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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Iran: è Obama il responsabile 09/01/2018
Iran: è Obama il responsabile
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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"Iran libero!"

Condividere In questo mondo non mancano di certo paesi afflitti dalla povertà, vengono in mente India, Bangladesh, Egitto e Nigeria, ma nonostante il fatto che milioni di persone indigenti vivano in estrema povertà in così tante parti della terra non dà origine a rivolte come quelle che hanno inondato le città iraniane la scorsa settimana. Cos’è che ha portato il popolo iraniano nelle strade, ad incendiare le stazioni di polizia ed a gridare "morte al dittatore", mentre in altri paesi altrettanto poveri, non succede? La differenza sta nel fatto che non si tratta di povertà, ma di profonda delusione per il dislivello tra le loro aspettative e la realtà della vita. Una società povera che non ha alcuna speranza di migliorare la propria situazione economica cerca di sopravvivere, trovando nel lavoro l’unica possibilità. In Iran, le aspettative di miglioramento si sono moltiplicate dopo l'accordo nucleare firmato due anni fa. Ci sono state dichiarazioni secondo cui le sanzioni economiche sarebbero state revocate e che l'amministrazione Obama avrebbe consegnato agli ayatollah 150 miliardi di dollari in contanti. Sono passati due anni da quella firma, anni di fantasie irreali su un miglioramento economico che gli iraniani aspettano ancora di vedere. Ma la realtà economica è sorprendentemente simile a quella che esisteva prima dell'accordo. I contratti firmati con i Paesi europei erano presenti bene in vista sui giornali, ma vengono attuati con estrema lentezza e forse non lo saranno mai completamente. Le compagnie europee hanno paura di fare affari con l'Iran finché l'America non rimuoverà tutte le sanzioni. La corruzione del governo, un fatto consolidato della vita iraniana, si è impossessata del denaro ricevuto grazie all’accordo sul nucleare, ma gran parte del denaro che Obama ha inviato è stato investito nelle guerre che l'Iran sta conducendo in Yemen, Siria e Iraq. Di conseguenza, le promesse fatte dal governo non sono state realizzate e la delusione del popolo è esplosa nelle strade sotto forma di grida “ morte al dittatore" – cioè morte a Khamenei. Barack Obama, che aveva cercato con tutte le sue forze di promuovere l'accordo nucleare per sostenere il regime degli Ayatollah, è il responsabile delle aspettative gonfiate del popolo iraniano, così alte che l'unico risultato possibile è che vadano ad infrangersi sulla terribile realtà economica. Questo è il motivo per cui le rivolte che inondano le città iraniane dovrebbero portare il suo nome.

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"Democrazia" in Iran

Le domande importanti
Tutto il mondo sta osservando quel che accade in Iran, chiedendosi come evolverà la situazione. Le rivolte cresceranno al punto da far cadere il governo? Solo un profeta può predire il futuro, mentre i commentatori possono solo indicarne i segnali. Non essendo un profeta, non posso predire l'esito delle attuali rivolte, ma i fattori che saranno importanti nel decidere il futuro dell'Iran possono essere spiegati nelle domande che seguono:

Fattori interni
1. Quanta brutalità il regime è disposto a mettere in atto nelle strade per porre fine alle rivolte?
2. I manifestanti sono disposti a sacrificare la vita, a essere feriti e arrestati per raggiungere i loro obiettivi?
3. Qual è la capacità degli organizzatori di portare nelle loro manifestazioni studenti, professionisti, commercianti?
4. Quanto sono fedeli al regime attuale le forze di sicurezza - polizia, basij, esercito, guardie rivoluzionarie e servizi segreti - che dovrebbero sedare le rivolte? Questa è una domanda particolarmente cruciale alla luce delle informazioni su poliziotti che hanno "superato il limite" e hanno espresso sostegno ai rivoltosi.
5. Quale è il livello di unità e coesione ideologica tra chi che governa il paese? Ci sono notizie su una forte differenza di opinioni tra Khamenei, che vuole affrontare i rivoltosi con mano pesante e il presidente Rouhani, che vuole il contrario.
6. Che cosa deve accadere ancora nelle strade perché gli ayatollah possano imbarcarsi sul primo aereo per sfuggire all'ira delle masse?

La scena internazionale
7. Quale sarà la risposta internazionale a ciò che sta accadendo in Iran?
8. Il presidente Trump si accontenterà del sostegno verbale su Twitter o, a un certo punto, invierà minacce ai capi del regime iraniano, sia in termini economici che con azioni militari?
9. Che cosa deve accadere di importante in Iran per spingere Trump a usare le forze armate statunitensi contro il regime iraniano e le sue forze di difesa?
10. Quando e sotto quali condizioni i leader europei cominceranno a minacciare il regime iraniano?
11. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU affronterà la questione iraniana? In tal caso, utilizzando quale paragrafo della Carta delle Nazioni Unite (il paragrafo 6, che è relativamente mite o il paragrafo 7, che consente di attivare una forza internazionale?).
12. Quali saranno le posizioni della Russia e della Cina nei dibattiti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite? Porranno il veto a qualsiasi decisione contro il regime o voteranno sanzioni contro i governanti iraniani? Queste domande sono legate l'una all'altra e ogni risposta influenza la successiva, ma poiché le risposte non sono ancora chiare, è difficile anticiparne gli sviluppi. L'incertezza su ciò che sta realmente accedendo in quella vasta terra consente la diffusione di "false notizie" e non c'è modo di sapere cosa accade nelle strade e nei rapporti internazionali. I social network sono pieni di informazioni, ma sono in parte originate da una guerra psicologica comune a entrambe le parti.

Possibili scenari
Il futuro può avere in serbo una delle seguenti ipotesi:
1. Tutto può tornare com’era prima: il regime sopravvive perché usa la forza brutale contro le masse per le strade e i dimostranti si stancano della lotta per ritornare alle loro vite infelici. Khamenei, Rouhani e le loro coorti lanciano nell’aria palloncini di vuote promesse, il pubblico depresso ed esausto continua la vita miserabile di sempre in attesa della prossima opportunità.
2. Il regime crolla e un gruppo di politici anti-islamici in esilio torna in Iran e assume la responsabilità del paese: l'Iran rimane unito, ma gli arabi di Achwaz, del Belucistan e i Kurdi, ciascuno nella propria regione, chiedono l'indipendenza. Il nuovo regime concorda loro un'ampia autonomia e pone fine alle continue lotte contro il governo centrale. I nuovi leader lavorano per far ricongiungere l'Iran alla famiglia delle nazioni, l'Iran rinnova i rapporti diplomatici con Israele, Stati Uniti ed Europa.
3. Il regime crolla, l'attuale leader fugge per salvarsi la pelle: l'Iran si divide in Stati più piccoli che riflettono le composizioni etniche. Persiani, azeri, arabi, curdi, baluci, Lur, Qashkai e altri, ottengono una sovranità nazionale sulla linea di quanto è successo a Nord dell'Iran, nell’ URSS, che fu divisa in singoli stati su basi etniche e in ogni nuovo stato l'élite locale si impegnò per gestire in modo autonomo il proprio futuro.
4. Il regime dichiara guerra ai sauditi e ad altri paesi sunniti: negli ultimi giorni i leader iraniani hanno lamentato la presenza di "interessi esterni" per giustificare il surriscaldamento dell'area, un'accusa sottilmente velata rivolta ai sauditi, agli Stati Uniti e a Israele. Le masse iraniane non credono a questa versione e si rendono conto che il regime sta tentando di tracciare un quadro di complotti contro il paese, al fine di convincere la gente a cessare le proteste e sostenere il governo contro le minacce esterne. Se il regime iraniano dovesse mai rendersi conto che il suo modo di governare il paese è agli sgoccioli, potrebbe trascinare in un inferno tutti i cittadini che hanno contribuito alla sua rovina. Il regime potrebbe anche colpire i giacimenti petroliferi dell'Arabia Saudita, potrebbe dire agli Hezbollah di lanciare un attacco missilistico contro Israele come fece Saddam Hussein nel 2003.

Il mondo deve essere preparato per il quarto scenario, anche se la probabilità che si verifichi è bassa, ma è una possibilità molto pericolosa che può far precipitare il mondo intero in una grave crisi energetica. L'Iran potrebbe decidere di vendicarsi per il coinvolgimento saudita nelle guerre in Yemen, Siria , Iraq e nella "primavera iraniana" (secondo la versione degli eventi da parte degli ayatollah) bombardando i giacimenti petroliferi sauditi. Se i sauditi fossero attaccati, Mohammed bin Salman potrebbe fare lo stesso con i giacimenti di gas e petrolio iraniani. Se dovesse accadere questo scenario, in tutto il mondo il prezzo del gas e del petrolio salirà alle stelle. La situazione in Iran non è chiara, è estremamente volatile. Anche se il regime sopravvive alle rivolte, il prossimo round di violenze per le strade è solo una questione di tempo. Ci saranno ulteriori tentativi fino a quando il regime dell'Ayatollah non crollerà del tutto. Questo è il destino di ogni regime dittatoriale: la storia è piena di esempi, come quelli della Germania nazista e dell'Unione Sovietica. Alla fine, un regime privo di legittimità da parte dei propri cittadini e la cui esistenza è basata sull'impiego di un potere brutale contro la propria popolazione, è destinato a cadere.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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