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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Ingannare con le immagini 28/06/2018

Ingannare con le immagini
Commento  di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

http://www.jforum.fr/tromper-avec-les-images-michele-mazel.html

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C'era da aspettarselo: dopo le false notizie, ecco le false immagini. 
Un pugno in faccia al lettore o allo spettatore. Commovente la piccola immigrata, strappata a sua madre, che singhiozza di fronte ad un Presidente americano demonizzato, che troviamo sulla copertina di Time Magazine, uno dei settimanali più influenti degli Stati Uniti. Una foto che ha fatto il giro del mondo e che ha provocato la virtuosa indignazione dei buonisti. 
Poco importa se ci sono state poi delle smentite: era una situazione completamente diversa e la bambina non fu mai separata da sua madre. Sfortunatamente, Israele è molto spesso vittima di questo tipo di procedimento. 

La neonata a Gaza, apparentemente asfissiata da un esercito con il cuore di pietra, che in realtà era già morta per una malformazione cardiaca. La lunga fila di cadaveri che giacciono a terra "vittime innocenti uccise dalla barbarie israeliana”. Poi, se guardi più da vicino, ti rendi conto che qua e là ci sono un piede, o una testa, che emergono dal sudario bianco per poi infilarvisi sotto con uno scatto repentino. Ma che importa? Ancora una volta è la prima impressione che rimarrà stagliata nella memoria. 
Ma accanto a questi esempi di una deliberata volontà di frode, ce ne sono altri, che sotto il loro aspetto ridicolo, sono ancora più inquietanti.

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Israele: 1950 ebrei cacciati dal paesi arabi presentati come arabi palestinesi

E’ così che il Congresso dei Sindacati Sudafricani, che conta quasi due milioni di membri e che sostiene fortemente il movimento BDS, ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato mettendo online un’immagine che rappresenta, a suo dire "dei palestinesi, il più antico gruppo di rifugiati al mondo e quello che ha sofferto di più”. 
In realtà questa foto riporta dei profughi ebrei cacciati dai Paesi arabi, che nel 1950 si trovavano in un campo d’accoglienza in Israele. Si può aggiungere che questo campo non esiste più da molto tempo e che tutti quei rifugiati sono stati integrati in Israele, mentre i profughi palestinesi sono ancora parcheggiati nei campi dai loro fratelli arabi che si rifiutano di integrarli.

Domenica scorsa, il politico ed ex parlamentare George Galloway si è coperto di ridicolo postando un video che dimostra, secondo lui, che esisteva una squadra di calcio palestinese ben prima della creazione dello Stato di Israele. Guardando più da vicino, avrebbe dovuto notare le stelle di David che adornavano le maglie dei giocatori. In realtà era la squadra del Maccabi Tel Aviv (proprio così!). 
Ma il tragico in questi due esempi è che il pregiudizio contro Israele ha accecato sia i sudafricani sia George Galloway e ha impedito loro di effettuare i controlli più elementari. 
Inoltre, i loro sostenitori non la guarderanno così da vicino e non terranno conto delle smentite. 

Come non pensare a questa spaventosa riflessione attribuita a Charles Maurras: " che Dreyfus abbia tradito lo si deve alla sua razza”. Come non pensare anche a tutte le immagini che la stampa occidentale non trasmette. Le fiamme che divorano raccolti e foreste. Un apicoltore in lacrime di fronte alle poche api sopravvissute, che girano intorno ai suoi alveari carbonizzati da un incendio innescato da un pacifico aquilone lanciato da Gaza. 
Dei bambini israeliani che corrono trafelati nei rifugi durante l’ennesimo allarme. E’ ovvio che mostrarle umanizzerebbe troppo gli ebrei e danneggerebbe l'attuale demonizzazione in atto.

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Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online


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