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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Festività, motivazione e shahid 26/09/2016
Festività, motivazione e shahid
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)


Una immagine del paradiso musulmano

La nuova ondata di accoltellamenti da parte dei terroristi arabi in Israele verificatasi la scorsa settimana, quasi in sincronia con gli attacchi terroristici negli Stati Uniti, pone la domanda: “Perché adesso?”. La risposta più immediata indica l’ “Id al Adha” , la festa dello sgozzamento, che ha avuto luogo proprio la scorsa settimana. Questa festa ha un grande significato per i musulmani, perché in tutto il loro calendario ci sono solo due festività, entrambe al termine del massimo impegno di avvicinamento ad Allah: “Id al Fitr”, alla fine del Ramadan dopo un mese di digiuno e “Id al Adha” al termine dell’ Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca. Queste festività rappresentano il culmine di un periodo in cui la religione, la fede in Allah, l’osservanza rigorosa dei comandamenti e l’assoluzione dei peccati, oltre al disprezzo degli infedeli, sono di primaria importanza.

Gli attacchi terroristici contro gli ebrei sono giustificati molte volte nelle fonti islamiche. Per esempio:
1. l’odio musulmano per gli ebrei è profondo perché nel Corano, gli ebrei sono definiti come il peggior nemico dei veri credenti. “Troverai che i più acerrimi nemici dei credenti sono gli ebrei” ( Sura 5, versetto 82)
2. gli ebrei vogliono convincere i musulmani ad abbandonare la loro fede. “Molti della gente del Libro vorrebbero farvi ridiventare miscredenti, dopo che avete già creduto, per l’invidia che provano in cuore vedendo manifesta la verità” ( 2: 109)
3. secondo l’Islam, gli ebrei possono vivere solo sotto sottomissione islamica come dhimmi - i protetti - con diritti parziali, e, pertanto, non potranno mai governare i musulmani. Questo è il motivo per cui i tentativi di distruggere Israele erano già iniziati prima della Guerra dei Sei Giorni, del 1967
4. l’Islam è descritto nel Corano ( 9: 29 e 33, e altri ancora) come la vera religione, mentre ogni altra religione è falsa. Ciò significa che gli ebrei, la cui fede è falsa, non sono in grado di governare sui musulmani, che invece, aderiscono alla vera religione.
5. l’Islam è arrivato nel mondo per conquistare altre religioni ( 48: 28 e 61: 9) e, pertanto, una situazione in cui gli ebrei governano sui musulmani va contro i principi fondamentali dell’Islam
6. nel Corano gli ebrei sono descritti come scimmie e maiali ( 5: 60) e sono quindi impuri, allora com’è possibile che loro possano dominare sui musulmani puri?
7. l’Islam ritiene che la “Palestina” sia una terra sacra solo per l’Islam, e quindi deve sempre rimanere sotto il dominio islamico. Gli ebrei hanno ottenuto la sovranità su quella Terra per la prima volta nel 1948 e ogni fedele musulmano deve prendere parte al Jihad contro di loro.

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E’ importante notare che alcuni dei messaggi negativi che si trovano nelle ​​fonti islamiche sono rivolti ai cristiani così come agli idolatri. A questi vanno aggiunte le promesse che chi si sacrifica per Allah sarà ampiamente ricompensato: “Non considerate morti quelli che sono stati uccisi per la causa di Dio. No: sono vivi e non mancano di nulla presso il loro Signore!” ( 3: 169). “Per loro Dio ha preparato giardini sotto i cui alberi scorrono i fiumi, dove resteranno per sempre” ( 9: 100) e “Allah darà loro in spose fanciulle dai grandi occhi neri” ( 44: 54; 52: 20; 56: 22). L’Hadith – la Legge orale – descrive profusamente le bellezze del Paradiso, i regali dati al Shahid (martire) e i piaceri a cui egli ha diritto.

Al contrario, vi è una cupa e dettagliata descrizione delle pene inflitte a chi non segue Allah, di chi va all’inferno e subisce le torture dei dannati. Durante la festività l’attività religiosa è intensa: preghiere, sermoni, Corano e altre letture, gioiosi conviti in famiglia, programmi religiosi sui mezzi di comunicazione, strade con festoni, illuminazione colorata sulle case, libri, volantini e opuscoli, vestiti della festa e un’allegra atmosfera si fanno sentire ovunque. Le storie della passata gloria islamica vengono ricordate in ogni esibizione e nelle serie televisive, e i cuori degli ascoltatori sono pieni di entusiasmo ai racconti delle conquiste sugli infedeli. La reiterazione costante delle glorie passate dei musulmani, li porta a desiderare di tornare ai giorni di pura fede che hanno motivato i loro antenati e che hanno permesso loro di potenziare l’Islam fino al punto di instaurare un impero.

La misera condizione in cui il mondo islamico versa oggi, aggiunge rabbia alle loro emozioni, ed è accompagnata da un forte desiderio di vendetta su chiunque abbia portato i musulmani dal loro passato di grande potenza, alla travagliata miseria che connota il loro status odierno. L‘ “adrenalina”religiosa che scorre nelle vene dei singoli musulmani e dei loro correligionari, spinge alcuni di loro ad atti di estremismo. L’accoltellamento di ebrei in Israele così come gli attacchi terroristici contro gli infedeli negli Stati Uniti o in qualsiasi altro luogo durante le festività musulmane, di solito, sono il risultato di una miscela dei vecchi e nuovi messaggi di cui sopra, e la motivazione per perpetrarli, deriva dal materiale religioso che abbonda nello spazio pubblico in quel periodo.

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I terroristi islamici arrivano in "Paradiso": "Basta, basta! Abbiamo finito le vergini!"

Alla lista si è aggiunta un’altra ragione: i consecutivi umilianti fallimenti militari dello Stato Islamico, l’organizzazione che una volta in Siria e in Iraq si chiamava DAESH. L’efficacia crescente delle forze armate siriane e irachene e i massicci aiuti che stanno ricevendo da Russia, Stati Uniti e da molti altri Paesi, sono una fonte di preoccupazione per un gran numero di musulmani che negli ultimi due anni si sono identificati nello Stato Islamico e si sentivano orgogliosi - sia pure in segreto - delle sue imprese e della capacità di seminare la paura nei cuori dei suoi oppositori, musulmani o meno.

Ora, dato che l’ISIS è stato sconfitto sul campo di battaglia, i suoi sostenitori si vendicano di chiunque sia responsabile di questa sconfitta, in primo luogo gli Stati Uniti. Quando le festività musulmane coincidono con quelle ebraiche o cristiane, il vortice nel cuore di potenziali terroristi è a un livello ancora più alto del solito, perché secondo l’Islam le due religioni che monopolizzano lo spazio pubblico non dovrebbero più esistere. Il divario tra la realtà e il messaggio islamico sulla distruzione del cristianesimo e dell’ebraismo, spinge alcuni dei jihadisti a un punto di follia tale, che sono disposti ad attaccare e portare alla realizzazione dell’ideale coranico, che dice “In verità, la religione agli occhi di Dio, è l’Islam”(3: 19) Ne consegue che il denominatore comune di tutti i jihadisti di oggi e la base che alimenta la loro frenesia, è il comandamento di partecipare al Jihad.

Ogni terrorista, che appartenga a una cellula o che sia un cosiddetto “lupo solitario” , sente che il suo dovere individuale è il Jihad per Allah, al fine di eliminare gli eretici anche se non riesce a completare il lavoro e persino se paga con la vita . Per quanto lo riguarda, questa è la cosa giusta e logica da fare. Chi non vorrebbe sacrificare la vita temporale in un mondo miserabile e crudele, per la vita eterna in un mondo di piacere? Nonostante tutto questo, ci sono altre considerazioni, come il desiderio di vendetta o un bisogno di dimostrare coraggio e virilità, che motivano non pochi degli aggressori. Come le donne che diventano terroriste per sfuggire a un destino crudele per mano della famiglia, che si sente disonorata per il loro comportamento liberale. Ci sono un buon numero di siti internet che incoraggiano l’idea del paradiso in attesa dei Shahid e lo dipingono con l’erba verde, gli alberi in fiore e le acque blu. Se contrapposta ai deserti aridi che caratterizzano la maggior parte del mondo arabo e islamico, questa immagine lussureggiante può esercitare una buona dose d’influenza. E’ giunto il momento che il mondo conosca la verità sugli attacchi terroristici perpetrati dai musulmani, ammetta la motivazione che sta dietro e gli obiettivi che li portano ad andare in guerra contro coloro che essi stessi percepiscono come nemici.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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