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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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La sofferenza della popolazione di Gaza 06/04/2019

La sofferenza della popolazione di Gaza
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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I confini della Striscia di Gaza sono sotto assedio imposto da Israele fin da quando Hamas - un'organizzazione terroristica da ogni punto di vista - aveva occupato Gaza e l’aveva trasformata in uno Stato terroristico, ostile sia a Israele sia al suo vicino meridionale, l'Egitto, e anche per i quasi due milioni di abitanti della Striscia stessa. Molto è stato scritto sul terrorismo che Hamas rivolge contro Israele mediante razzi, palloni esplosivi e aquiloni incendiari e di come questi abbiano reso insopportabile la vita delle comunità israeliane nelle immediate vicinanze di Gaza, la cosiddetta “Gaza Envelope”. E’ importante notare che, nonostante tutto il terrorismo di Hamas contro Israele, lo Stato ebraico continua a rifornire la popolazione di Gaza di cibo, acqua potabile, carburante, elettricità, medicinali e altro ancora. SI è scritto molto anche sulle operazioni terroristiche compiute in Egitto da Hamas e da altre organizzazioni sotto la sua egida, sulle centinaia di tunnel attraverso cui queste hanno esportato il terrorismo in Egitto e dato aiuti nell’organizzare operazioni terroristiche nel Sinai e nell’interno dell’ Egitto stesso. Basti citare i Fratelli Musulmani, Al Qaeda, Ansar Bayt al-Maqdis e quel che resta dell'ISIS, terroristi in fuga che hanno trovato rifugio tra le tribù nel Sinai. Per anni l'Egitto ha accusato Hamas di soffiare sul fuoco del terrorismo nel Sinai e in Egitto e questa è la ragione principale per cui il valico di Rafah - l'unica via legale per passare da Gaza in Egitto - è chiuso per la maggior parte dell'anno.

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L'Egitto, infatti, ha imposto un assedio a Gaza molto più severo di quanto sia quello israeliano, dal momento che l'Egitto non fornisce nulla agli abitanti di Gaza, ma poco nulla è stato scritto al riguardo. Analogamente, molto poco è stato scritto sul terrorismo che Hamas infligge ai Gazawi. Era iniziato nel giugno del 2007 quando il movimento di Hamas aveva preso il controllo della Striscia e attaccato le forze di sicurezza dell'Autorità Palestinese con estrema brutalità: decine di poliziotti sono morti quando una galleria scavata da Hamas sotto una delle installazioni di sicurezza dell'Autorità Palestinese fu fatta esplodere, altri furono uccisi davanti alle loro famiglie, e alcuni furono gettati giù dai tetti degli edifici residenziali in cui si erano rifugiati per paura di Hamas, trovando la morte sull’asfalto. I militanti di Hamas hanno eliminato almeno venti membri di Ansar Bayt al- Maqdis a Rafah, uccidendoli per strada a sangue freddo. Nel corso degli anni, un gran numero di oppositori al movimento di Hamas sono morti nelle camere di tortura dell'organizzazione. Un'altra pratica orribile sviluppata da Hamas è stata quella di piombare di notte nelle case dei suoi avversari e violentare le loro mogli e figlie. Questi metodi hanno sigillato la bocca di molti di coloro che erano contrari ad Hamas, i quali non vogliono pagare il duro prezzo dell'opposizione all’ organizzazione terroristica che si è impadronita delle vite dei gazawi. Recentemente, tuttavia, sempre più numerosi sono i reclami che i gazawi rivolgono ad Hamas per la disastrosa situazione economica in cui versa la Striscia, che colpisce la maggior parte dei suoi abitanti. L'unico gruppo le cui vite continuano come sempre, è quello della leadership di Hamas, che è diventata benestante riscuotendo tasse esorbitanti sul cibo e sulle merci importate nella Striscia. Ad esempio, una cassetta di pomodori costa al consumatore 200 shekel ( 40 € ) e una di cetrioli 150 shekel ( 30 € ), molte volte più del prezzo praticato dal fornitore israeliano. Naturalmente, Hamas incolpa Israele e l'Autorità Palestinese di aver creato questa situazione di miseria, ma gli abitanti di Gaza non sono stupidi: hanno iniziato a puntare un dito accusatore contro coloro che si sono nominati responsabili del futuro di Gaza, ma che per prima cosa si prendono cura di se stessi.

L'insoddisfazione nei confronti di Hamas è cresciuta negli ultimi mesi durante i quali il Qatar ha trasferito alla Striscia - con il permesso israeliano - 15 milioni di dollari ogni mese. All'inizio i soldi arrivavano in valigie piene di denaro, in seguito tramite bonifici bancari. Questi fondi non sono stati utilizzati per ricostruire le rovine degli ultimi attacchi aerei israeliani dell'IDF in risposta al bombardamento incessante sulle comunità civili israeliane, per costruire scuole, strutture sanitarie, dare assistenza sociale o occupazione, né sono stati usati per sovvenzionare generi alimentari. Sono andati a pagare gli stipendi dei dipendenti di Hamas, come se non ci fosse nessun altro bisognoso nella Striscia. Il 21 marzo - nel mezzo dei preparativi per la "Marcia del milione" prevista per il 30 marzo, Giornata della Terra, - a Gaza scoppiarono proteste con il mantra "Vogliamo vivere". Qualcuno ha persino creato un logo per queste proteste anti-Hamas, che erano mirate alla corruzione della leadership e alla terribile situazione economica provocata dalle sue politiche. Altri cartelli visti nelle proteste erano "La rivoluzione degli affamati", "Religione, patria e legittimità ti hanno abbandonato". Quest'ultimo slogan è il più dannoso, perché Hamas basa la sua legittimità sul suo legame con l'Islam, l'amore per la patria e la legittimità che ha ottenuto nelle elezioni del 2006, quando ha vinto la maggior parte dei seggi nel Consiglio legislativo palestinese. La dirigenza di Hamas si è resa conto immediatamente della portata della minaccia che veniva dalla strada e del suo potenziale significato, perché i suoi membri sono pienamente consapevoli di ciò che pensa l'uomo della strada. Prima che le dimostrazioni potessero guadagnare più partecipanti, allargare il loro raggio d'azione e iniziare a fare valanga, le forze di sicurezza di Hamas hanno attaccato i manifestanti con bastoni e rapito alcuni degli organizzatori portandoli verso destinazioni sconosciute, hanno disperso i manifestanti con grave crudeltà e ne hanno feriti molti con colpi pesanti. La gente ha risposto pubblicando video che mostrano le forze di sicurezza di Hamas con le loro uniformi mimetiche che picchiano senza pietà manifestanti pacifici, pubblicizzando fotografie delle ferite inflitte ai manifestanti e mettendo post sui social media, cosa mai successa prima.

Imad Abu Neima ha scritto: "Vi scrivo dall'Ospedale Shifa, in mezzo a un numero sempre crescente di feriti e ai loro lamenti laceranti, e dico: la condizione dei feriti è pessima ed è un fardello mortale per voi, o leader, e vi deve importare molto di loro. Non perdeteli, perché ciò significherebbe perdere la vostra famiglia. Prendetevi cura di loro come fareste se fossero i vostri figli a essere feriti”. Con queste parole, l’autore allude alla situazione intollerabile che tutti gli abitanti di Gaza conoscono: gli uomini di Hamas privilegiano le proprie famiglie, e quando tutta Gaza sta soffrendo, questo irrita ancora più del solito. La discriminazione diventerà ancora più forte il 6 aprile, quando comincia il Ramadan, durante il quale è consuetudine consumare più cibo durante la notte a causa del digiuno quotidiano. Un altro ha pubblicato: "Andate dagli ebrei e imparate da loro ( come un leader politico agisce nei confronti dei suoi cittadini). Immaginate! Un tale che abita nella mia città mi ha picchiato di fronte ai miei genitori !! Hamas opprime, spezza braccia e gambe a donne, bambini e anziani”. Hamas ha capito il problema, ma punta un dito accusatore verso Israele. Salah Albardwil, membro dell'ufficio politico di Hamas, sostiene che tutte le proteste e le attività che usano il mantra "Vogliamo vivere", sono organizzate dal Servizio di Intelligence della Autorità Palestinese che hanno incitato le masse contro Hamas mentre, allo stesso tempo, i suoi uomini hanno eliminato un povero ragazzo di Gaza che si era infiltrato nell'AP per portare un po’ di soldi a sua madre e ai suoi fratelli. Il leader di Hamas Yihye Sinwar ha superato se stesso quando, il 30 marzo , ha dichiarato: “ "Giornata della terra" ... La nostra nazione sottolinea la sua lealtà ai nostri principi fondamentali, non rinuncerà mai al diritto al ritorno nonostante coloro che agiscono (= OLP), nonostante la normalizzazione dei normalizzatori (= sauditi, la Repubblica Araba Unita, funzionari egiziani e giordani) e alla faccia dei collaboratori (= Anp)”. Poi ha aggiunto: "La nostra gente esce oggi per dire 'Vogliamo vivere con onore' (= di fronte all'umiliazione israeliana) ..”. Dicendo questo, Sinwar riesce ad aggirare il movimento di protesta, prendendo la frase usata dal manifestanti contro Hamas e girarla contro Israele. In un'altra occasione, Sinwar ha fatto lo stesso, proclamando: "Il nostro popolo dice con forza che intende continuare sulla via attuale e spezzerà l'assedio con il potere del forte o l'impotenza dei deboli, perché la nostra nazione esce [verso la barriera di confine] oggi per dire ‘Noi vogliamo vivere con onore’ ". L'Anp non ha ignorato le proteste di Gaza e il presidente Mahmoud Abbas ha detto alle telecamere: "... Una maledizione sui padri [di Hamas] ... Cani ... abbiamo un popolo esemplare a Gaza ... che Allah li aiuti ... il loro sacrificio non sarà dimenticato ... loro (Hamas) devono finire nella spazzatura della storia ". I portavoce di Hamas non hanno preso questi insulti senza reagire. Hanno accusato Mahmoud Abbas di diffondere la cultura del "noi vogliamo vivere" che pratica nelle aree sotto il suo controllo, il che significa che preferisce che cerchino un guadagno per vivere, un sostegno per le loro famiglie e rinuncino all'opposizione a Israele. Hamas crede che Abbas abbia trasformato la nazione palestinese in un popolo passivo, senza spina dorsale, il cui unico desiderio è vivere nel presente, abbandonando il sogno di distruggere Israele, la lotta per liberare la Palestina e la speranza del "ritorno". Questa cultura del "vogliamo vivere" è l'esatto opposto di quella Hamas, che basa tutte le sue attività sulla volontà arabo palestinese - sia individuale che di gruppo - di essere sacrificati sull'altare della patria per eliminare l'entità sionista e tornare ai villaggi dai quali sostengono che i loro nonni hanno lasciato nella guerra del 1948. Il sacrificio che ci si aspetta dai residenti di Gaza include i figli degli agenti di Hamas? Gli abitanti di Gaza conoscono la risposta a questo, ed è per questo che escono per le strade cantando: "Vogliamo vivere" È questo l’inizio di una "primavera araba" nello stato di Hamas a Gaza? Chi vivrà vedrà.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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