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Diplomazia/Europa e medioriente
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Il calmo eroismo di un padre israeliano 26/08/2019
Il calmo eroismo di un padre israeliano
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Risultati immagini per schnerb terror attack
Rina Schnerb, assassinata a 17 anni da terroristi arabi palestinesi


È una storia semplice e tragica. Venerdì scorso, 23 agosto, un padre decide di andare a nuotare con due dei suoi figli in uno specchio d'acqua, proveniente da una sorgente naturale e attrezzato a piscina, non lontano dall'insediamento di Dolev, in Cisgiordania. Gli Schnerb però non sono dei coloni; vivono a Lod, una delle città più antiche di Israele. Situata a circa quindici chilometri da Tel Aviv, è vicina all'aeroporto Ben Gurion che, come si può ricordare, una volta portava il suo nome. La città conta quasi centomila abitanti, di cui quasi un terzo sono arabi. Eitan Schnerb, il padre, 47 anni, è un rabbino ma ha anche un diploma di paramedico.

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Il figlio, Dvir, 19 anni, studia in una Yeshiva. Rina, 17 anni, non ha ancora finito il liceo, ma questa ragazza florida e sorridente è molto popolare in città dove è una responsabile del movimento giovanile Bnei Akiva. Quella mattina, quindi, parcheggiata l'auto nelle vicinanze, prendono il piccolo sentiero che scende verso la sorgente. Rina è davanti, mentre padre e figlio sono impegnati in una discussione. È lei dunque a spingere il cancello, che non è chiuso a chiave. Ha solo più pochi secondi da vivere. Dei terroristi che spiano la scena da una posizione più elevata, attivano l’apparecchio d’innesco di un potente ordigno esplosivo nascosto tra i cespugli, senza lasciare alcuna possibilità a Rina, che assorbirà la maggiore intensità della carica. Suo padre è stato colpito da dozzine di frammenti. Steso al suolo, stordito per un istante, trova comunque la forza per chiedere aiuto. È questione di un attimo. Poi si rialza dolorante. Più tardi, dal suo letto d'ospedale, dirà con sobrietà, di aver immediatamente capito che non ci sarebbe stato nulla da fare per sua figlia. Suo figlio, gravemente ferito, perde molto sangue; è ovvio che sia stata lesa un'arteria. Non c'è tempo da perdere, bisogna fermare l'emorragia. Ma con cosa? E poi gli è venuta l'idea. Si toglie i suoi tzitzit, le sottili frange di lana intrecciate indossate da tutti gli ebrei religiosi, e li usa per creare un laccio emostatico per il giovane che è tuttora privo di sensi, salvandogli probabilmente la vita. Quando finalmente arrivano i soccorsi, i due uomini vengono trasportati in elicottero all'ospedale Hadassah di Gerusalemme, mentre un gruppo di medici cerca invano di rianimare l'adolescente sorridente di Lod. Nessuna organizzazione ha ancora rivendicato la responsabilità dell'attentato, cosa che non impedisce ai leader di Gaza di rivaleggiare nell’elogiare i coraggiosi terroristi che hanno attivato a distanza un ordigno esplosivo contro civili indifesi. Per Hamas, questa è "la prova della vitalità e del coraggio del popolo palestinese e del fatto che non si sottometterà mai ai crimini e al terrorismo dell'occupazione”. Durante le preghiere del venerdì nella moschea, Ismail Haniyeh ha descritto l'attentato come un "attacco eroico". 24 ore dopo questo "gesto glorioso" possiamo solo sottolineare il silenzio dei media in Francia.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".

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