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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Il governo americano si confronta con il castello di carte dell'Autorità Nazionale Palestinese 22/09/2018

Il governo americano si confronta con il castello di carte dell'Autorità Nazionale Palestinese 
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Lo scenario è cambiato

Ci sono momenti in cui uno Stato, in particolare una potenza mondiale, si rende conto di essere stato preso in giro per un lungo periodo di tempo e, infuriato, si comporta come chiunque sia arcistufo di ricatti e imbrogli. Questo è esattamente ciò che sta accadendo ultimamente nel rapporto tra il governo degli Stati Uniti e l'OLP, l'organizzazione responsabile dell'Autorità palestinese. Il Presidente Trump, che ragiona come un uomo d'affari, continua a chiedersi: se mantengo la situazione attuale, ho più danni o benefici? La risposta alla sua domanda è ciò che ha dato origine alle sue recenti decisioni. In altre parole, se c’è qualcosa che vale la pena, lui è disposto a finanziarla ed a sostenerla, ma se non giova, l’unica cosa da fare è abbandonarla prima possibile e smetterla di buttare soldi dalla finestra. 

È così che Trump vede molte questioni internazionali: l'accordo nucleare con l'Iran, firmato durante il mandato del suo predecessore; le intese con la Corea del Nord, che i precedenti governi avevano mantenuto, sostenendo così una dinastia di dittatori che governano quel lontano Paese; ma anche gli accordi commerciali con la Cina e con altri paesi. Si sente totalmente libero di "ricalcolare il percorso" in base a costi e benefici. Questo è il contributo dell’ uomo d'affari Trump alla politica estera americana ed è esattamente quello che sta accadendo con la questione arabo-palestinese.

Quando arrivò a Gerusalemme, Trump si rese conto che erano trascorsi più di venti anni da quando il Congresso aveva approvato una legge che obbligava l'ambasciata statunitense a trasferirsi a Gerusalemme, e che ogni Presidente eletto da allora - Clinton, Bush e Obama - aveva continuato a rinviare il trasferimento: così non si era fatto alcun progresso su Gerusalemme. In effetti, la capitale è diventata l’ostacolo che blocca qualsiasi accordo tra Israele e l'Autorità Palestinese. Aveva anche capito che la richiesta proposta dai palestinesi di proclamare Gerusalemme capitale del loro Stato non ha alcun senso storico, perché non c'è mai stato un re, un califfo, un sultano o un emiro, arabo o musulmano, che abbia fatto di Gerusalemme la propria capitale. Al contrario, ci sono fonti ebraiche, greche e romane che documentano che Gerusalemme è la capitale del popolo ebraico. Trump è giunto alla conclusione che era inutile ritardare il trasferimento dell'ambasciata a Gerusalemme, e quindi l’ha fatto senza esigere (almeno finora) alcun prezzo da Israele. 

Trump si è poi reso conto che il denaro che gli Stati Uniti continuano a versare in favore dei rifugiati sin dalla fine degli anni '40, viene intenzionalmente usato per perpetuare il problema dei profughi palestinesi. Ogni altro Paese, con un problema di rifugiati negli anni '40, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’aveva risolto restituendo loro le vecchie case, fornendo nuove abitazioni o favorendo la scelta di emigrare. Gli unici rifugiati ancora esistenti di quel periodo sono quelli arabi della Guerra di Indipendenza israeliana del 1948, e sono anche gli unici che hanno trasmesso lo status di rifugiati a tre generazioni di discendenti, e non si vede la fine della questione . Allora, perché il contribuente americano dovrebbe continuare a finanziare un problema che non sarà mai risolto, soprattutto se questo finanziamento è proprio quel che consente di durare all'infinito? 
Trump si è dato una risposta: se smettiamo di finanziare i rifugiati, capiranno che ognuno di loro dovrà risolvere i propri problemi, solo così si metterà la parola fine alla questione. Inoltre, i Paesi arabi che invasero Israele un giorno dopo la dichiarazione della sua indipendenza, sono quelli che hanno causato la guerra del 1948 e il conseguente problema dei rifugiati, quindi perché gli Stati Uniti dovrebbero pagare per un problema arabo causato dai medesimi paesi arabi? 

È possibile che Trump abbia ricevuto diverse segnalazioni che descrivono come l'UNRWA amministra i soldi che riceve, ad esempio, pagando gli stipendi dei lavoratori a Gaza che, a loro volta, devono darne una parte a Hamas: ciò significa che i contribuenti americani stanno finanziando un organismo considerato dal loro governo una organizzazione terrorista. Invece di essere investito nello sviluppo e nel miglioramento della vita degli abitanti di Gaza, il denaro americano viene usato per scavare tunnel e produrre razzi destinati ad attaccare Israele, paese alleato degli Stati Uniti. Può esserci qualcosa di più assurdo? In realtà l’assurdo è che i precedenti governi degli Stati Uniti avevano permesso di continuare ad erogare il flusso di denaro, ignorando intenzionalmente le informazioni che avevano ricevuto su quel che veniva fatto con il denaro dei contribuenti americani. 

Nel caso nessuno lo ricordi, Hamas è un'organizzazione terrorista che ha partecipato alle elezioni del gennaio 2006 per il consiglio legislativo palestinese, ottenendo la maggioranza dei seggi. Da quella data non ci sono più state elezioni, per cui Hamas ha tuttora - democraticamente – il diritto di approvare le leggi nell'Autorità palestinese, nonostante sia una organizzazione terrorista. C'è qualche ragione per cui gli Stati Uniti debbano finanziare una autorità le cui leggi sono approvate dai terroristi? E perché l'Europa continua a farlo? Quando si discute di elezioni palestinesi, è utile ricordare un'importante frase scritta da Shimon Peres nel suo libro "Il Nuovo Medio Oriente" (1996), p. 154: "L'unica strada aperta alle organizzazioni palestinesi se vogliono sconfiggere Hamas, è attraverso le elezioni: una minoranza armata ed estremista deve essere approvata dall'autorità di una maggioranza eletta". Peres, che ha ricoperto cariche chiave nello Stato di Israele - Ministro degli Esteri, Ministro della Difesa, Primo Ministro e Presidente - non ha nemmeno preso in considerazione la possibilità che Hamas usasse le elezioni per assumere il controllo dell'Autorità Palestinese di cui era uno dei principali fautori e per questo ricevette il premio Nobel per la pace. Che dire della nostra saggezza, se qualcuno così cieco nei confronti della realtà e di ciò che il futuro potrebbe riservare ha servito in posizioni così importanti nello Stato di Israele? 

Trump non approva il trasferimento di fondi statunitensi per finanziare le attività dell'Autorità Palestinese anche a causa della corruzione dilagante in ogni settore governativo e perché i due figli di Mahmoud Abbas, Yasser e Tarek, sono diventati "partner" in ogni affare commerciale della Anp. Il finanziamento dell'Autorità Palestinese per le operazioni relative alla sicurezza è ancora peggio: fa il minimo richiesto da Israele, lasciando l'IDF a occuparsi di Hamas, della Jihad islamica e degli altri terroristi. Se l'IDF è la vera forza di difesa dell'Autorità Palestinese, perché l'America dovrebbe finanziare le strutture di sicurezza di quest’ultima? È interessante notare che Trump ha anche smesso di sostenere le cosiddette “organizzazioni per la pace” palestinesi che gestiscono attività rivolte ai giovani arabi palestinesi e israeliani, al fine di creare un "clima di pace" tra le due parti. Sembra che Trump abbia compreso che queste organizzazioni sono una vera industria, la cui ragione d'essere è quella di raccogliere donazioni da europei e americani in buona fede e che hanno poca informazione sulla situazione mediorientale. Questi donatori sono disposti a finanziare con milioni di euro e dollari qualcosa che non si realizzerà mai, mentre i media ufficiali dell'Autorità Palestinese incitano alla delegittimazione e alla disumanizzazione nei confronti di Israele in particolare e di tutti gli ebrei in generale. 

Ma c’è di più. L'Anp crea un'atmosfera di odio mentre le organizzazioni palestinesi fanno credere di volere invece una atmosfera di pace - con soldi americani ed europei, naturalmente. Circa un anno fa, una fonte affidabile mi ha detto che ci sono centinaia di questi gruppi di "pacifisti" palestinesi, anche perchè chiunque voglia un facile finanziamento crea un'organizzazione, stampa materiale promozionale usando testi presi da Internet e poi si rivolge agli europei e agli americani che lo finanzieranno. Se è una donna a gestire l'organizzazione, le sue possibilità sono ancora migliori, anche perchè sembra che le organizzazioni ebraiche americane siano le prime a finanziare queste organizzazioni. 

Trump ha anche smesso di finanziare ospedali che servono la popolazione araba a Gerusalemme Est. Può aver pensato che se Gerusalemme è una città unita e capitale di Israele, la responsabilità di gestire questi ospedali è di Israele. Forse Trump sta dicendo agli israeliani: volevate una Gerusalemme unita? Bene, ora l'avete, quindi pagate per gli ospedali che sono sotto la vostra giurisdizione. Si tratta di un atteggiamento positivo e corretto, puramente aziendale, basato sul concetto di responsabilità: chi è responsabile deve pagare il conto. 
In sostanza, con le mosse che ha preso contro l'OLP e l'Anp, Trump sta dimostrando di aver fatto la sua parte, e ora vuole sapere cosa farà Israele con l'OLP e l'Anp. Continuerà a fargli la respirazione artificiale? Continuerà a mantenere accordi allucinanti con terroristi, come facevano Peres e Beilin? O si unirà a Trump e inizierà a pensare razionalmente? 

La questione palestinese ha un rapporto diretto con il problema iraniano, perché Trump si sta sicuramente chiedendo: se Israele, giustamente, sta costantemente avvertendo del pericolo che incombe dall'Iran, come può permettere a un'organizzazione terroristica di controllare le montagne che sovrastano Israele da Dimona e Beer Sheva nel Sud, tutta la pianura costiera, fino a Afula e Beit Shean nel Nord? Ogni scolaro sa che gli arabi palestinesi lanceranno razzi contro le comunità israeliane non appena saranno in grado di farlo. Non c'è una contraddizione tra la veemenza di Israele contro l'Iran e il suo atteggiamento nei confronti dei palestinesi? E se Israele crea situazioni pericolose per se stesso, perché l'America dovrebbe agire contro l'Iran e gli accordi firmati con quel Paese? Sembra che Washington abbia scoperto le carte e che il governo degli Stati Uniti abbia iniziato a comportarsi in modo razionale nei confronti del delirante Stato palestinese, prosciugandolo economicamente e mettendo fine a decenni passati a mantenerlo in vita artificialmente. Lo Stato palestinese può ora trovare il suo giusto posto nei libri di storia come un'altra manifestazione di follia. 

L'unico problema è che tutto ciò è reversibile e un diverso governo degli Stati Uniti può facilmente tornare indietro nel tempo e iniziare a fare pressioni su Israele per lasciare Giudea e Samaria in favore di uno Stato arabo palestinese judenrein. Israele, quindi, deve approfittare dell'era di Trump per dar vita a una nuova realtà, possibilmente impossibile da cambiare o respingere: Israele deve cancellare gli accordi di Oslo e tutte le intese che ne sono derivate, abbattere il castello di carte palestinese, inviare i criminali arrivati dalla Tunisia al luogo da cui sono venuti, cominciando da Mahmoud Abbas e dai suoi figli e creare emirati indipendenti in ogni città araba in Giudea e Samaria, gestiti da clan del posto e dai loro naturali leader locali. Israele deve rimanere negli insediamenti per sempre e offrire la cittadinanza israeliana a coloro che vivono in quelle zone che costituiscono circa il 10% degli arabi in Giudea e Samaria. Questa è l'unica soluzione basata sulla realtà sociologica locale. Solo questa soluzione può portare stabilità, crescita e pace ai residenti arabi di Giudea e Samaria, e sicurezza in Israele. Questa è la soluzione alla quale può portare la politica di Trump.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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