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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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C'è una guerra in corso là fuori 08/09/2018

C'è una guerra in corso là fuori 
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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In Medio Oriente sta imperversando la guerra, anche se si tende a non chiamare i conflitti con quel nome per la paura che la parola stessa evoca. C’è la guerra che l'Iran sta conducendo contro coloro che - guidati da Israele - ostacolano i suoi piani per conquistare l'intero Medio Oriente. Un'altra è la guerra del regime di Assad per riprendere il controllo su tutto il Paese, la terza è quella dell'OLP per la sua stessa sopravvivenza. 
Si è scritto molto sulla prima di queste guerre, gli ultimi rapporti segnalano che dall'inizio del 2017 Israele ha lanciato oltre 200 attacchi in Siria, principalmente su obiettivi legati all'Iran. 
Due punti sono particolarmente significativi: 
1. Israele sta combattendo da anni con le proprie forze aeree la coalizione Iran-Siria-Hezbollah, con scarse reazioni dell'altra parte. Tra le varie spiegazioni la guerra interna in Siria, la superiorità tecnologica di Israele, i timori della coalizione di giungere ad una guerra contro Israele in condizioni di netto svantaggio, così come avviene per la traballante situazione economica e di governo all’interno dell'Iran. 
2. Ritengo che non sia lontano il giorno in cui la coalizione deciderà di sorprendere Israele e vendicarsi per i suoi attacchi. Israele deve essere pronto per una reazione iraniana-siriana-Hezbollah, nel momento e nel luogo in cui la coalizione ritiene che Israele meno se lo aspetti. Potrebbe succedere la prossima settimana, martedì 11 settembre, il secondo giorno della Festa del Capodanno ebraico. 
Perché? Perché sarà il compleanno di Bashar Assad e gli ufficiali del suo esercito vorranno fargli un regalo speciale. D’altronde la Guerra dello Yom Kippur era scoppiata il 6 ottobre 1973, non perché fosse il giorno più sacro del Giudaismo, ma perché era il compleanno di Hafez el-Assad e gli ufficiali del suo esercito avevano deciso che le Alture del Golan sarebbero state un bel regalo di compleanno. Lui le aveva perdute nella Guerra dei Sei Giorni del giugno del 1967, quando era Ministro della difesa e comandante dell’aviazione siriana. 

Questa è un'ipotesi, come ho detto, ma ricordiamoci quello che è scritto nei Proverbi (Cap. 28): "Felice l’uomo che tiene sempre gli occhi aperti, chi non sta attento finisce male". Immagino che l'Iran stia per implodere economicamente a causa della paralisi finanziaria provocata dalle sanzioni statunitensi. 
Persino le società giapponesi stanno limitando le loro attività in Iran a una piccola frazione di quello che erano. La distanza tra il collasso economico ed il crollo del regime è molto breve, e sono sicuro che tutti i leader iraniani hanno già pianificato la loro via di fuga, e il giorno in cui abbandoneranno il Paese, milioni di disoccupati, perseguitati, umiliati e soprattutto, gli iraniani affamati, si riverseranno nelle strade, con coltelli in mano pronti a sgozzare chiunque abbia fatto parte del regime. 
A quel punto, l'esercito iraniano tornerà a casa dalla Siria, dallo Yemen e dall'Iraq per proteggere il regime e i suoi leader, anche se  l'intero Medio Oriente andrà a ballare per le strade. 

La battaglia di Idlib Idlib e i suoi dintorni saranno attaccati dalle forze siriane, russe, iraniane e di Hezbollah nel prossimo futuro. Le stime di quanti civili pagheranno questo attacco con le loro vite passeranno da migliaia a centinaia di migliaia, a seconda del tipo di bombe che userà la Russia e delle armi chimiche che le forze siriane hanno a loro disposizione. 
La maggior parte degli esperti che discutono sulla questione hanno trascurato il ruolo della Turchia, i cui confini si trovano a breve distanza. La Turchia sunnita islamista e il suo leader islamista potranno starsene ai margini a guardare, mentre i musulmani sunniti vengono massacrati? L'intervento armato metterebbe Erdogan in diretto conflitto con Putin, quindi è più probabile che la Turchia aprirà semplicemente una via di scampo sicura, per chi fuggirà da Idlib verso la Turchia.
È probabile che Putin e persino Assad chiuderanno un occhio, perché dimostreranno che Assad governa l'intero Paese e questo gli consentirà di accogliere gli sciiti provenienti da Iraq, Iran e Afghanistan. 

La battaglia di Ramallah 
L'idea di uno stato palestinese è a un punto morto, ora che non più all’ordine del giorno. Il primo responsabile è stato Hamas, che nel 2007 ha diviso l'Autorità Palestinese in due parti e non ha intenzione di rinunciare ai preziosi tunnel e alle proprie armi, per il bene di qualcuno sospettato di cooperare con Israele su sicurezza e intelligence.
L'America si è unita al campo realista, perchè ha capito come qualsiasi Stato palestinese diventerebbe immediatamente uno Stato di Hamas, questa volta in Giudea e Samaria. Ciò potrebbe avvenire attraverso elezioni come quelle che si sono tenute nel 2008, che avevano dato ad Hamas la maggioranza nel Consiglio Legislativo Palestinese, o attraverso un violento conflitto come avvenne a Gaza, nel 2007, quando Hamas ne prese il controllo. 
Gli Stati Uniti hanno anche deciso di smettere di praticare la respirazione artificiale ai due pilastri principali del Progetto Palestinese: 
a)  il controllo arabo-palestinese-islamico di Gerusalemme, che lo tagliava fuori da Israele 
b) l’inondazione dello Stato ebraico con milioni di cosiddetti "rifugiati" arabi il cui status è sempre stato preservato dall'UNRWA fino al raggiungimento di quel giorno tanto atteso. Trump ha capito ciò che Israele sapeva da molto tempo e ha deciso di far scoppiare quelle due bolle terroristiche. Ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, ha trasferito l'Ambasciata a Gerusalemme e ha deciso di smettere di finanziare i "rifugiati" che il mondo intero, costretto dagli stati arabi, ha tenuto sotto la propria gestione negli ultimi 70 anni. 

Mahmoud Abbas si rende conto del colpo mortale che è stato dato alla falsa narrativa sulla quale l’OLP ha costruito il futuro con l’invenzione della "nazione palestinese"; senza Gerusalemme e i "rifugiati", non gli rimane più nulla. 
Questo crollo ha lasciato spazio ad altre scelte, come quella di una federazione o confederazione giordano-palestinese. Il re giordano tuttavia non desidera certamente avere a che fare con l'OLP , ricordando come suo padre fosse stato costretto a combatterli fino alla sua morte, nel 1970. 
L'OLP e Abbas,  sommersi dalle rovine del castello di carte che hanno costruito, non vedono alcun motivo per parlare con il governo degli Stati Uniti, Israele o persino con Hamas, che già da 11 anni ha il suo Stato islamico. 
Dato che molti membri dell'OLP si rendono conto di quanto sta accadendo, stanno formando milizie armate indipendenti, come il mondo arabo è abituato a fare. Nel mondo arabo, se non riesci a convincere il tuo rivale attraverso i negoziati, lo "convinci" puntandogli contro la canna del tuo Kalashnikov.
Secondo notizie recenti, i leader palestinesi - Jibril Rajoub, Mahmoud Elalul, Toufik Tirawi e Majid Farej - stanno raccogliendo armi, munizioni e combattenti, con lo scopo di assumere il controllo delle istituzioni dell'Anp, una volta che Abbas se ne sarà andato definitivamente. 

Si scopre che tutto il parlare di un "popolo palestinese" non era altro che un ​​sogno di alcuni politici e accademici dentro e fuori Israele, che non sanno assolutamente nulla di come funziona il Medio Oriente,quasi fosse una estensione dell'Europa o degli Stati Uniti.
Inoltre si scopre che gli arabi che vivono ad ovest del Giordano non sono molto diversi da quelli che vivono in tutto il Medio Oriente. La tendenza alla faziosità, l'incapacità di assumersi la responsabilità dei fallimenti, l'inclinazione a incolpare qualcun altro per gli insuccessi, la mancanza di flessibilità nel pensiero e nella politica, chiamare l'altro traditore o eretico e ricorrere alle armi ogni volta che i negoziati sono bloccati - tutti questi comportamenti caratterizzano la cultura araba mediorientale degli arabi ad ovest del Giordano. 
È importante ricordare che l'Autorità Palestinese dispone di diverse organizzazioni di sicurezza, che con tutta probabilità si uniranno alle milizie. Si scontreranno contro le altre forze, inclusa quella che Hamas ha già formato segretamente in Giudea e Samaria senza che nessuno se ne accorgesse. 

Per evitare di giungere alla violenza (di cui Israele verrà comunque incolpato) Israele deve prendere alcuni provvedimenti preventivi: - il primo e più importante è smantellare l'Autorità Palestinese mediante il prosciugamento delle sue fonti di finanziamento, trasferendo ogni autorità ai capi-clan di ogni città. - il secondo passo è la confisca delle armi nelle mani delle forze di sicurezza dell'Anp, armi che saranno rivolte contro le altre milizie e l’IDF (che saranno accusate di collaborare con le altre milizie). Il terzo passo consiste nello scovare tutti i membri attivi - o, per essere più precisi, i terroristi - appartenenti ad Hamas, alla Jihad islamica, al Fronte democratico, al Fronte popolare, all'ISIS e ad ogni altra organizzazione terroristica, seguaci di questa ideologia fanatica. 
Questo ripulirà la regione dall'ideologia jihadista e nazionalista che ha come proprio fine principale la distruzione di Israele in tutti i modi possibili. 
Il quarto passo, come ho detto qui in passato, è quello di istituire emirati nelle città arabe della Giudea e della Samaria.

Con i miei auguri per un felice anno nuovo a tutti.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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