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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Minacce islamiche alla Francia 13/10/2020
Minacce islamiche alla Francia
Analisi di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Salvare l'islam di Francia dall'islam politico – Analisi Difesa

La voce della Francia è risuonata per lungo tempo forte e chiara. Oggi la sentiamo ancora ma non l’ascoltiamo più. Chi ricorda l’epoca in cui la Francia, ipersensibile e suscettibile, mandava il suo esercito a punire qualche piccolo monarca locale colpevole di aver colpito il volto del suo ambasciatore con un colpo di ventaglio! Oggi cittadini francesi vengono rapiti impunemente in tutto il mondo; altri vengono imprigionati. Ne conseguono lunghe trattative necessarie per il rilascio di ostaggi o prigionieri tramite un riscatto o concessioni politiche. Un po’ come quando i pirati, che chiamavamo barbareschi, imperversavano nel Mediterraneo. Fino a tempi recenti, la Francia proteggeva ancora i Cristiani d'Oriente e i loro luoghi santi.

ISLAM-FRANCIA Come fermare l'islam radicale in Francia

Oggi la maggior parte di questi cristiani è stata massacrata o cacciata dall'ondata di un Islam intollerante e Parigi protegge solo i luoghi santi cristiani di Gerusalemme che nessuno minaccia. Bisogna riconoscere, peraltro, che è l'Occidente nel suo insieme ad essersi arreso. Soltanto due grandi comunità continuano ad esistere: poco meno di due milioni di cristiani in Libano e circa dieci milioni di copti in Egitto. Questi ultimi sono tuttora soggetti a misure discriminatorie e le loro chiese sono state ripetutamente bersagli di sanguinosi attacchi perpetrati da terroristi islamici negli ultimi anni. Si dice che la natura abbia orrore del vuoto e di fronte al silenzio dei cristiani, sono gli islamisti a prenderne il posto. Lo abbiamo appena visto con “l’indignazione” che le parole del Presidente francese, avendo presentato una tabella di marcia per lottare contro quello che lui chiama eufemisticamente “separatismo” e l’affermarsi di uno Stato islamico all’interno della Francia, hanno provocato nell’Islam tradizionale. L'Accademia di Ricerca islamica affiliata ad Al Azhar, la più antica e rispettata delle istituzioni sunnite, ha definito le dichiarazioni di Emmanuel Macron, “razziste” e “di incitamento all'odio”, mentre il Grande Imam, Ahmed el Tayeb, ha espresso la sua “immensa rabbia” sentendo termini come “terrorismo islamico”, che considera un insulto alla religione e ai suoi seguaci. Affermazioni quasi moderate rispetto a quelle di Ibrahim Mounir, Gran Maestro della Confraternita dei Fratelli Musulmani - movimento vietato e definito terroristico in Egitto - che dalla sua sede in Inghilterra “ammonisce ” che la legge di Allah prevale sulla legge degli uomini, aggiungendo che i principi fondamentali del suo movimento si sono sempre dimostrati capaci di rovesciare o sconfiggere quei regimi che cercavano di costringere i musulmani ad abbandonare la loro religione, anche se ciò significava usare canali illegali o ricorrere alla violenza. Alcuni la vedono come una minaccia larvatamente mascherata. Un’altra condanna ma senza una minaccia esplicita, è quella del Presidente turco Recep Erdogan, che cerca di posizionarsi come il nuovo paladino dell’Islam. Aveva già avuto l’opportunità di protestare energicamente contro la decisione di Macron per fare del 24 aprile il giorno per commemorare il genocidio armeno, un'invenzione secondo i turchi. Questa volta però, non esitando a interferire nella politica interna di uno Stato sovrano, vede il suo programma come una provocazione e qualifica il progetto di riforma dell'Islam in Francia come una mancanza di rispetto unita a impertinenza.  Per finire, Erdogan invita il Presidente della Repubblica francese ad agire in modo responsabile e non come un colonialista. Ovviamente apprezziamo questi consigli provenienti da un dittatore che ha sempre usato la diplomazia delle cannoniere, inviando le sue truppe o le sue milizie di mercenari non solo in Siria, in Iraq e in Libia, ma anche nel cuore stesso dell’Europa dove si sta immischiando nel conflitto del Nagorno-Karabak.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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