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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Israele/elezioni: verso le trasmissioni elettorali 02/03/2015
 Israele/elezioni: verso le trasmissioni elettorali
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)


La Knesset, il Parlamento israeliano

Il 3 marzo la campagna elettorale si avvia verso nuovi strumenti, con l’inizio delle trasmissioni sulle Tv nazionali. Nel frattempo, i riflettori sono appuntati sull’intervento di Netanyahu al Congresso americano sul dibattito in America su un possibile accordo nucleare con l’Iran. L’argomento centrale più importante è in ogni caso quel che l’accordo con l’Iran comporterà per l’Occidente. La centralità di un possibile accordo è stata esposta da Henry Kissinger davanti al Comitato delle Forze Armate al Senato americano. Ecco quanto ha detto: “I colloqui nucleari con l’Iran sono iniziati tra difficoltà internazionali, sostenuti da sei risoluzioni Onu, che negavano all’Iran la capacità di sviluppare l’opzione nucleare. Ci sono ora negoziazioni genericamente bilaterali sulla possibilità che questa capacità abbia un limite ipotetico di un anno. L’impressione è che si passi dall’impedire la proliferazione alla sua gestione”.

Quel che Kissinger ha detto, piuttosto diplomaticamente, è che l’Amministrazione Obama non voglia fornire ciò che era previsto. A questo va aggiunto che i due termini di Obama come presidente hanno segnato il declino dello status internazionale dell’America. L’esercito è uscito dall’Iraq, solo per ritornavi a bombardarlo insieme alla Siria, mentre sono in forte crescita le tensioni con la Russia. Per cui Obama ha un disperato bisogno di qualcosa che assomigli a un successo in politica estera, anche se in futuro potrebbe trasformarsi in un disastro più grande di quanto fosse stato previsto. In vista dell’enormità della questione sul tappeto, il resto conta davvero poco.


In alto: i leader di Unione Sionista Isaac Herzog e Tzipi Livni; in basso, il leader del Likud Benjamin Netanyahu

Come le tensioni tra i repubblicani e la Casa Bianca sull’imminente intervento e su come sia partito l’invito. Obama vede Netanyahu come l’ostacolo più grande al raggiungimento di un accordo con l’Iran, per questo l’Amministrazione Usa ha cercato di gettare false accuse su Netanyahu, rendendolo il capro espiatorio del deterioramento delle relazioni fra Usa e Israele. Susan Rice, Consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, ha dichiarato che l’azione di Netanyahu “ stava distruggendo la stabilità delle relazioni Usa-Israele”. Non è per niente sicuro che queste polemiche avranno influenza sulle elezioni israeliane, e questo per vari motivi.

L’opposizione di sinistra al Likud non è sicura che si sarebbe comportata diversamente da Netanyahu per quanto concerne l’Iran. Herzog ha detto che un Iran nucleare è molto pericoloso per Israele, ma si è rifiutato di definirlo una minaccia esistenziale. Inoltre, l’impopolarità di Obama è in crescita in Israele. Un sondaggio di Times of Israel ha rivelato che il 72% degli israeliani – erano il 64% a gennaio - non ha fiducia nella capacità di Obama di fermare l’acquisizione della bomba nucleare. Solo il 33% degli interrogati era favorevole a Obama, mentre i contrari erano il 59%.

Lo stesso sondaggio rivelava che l’argomento politico più importante per gli israeliani – il 48% - era la situazione economica, per il 19% le relazioni israelo-palestinesi, e l’educazione il 14%. La minaccia iraniana era una priorità solo per il 10%. Si tratta di vedere quanto questi sondaggi si trasformeranno in voti.

Il Controllore dello Stato Joseph Shapira, ha rilasciato un rapporto sulla crisi abitativa. Uno dei punti chiave è il forte aumento del prezzo della casa: mentre nel 2008 occorrevano 103 stipendi per acquistare una casa, nel 2013 ce ne vogliono 137. Per l’affitto, nello stesso periodo, lo stipendio mensile è salito da 29% a 38%. Chi ne sia responsabile sarà oggetto dei dibattiti televisivi imminenti. Per un sondaggio del Jerusalem Post, il 41% dice Netanyhau, il 20% Lapid, il 16% lo Stato (Land Authority) e il 6% l’ex Primo Ministro Ehud Olmert.

Dopo l’uscita del Rapporto del Controllore di Stato sulle spese della residenza del Primo Ministro, il Ministro della Giustizia Yehuda Weinstein ha ordinato una indagine investigativa, specificando però che l’argomento non era così immediato, tanto che le conclusioni dell’inchiesta sarebbero uscite dopo le elezioni. Ha poi aggiunto che il Primo Ministro Netanyahu è attualmente esente da qualsiasi indagine investigativa.

I leader di 8 partiti hanno partecipato a un dibattito sul Canale 10. Mancavano Likud, Unione Sionista e United Torah Judaism. Durante la discussione Lieberman ha attaccato Ayman Oudeh, leader della Lista Araba Unita, dicendo che aveva minacciato gli arabi israeliani che volevano fare il servizio civile, dicendogli “ ti dichiari palestinese e non israeliano”, aggiungendo che “sarebbe dovuto andare in un parlamento palestinese”.

Altri dibattiti o dichiarazioni politiche non hanno ottenuto molta attenzione. A una conferenza organizzata della Rete Israeliana delle Donne e altri gruppi femminili, i partiti hanno presentato i loro programmi. Moshe Kahalon di Kulanu ha detto che la priorità del suo partito era il rafforzamento delle esistenti leggi sull’eguaglianza. Tzipi Livni di Unione Sionista si è dichiarata femminista. Yuval Steinitz, Likud, Ministro dell’Intelligence, ha detto che una donna può essere Ministro della Difesa se è esperta.

La parlamentare Ayelet Shaked di Bayit Yehudì ha detto che le leggi che permettono soltanto i matrimoni religiosi e non quelli civili non sono discriminatorie. Il Segretario di Bayit Yehudì, il Ministro Naftali Bennett ha detto che si dimetterebbe da qualsiasi governo che cedesse territori ai palestinesi. L’ha scritto anche prima sul suo profilo Facebook, l’avrebbe fatto per impedire che nessuna comunità in Giudea e Samaria venisse smantellata.

Herzog e Livni, leader di Unione Sionista, hanno visitato l’area di Wadi Ara nel nord di Israele. Molti arabi israeliani hanno dimostrato contro di loro al grido di “avete le mani lorde di sangue!”, sventolando bandiere palestinesi. La polizia ha arrestato sei dimostranti.

Sulla base dei sondaggi della scorsa settimana, c’è stata una lieve diminuzione di consensi al Likud, ma senza aumenti per Unione Sionista. La maggior parte dei sondaggi non rivela significativi spostamenti tra i vari blocchi. Il 43% dei votanti Centro Sionista e il 36% del Likud dichiarano per potrebbero cambiare voto, mentre il 21% è indeciso.

Quanto abbiamo scritto non è altro che una introduzione alle prossime trasmissioni elettorali. I partiti devono adesso focalizzarsi sui temi più rilevanti. I partiti più grandi avranno in assegnazione un tempo maggiore di quelli più piccoli. La continua riproposizione dei loro messaggi porterà a conoscenza degli elettori ciò che considerano essenziale.


Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.


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