% ottenuto alle elezioni parlamentari del 2014. In questa situazione, le pretese occidentali per una nuova Europa rischiano di essere una nuova utopia come la Primavera Araba di qualche anno fa.
La terza categoria si situa nel mezzo. Il Primo Ministro inglese David Cameron è un esempio. La grave condizione dei rifugiati e i seri problemi futuri vengono considerati interconnessi da governo e popolazione, per cui cercano di trovare una posizione di compromesso.

Per gli ebrei europei, spesso il primo obiettivo dei terroristi musulmani, i problemi sono più seri. Anche se la presenza di assassini o di volontari dell’Isis fra gli immigranti presenta ulteriori problemi, la minaccia agli ebrei europei è la più evidente. In più, fra i musulmani in arrivo, sicuramente anti-semiti, non solo fra estremisti e razzisti che prendono alla lettera il Corano, clonsiderano come bestie gli ebrei. Questo contribuirà a far crescere il numero di musulmani anti-semiti. Preoccuperebbe di meno se la percentuale dei nuovi immigrati musulmani fosse più bassa di quella dei già residenti nel paese di accoglienza.
Ma nei paesi dove il rapporto fra nuovi immigrati musulmani e l’esistente popolazione musulmana è più alta, come in Svezia e Germania, vi saranno problemi aggiuntivi per le comunità ebraiche. Non consola il fatto che aumentano per i governi di questi paesi anche i problemi su larga scala dovuti all’immigrazione. I servizi di intelligence tedeschi hanno messo in guardia che i salafiti stanno reclutando milizie fra i nuovi rifugiati.

Un terzo aspetto è rappresentato dalle piccole comunità ebraiche nei diversi paesi :sono libere di esprimersi in modo indipendente sul tema rifugiati ? C’è un forte dibattito all’interno della Comunità Ebraica austriaca, dopo che la dirigenza della comunità ha deciso di sostenere finanziariamente la Ong cattolica Caritas, notoriamente anti-israeliana.

L’Unione Europea ebbe origine con il Mercato Comune, un lodevole obiettivo che ebbe successo. Ma alcune decisioni di base prese in quegli anni si rsono rivelate un fallimento. Una di queste è il rimanere dipendenti della forza militare Usa malgrado la relativa ricchezza europea.
La seconda fu accettare una immigrazione massiccia di immigranti musulmani, molti dei quali rifiutano l’integrazione oppure che non integrati per l’incapacità degli stati europei.
La terza fu la creazione dell’euro quale moneta unica, quando in Europa non esiste una economia comune e una comune fiscalità. Oggi gli accordi di Schengen dovrebbero essere rivisti. Kurt Biedenkopf, politico tedesco del partito cristiano democratico, ha detto che i romani erano intelligenti abbastanza per essere i dominatori di entrambe le sponde del mediterraneo. Ma la UE non lo capisce, commette un errore dopo l’altro, trovando però sempre il tempo di discriminare Israele marchiando i prodotti provenienti dai territori contesi e dal Golan. Misure che non sono mai state prese sul Nord di Cipro occupato dalla Turchia. Un doppio standard da esempio classico di anti-semitismo.

Peggio ancora sono quei politici europei che visitano l’Iran – che minaccia di genocidio Israele – per promuovere affari. Sarebbe opportuno che il Centro Simon Wiesenthal considerasse l’inclusione quest’anno dell’Unione Europea nell’elenco dei maggiori responsabili della diffamazione di Israele.


Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.


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