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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Un brusco risveglio per il sogno palestinese 05/11/2018

Un brusco risveglio per il sogno palestinese
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Abu Mazen con Arafat

Quando si costruisce sulle sabbie mobili, è naturale che non duri a lungo ed è anche naturale che sia necessario un supporto costante per impedirne il crollo. La convinzione che sarà in grado di mantenersi in piedi da solo induce gli altri a prestare il loro sostegno, ma solo dei pazzi integrali possono continuare a mantenere artificialmente in vita qualcosa che non ha alcuna possibilità di sopravvivere, dal momento che tutto quello che hanno investito è destinato ad essere perso in modo irrimediabile.

Oggi l'Autorità palestinese corrisponde esattamente a quella descrizione: in questo articolo esporrò le ragioni per cui non ha alcuna speranza di poter diventare un'entità vitale e indipendente. La prima, essenziale ragione, risale al motivo della fondazione stessa dell’Autorità Palestinese. Nel 1993, il governo israeliano era alla ricerca di qualcuno che accettasse la responsabilità di eliminare la rete terroristica creata dal movimento di Hamas e dalla Jihad islamica in Giudea, Samaria e nella striscia di Gaza, in cambio sarebbe stato autorizzato a governare e ad amministrare le vite degli arabi che vivono in quelle aree. Questo era l 'accordo’ escogitato dagli israeliani e chi accettò la sfida fu l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) guidata dall'arci-terrorista Yasser Arafat. Il governo israeliano credeva effettivamente che Arafat intendesse davvero eliminare il terrorismo e istituire un sistema amministrativo autonomo per la gestione di quei territori. Naturalmente, questo accordo era destinato a fallire sin dall'inizio, sia per abitanti di Giudea, Samaria e Gaza, ma anche per il governo di Israele. I residenti arabi vedevano, e tuttora vedono, l'Autorità palestinese (AP), il braccio governativo dell'OLP, come un’estensione della politica israeliana, un'organizzazione che collabora con lo Stato ebraico attraverso il sistema di sicurezza coordinato, che esiste tutt’oggi. Il "coordinamento della sicurezza", per la mente arabo palestinese, significa eufemisticamente cooperazione, nel senso che le forze di sicurezza dell'AP tentano di combattere i terroristi che appartengono a organizzazioni diverse dalla loro e li consegnano a Israele. Molti dei residenti arabi di Giudea, Samaria e Gaza lo considerano però un tradimento. Per coprire quella sensazione di tradimento e mettere a tacere i critici, l'AP gestisce migliaia di posti di lavoro sia reali che fittizi ( come chi ottiene in impiego senza lavorare ma che riceve comunque un salario). Pur di essere su un libro paga e poter vivere, le persone sono disposte a tener la bocca chiusa e a non dire mai apertamente quel che pensano veramente dell'Anp e delle ragioni della sua esistenza. Ma questi funzionari sanno molto bene che cosa la gente pensa di loro, e per creare una propria legittimità e autorità, hanno inventato un orgoglio nazionale volto a fondare uno Stato che Israele non avrebbe mai accettato: il "diritto" al ritorno in Israele per milioni di "rifugiati" e la rinuncia a Gerusalemme Est. Queste richieste impossibili furono sollevate ben sapendo che Israele non sarebbe mai stato d'accordo, e che non essendoci mai uno Stato arabo palestinese, Israele potesse continuare a rimanere l'eterno nemico. Quindi chiunque pensi che uno Stato arabo palestinese potrebbe vivere in pace accanto a Israele, non comprende il principio fondamentale del sogno palestinese: soffiare sulle fiamme dell'odio per Israele, favorendo il terrorismo dei propri cittadini per poterlo accusare di tutti i mali della società araba.

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Abu Mazen

Questo è il motivo per cui - secondo i media dell'Autorità Palestinese - Israele è il risultato di una eredità coloniale europea, nata dal desiderio di liberare l’Europa dagli ebrei, che sono nient’ altro che popolazioni cosmopolite senza patria, l’ebraismo è una religione morta, gli ebrei non hanno storia nelle terre appartenenti alla "Palestina" araba. Inoltre, gli arabi palestinesi sono vittime di una cospirazione europea e il loro legittimo scopo è quello di liberare tutta la "Palestina" dal "fiume al mare". Quindi la "pace" con Israele non può mai essere più di un temporaneo cessate il fuoco, con l’obiettivo finale della distruzione dello Stato ebraico. Negli ultimi 25 anni, sempre più israeliani hanno cominciato a rendersi conto del fallimento degli “Accordi di Oslo" firmati dal governo, ed è per questo che la sinistra israeliana, che aveva promosso questo errore fatale, ha gradualmente perso gran parte del sostegno pubblico che aveva avuto in un clima di euforia, subito dopo la loro firma. Anche la "primavera araba" - che ricorda di più una palude invernale piena di fuoco, sangue e lacrime - ha aiutato gli israeliani a risvegliarsi dal sogno di "un nuovo Medio Oriente" descritto in termini utopistici da Shimon Peres l’architetto degli Accordi di Oslo. Oggi, è chiaro che tutto ciò che Yasser Arafat e Mahmoud Abbas volevano e che Abbas desidera tuttora, è la nascita di uno Stato arabo palestinese sulle rovine di quello ebraico. È difficile trovare entusiasmo tra gli israeliani per continuare a pompare ossigeno nell'entità artificiale conosciuta come 'Autorità Palestinese’, la cui unica fonte di vita è il denaro che riceve da altri paesi e che riversa nei salari per i suoi dipendenti e per i terroristi assassini che scontano condanne nelle prigioni israeliane. La seconda ragione del fallimento dell'Autorità palestinese è il mancato successo nella creazione di un'entità politica con norme amministrative accettabili, che avrebbe dovuto essere riconosciuta come “stato di diritto”. L'Autorità Palestinese ha creato diversi sistemi e corpi destinati esclusivamente a far colpo a livello internazionale, mentre la loro effettiva esistenza non possiede assolutamente alcuna sostanza. Ad esempio: l'AP nel 2006 ha eletto una legislatura e un Presidente, entrambi per un periodo di quattro anni. Se l'Autorità palestinese avesse rispettato le proprie leggi, ci sarebbero state nuove elezioni nel 2010, 2014 e 2018, ogni quattro anni, durante i quali avremmo osservato i partiti politici agire per costruire una base di attività politica e forse anche un cambio di leadership. Niente di tutto ciò è mai accaduto. Ci sono state delle elezioni, Hamas ha vinto la maggior parte dei seggi nelle amministrative, ma tutta l'autorità rimase nelle mani dell’ OLPO, in modo che Hamas non riuscisse ad avere alcuna possibilità di controllo sull'Autorità palestinese.

Nel settembre di quest'anno, i membri di Hamas eletti nella legislatura dell'Anp hanno inviato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite in cui chiedevano che non permettesse a Mahmoud Abbas di parlare davanti all'Assemblea Generale perché non era più il Presidente dell'AP, dal momento che il suo mandato era scaduto anni fa, nel 2010, e non è mai stato rieletto. Abbas, informato di questa richiesta, si è infuriato e ha accusato il movimento di Hamas di strappargli il tappeto da sotto i piedi e ha poi imputato la scarsa presenza al suo discorso nell'Assemblea Generale a quella richiesta. Per dare ad Hamas una lezione, ha sciolto il Consiglio Legislativo dell'Autorità palestinese. Il mandato del Presidente eletto si è concluso quasi nove anni fa, ma il leader dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas, con un decreto amministrativo, prolunga di anno in anno il proprio mandato presidenziale. Questo è il sistema stabilito dallo "stato nascente" e spiega Israele, Europa e Stati Uniti sono favorevoli e faranno qualsiasi cosa - incluso calpestare le regole del gioco - per impedire ad Hamas di arrivare al potere. C’è qualche possibilità che l’opinione pubblica araba consideri questo modo di governare come legittimo? Nessuna, quindi l'AP, con le sue ridicole regole e leggi, è vista come un'entità illegittima dalla stragrande maggioranza del pubblico arabo residente in Giudea e Samaria, che odia comunque Mahmoud Abbas, perché la sua città natale era Safed, una città non situata in Giudea o Samaria, e poi perché i suoi due figli, Yasser e Tarik, rubano somme enormi dai fondi dell’Anp. Il movimento di Hamas si era reso conto nel 2007 della strada presa dall’AP, da qui la presa violenta del potere nella Striscia di Gaza e il rifiuto di collaborare con Israele. Continua la Jihad perché senza la Jihad anti-israelian non ha ragion d'essere. Il fatto che Hamas gestisca la Striscia di Gaza impedisce all'OLP di realizzare il suo sogno, perché Israele giustamente teme che la completa indipendenza per l'AP in Giudea e Samaria significhi un'acquisizione di Hamas sulla falsariga di quanto accaduto a Gaza.

Questo è ciò che sta dietro agli sforzi di Mahmoud Abbas per sconfiggere Hamas: si astiene dal concedere loro i finanziamenti per Gaza concessi dai vari donatori da tutto il mondo, si rifiuta di pagare le bollette del carburante e dell'elettricità e trattiene gli stipendi dei membri dell'OLP in Gaza invece di consegnarli ad Hamas. Non è questo il tradimento rivendicato da oltre un milione e mezzo di persone che soffrono a Gaza sotto il governo di Hamas? L'OLP è sull'orlo della bancarotta ideologica. Da un lato, non può controllare Hamas e costringere il movimento islamista ad accettare la sua politica, dall'altro, Israele non è esattamente entusiasta di aiutarlo a creare uno Stato che possa minacciare quello ebraico. Di conseguenza, nel gennaio del 2018, il Comitato Centrale dell'Autorità palestinese ha emesso una raccomandazione per revocare il riconoscimento di Israele e porre fine alla cooperazione di sicurezza con Israele. Questa settimana il Comitato Centrale ha ribadito la sua richiesta di porre fine a ogni cooperazione con Israele su questioni di sicurezza e di cancellare gli accordi economici sottoscritti dall'OLP e da Israele - quegli stessi accordi che consentono però all'AP di funzionare. Queste raccomandazioni sono state progettate per porre fine all'accusa lanciata ripetutamente da Hamas all'OLP, quella di cooperare con il ‘ nemico sionista ‘, tranne che senza la sicurezza e la cooperazione economica con Israele, l'AP è destinata a crollare in pochi giorni. Questa situazione senza via d'uscita sta per portare l'OLP e l'AP a un collasso economico e ideologico, mostrando al mondo il fallimento totale del sogno palestinese. Qual è l'alternativa? Il piano degli Emirati, come abbiamo più volte esposto in queste pagine.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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