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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Hamastan in Giudea e Samaria: non è così inverosimile, potrebbe in realtà accadere già tra qualche mese 10/09/2014
 Hamastan in Giudea e Samaria: non è così inverosimile, potrebbe in realtà accadere già tra qualche mese
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)


E' questo il significato di negoziare con Hamas?
"Credimi..."

 Il Processo di Oslo iniziato più di venti anni fa, avrebbe dovuto istituire un’entità palestinese guidata da Yasser Arafat che si sarebbe “presa cura di Hamas senza tribunali e senza Be’Tselem”: queste le famose parole espresse allora dal Primo Ministro Yitzchak Rabin, alludendo alla Corte Suprema di Israele e alla sinistra radicale, auto-nominatasi ONG per i Diritti Umani, che avrebbero fatto di tutto per ostacolare il terrorismo.
I risultati sono stati esattamente l’opposto delle sue speranze: Hamas è diventato il vincitore ottenendo il sostegno della popolazione araba in Giudea e Samaria, oltre che a Gaza. Un sondaggio pubblicato dal “Centro Palestinese di Studi Politici e di Rilevamento Dati” con sede a Ramallah mette tutto questo in rilievo con grande chiarezza.
La ricerca, elaborata subito dopo l'Operazione Barriera Difensiva, illustra il seguente scenario: Se si svolgessero oggi le elezioni per la Presidenza dell’Autorità Palestinese, tra Mahmoud Abbas e Ismael Haniyeh, Abbas otterrebbe solo il 32% dei voti, mentre Haniyeh otterrebbe quasi il doppio, cioè il 61%. Non meno interessante è l'analisi all’interno di questi risultati: a Gaza, Haniyeh prenderebbe il 53% e in Giudea e Samaria il 66%. Abbas otterrebbe il 43% a Gaza, ma solo il 25% in Giudea e Samaria, meno della metà dei voti di Haniyeh. Ciò riflette l’antico adagio: chi è al potere è soggetto a critiche ed è meno popolare di chi siede all'opposizione senza alcuna responsabilità e, pertanto, non passibile di critiche. Occorre anche tener presente una variabile importante: la percentuale dei votanti sugli aventi diritto al voto è stata del 77%.
Se invece i candidati fossero stati Ismael Haniyeh e Marwan Barghouti, Haniyeh avrebbe ricevuto il 49% e Barghouti il 45%. Questa è la prima volta che un candidato di Hamas supera un “eroe” della generazione dell'Olp, subentrando a causa dell’invecchiamento della prima generazione di leader che si è dovuta ritirare dalla scena politica.
Nel caso dei tre candidati - Haniyeh, Barghouti e Abbas - i risultati avrebbero dato a Haniyeh il 48%, a Barghouti il 29% e ad Abu Mazen un mero 19%. Ciò significa che circa la metà dei residenti dell’Anp si identifica cuore e anima con Hamas, a prescindere dal candidato dell'OLP.
Il sondaggio sulle elezioni legislative produce un quadro sostanzialmente simile: Hamas conduce con il 46% dei voti, Anp ottiene il 31% e la somma degli altri partiti, il 7%. È interessante notare che, non meno del 16% - un sesto - degli intervistati era indeciso: cioè il doppio di quelli che non avevano deciso chi preferire per la Presidenza, dal che si evince che il pubblico palestinese considera la Presidenza più importante dell’assemblea legislativa.
Un confronto con sondaggi analoghi fatti prima dell’Operazione Barriera Difensiva, dimostra che Hamas ha ottenuto più preferenze a causa degli eventi degli ultimi mesi, mentre Anp e OLP hanno perso gran parte della fiducia e dell'ammirazione dei residenti palestinesi, sia a Gaza sia in Giudea e Samaria. Il motivo è chiaro: il pubblico palestinese preferisce un movimento jihadista impegnato a distruggere Israele piuttosto che un’organizzazione che ha firmato accordi con lo Stato ebraico, nonostante i miglioramenti politici che, senza pari in nessun altro paese arabo, erano arrivati ai palestinesi.
I risultati del sondaggio confermano che gli Accordi di Oslo e tutte le intese che si sono succedute, non hanno migliorato l'immagine di Israele agli occhi dei palestinesi, dimostrano invece che la maggior parte non è interessata a fare la pace con Israele, ma mira a uno Stato che sorgerà sulle rovine dello Stato ebraico. Il sistema educativo e dei media dell’Anp è gestito dall'OLP, sono quindi loro ad aver seminato nel cuore dei palestinesi l'idea di distruggere Israele. In effetti, l'opinione pubblica araba palestinese sostiene gli obiettivi e i progetti di Hamas per distruggere Israele, insegnati a scuola dall'Onp, ma non crede che l'OLP li conseguirà, avendo stipulato accordi con lo Stato ebraico.
Un altro punto interessante che il sondaggio rivela è che il 69% dei palestinesi vuole elezioni entro sei mesi, il 14% è disposto ad aspettare un anno o più, mentre il 12% non vuole elezioni. Quest’ultima percentuale, probabilmente, rappresenta quelli che ricevono benefici economici dall’attuale governo dell’Anp e non vogliono che la barca affondi. Sanno bene quali saranno i risultati e temono che una vittoria di Hamas inciderebbe negativamente sui loro stipendi e sui monopoli che l’Anp gli ha concesso. Un altro motivo può essere la paura della reazione israeliana a un’inevitabile vittoria di Hamas. Ma il 69% vuole una decisione ora e la maggior parte di loro vuole “Hamas Adesso”.
Proviamo ora a immaginare la situazione che ci si presenterebbe nel caso Hamas vincesse le elezioni per la Presidenza e la legislatura. L’intero mondo democratico dirà a Israele che Hamas ha vinto elezioni in modo democratico, e che quindi la libera decisione del popolo palestinese deve essere accettata così com’è. Il giorno dopo la vittoria, Hamas dichiarerà uno Stato su tutto il “territorio palestinese”, dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano, con capitale Gerusalemme. Quasi tutti i 56 paesi musulmani riconosceranno immediatamente questo Stato, dal momento che non riconoscono l'esistenza di Israele. L’Europa reagirà appena, e riconoscerà lo Stato palestinese, senza far alcun commento sui suoi confini e sulla sua capitale. Comunque sia, non dimentichiamoci che il mondo non riconosce Gerusalemme come la capitale di Israele. Avrà inizio un iter internazionale allo scopo di cancellare Israele dalle carte geografiche, generosamente finanziato dal Qatar.
La prima delegazione a visitare Hamastan arriverà dal Qatar, cui sarà pertanto concesso il credito che merita per il suo illimitato sostegno e per i finanziamenti che l’Emiro del Qatar aveva dato perché uscisse vittorioso il jihad di Hamas. L’accompagnerà Khaled Meshaal, il primo Supremo Presidente dello Stato di Hamas, incarico che assumerà senza elezioni. La seconda delegazione verrà dalla Turchia, sarà guidata dal Sultano Erdoallah Primo, mentre al suo fianco ci sarà il Primo Ministro Davotoglu, che ricorderà a tutti che il suo nome significa “figlio di Davide” e che la sua visita in Hamastan è in onore di David, il Re palestinese musulmano, che era nato nella città musulmana di Betlemme e che aveva fondato il primo Regno musulmano palestinese 3000 anni fa nella sua città, Al-Quds. La narrativa palestinese, tra l'altro, presenta il Re Salomone mentre costruisce una moschea a Gerusalemme. Le delegazioni successive che arriveranno saranno quelle degli Stati Uniti, quella europea e infine quella dei rappresentanti di tutte le altre nazioni, che si congratuleranno con il giovane Stato palestinese e i suoi leader legittimi. Il fatto che questi leader siano impegnati a distruggere Israele sarà un minimo dettaglio agli occhi di molti visitatori. Un piccolo numero di loro proporrà una visita a Tel Aviv e Israele non avrà altra scelta che essere d'accordo, per quale motivo allontanare le persone che vogliono venire per una visita? La delegazione iraniana includerà un gran numero di esperti, che firmeranno un accordo per creare industrie militari in tutta la Giudea-Samaria, per la fabbricazione dei più moderni missili iraniani e nord-coreani. L’Iran firmerà un trattato di mutua difesa con Hamastan, a due condizioni: se Israele o qualsiasi altro paese attaccasse l'Iran, Hamas attaccherà tutta la zona da Dimona e Beer Sheva nel Sud fino a Beit Shean e Afula nel Nord, tra cui la piana costiera di Tel Aviv, Gush Dan, Rishon Letzion, Rehovot, Ashkelon, Ashdod, Kfar Saba, Raanana, Herzliya, Netanya, Hadera e Haifa e tutti i punti strategici della regione. Se Israele attaccasse lo Stato Palestinese, l'Iran lancerà missili in grado di colpire l'intera area da Dimona e Beer Sheva nel Sud fino a Beit Shean e Afula nel Nord (vedi sopra)...
Qualcuno potrebbe impedire a uno Stato Palestinese di firmare un accordo del genere? O di costruire un'industria di armi? L’ONU concederà immediatamente allo stato palestinese di essere Stato membro e comincerà l’espulsione di Israele da molte delle sue rappresentanze. Il mondo sarà impegnato con altre guerre – in Ucraina, contro lo stato islamico in Siria e in Iraq – e nessuno avrà la pazienza e il tempo di occuparsi delle lamentele di una nazione il cui minuscolo numero di sostenitori, per lo più ebrei, sono sparsi in tutto il mondo e vivono nella paura e nel timore per l’aumento della forza elettorale dei musulmani in Europa, America e ovunque, poiché questi sono tutti convinti sostenitori dello Stato di Hamas.


Una mappa, un incubo: Israele scompare. Ma siamo in tempo per impedirne la realizzazione

E la delegazione più importante arriverà di nascosto. E’ lo Stato Islamico, che arriverà senza fanfare e senza comunicati stampa. Lo Stato Islamico verrà a ricordare a Hamas che il modo migliore, più definitivo ed efficace per ripulire la Palestina dagli ebrei immondi è di afferrare alcuni di loro, mettere loro vesti di color arancio, decapitarli di fronte alla telecamera e mettere il video sul web. Gli ebrei in Palestina faranno quello che hanno imparato a fare per 2000 anni prima di avere un loro Stato, cioè fuggire.
Ora invito tutti quelli che pensano che io mi stia sbagliando o che esageri, a dimostrarmelo. Nessuno al mondo avrà un modo per evitare questo scenario dopo le elezioni dell’Autorità Palestinese.
Se dovesse nascere uno Stato palestinese di Hamas, Israele dovrà assolutamente prendere i seguenti provvedimenti per evitare che questo incubo plausibile diventi realtà:
1. Annunciare che gli Accordi di Oslo e ogni patto d’intesa collegato sono nulli e abrogati visto il fallimento dell’OLP nello smantellare le infrastrutture di Hamas.
2. Smantellare l’Autorità Palestinese ed espellere tutti i membri dell’OLP provenienti da Tunisi o da altre parti.
3. Istituire la sovranità immediata su Giudea e Samaria in base alle Risoluzioni della Conferenza di Sanremo (1920) della Lega delle Nazioni e del Rapporto del Giudice Edmond Levy.
4. Proclamare un piano per gli “Emirati Palestinesi” allo scopo di creare otto singoli emirati in Gaza e nelle città arabe di Giudea e Samaria, mentre Israele resta nei villaggi per impedire il possibile scenario descritto più sopra. I dettagli si possono trovare sul seguente sito: http://www.palestinianemirates.com .

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90


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