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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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La Turchia costruisce una base navale nel Mar Rosso 06/01/2018

La Turchia costruisce una base navale nel Mar Rosso
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/Middle-East/Is-Turkey-setting-up-a-naval-base-on-the-Red-Sea-532904

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Mentre tutto il mondo segue le vicende iraniane, non solo le rivolte di questi giorni ma soprattutto la sua presenza in Siria e la sempre più forte influenza militare in Iraq, Yemen e Libano, la Turchia, lontano da ogni clamore, sta realizzando nel Mar Rosso una infrastruttura militare e di intelligence. 
Ha già schierato truppe in Qatar, a sostegno di un possibile coinvolgimento in un conflitto con gli Emirati del Golfo, Arabia Saudita e Egitto, un conflitto che impedirebbe la rinascita dei pragmatici stati sunniti contro l’Iran, dopo la visita a Riad di Trump nell’aprile 2017.

 Il presidente turco, visitando il Sudan nell’ultima settimana di dicembre, ha annunciato la sua decisione di assumere il controllo, non solo amministrativo, per un periodo indeterminato dell’isola di Suakin nel Mar Rosso. 
Erdogan intende creare una base navale in un luogo giudicato strategico. 
L’isola dista dal porto 20 km e 50 km a sud da Port Sudan, proprio davanti alle coste dell’Arabia Saudita, con un servizio quotidiano di traghetti verso Jedda. 
Il presidente del Sudan ha confermato la firma di un accordo fra i due paesi, mentre il ministro degli esteri sudanese Ibrahim Randour ha fatto lo stesso per quanto riguarda la sicurezza e i vari aspetti militari, in particolare la costruzione di impianti nel porto per la manutenzione delle navi civili e militari. Ha poi evidenziato come il Ministero della Difesa del suo paese fosse pronto a una cooperazione militare “ con i nostri amici e fratelli”, come stabilito negli accordi di cui sopra. 
Il Ministro degli Esteri turco Mulud Caush ha detto che si è discusso di sicurezza nel Mar Rosso, ricordando che la Turchia ha una base militare in Somalia e che “ il nostro presidente ci ha ordinato di fornire la massima assistenza alle forze militari e di polizia sudanesi”. 
È quindi palese che Ankara sta mettendo in atto un insieme di cooperazione militare lungo le coste del Mar Rosso nell’Africa dell’Est. L’isola Suakin probabilmente servirà come zona strategica per il monitoraggio dei movimenti nel Mar Rosso; le navi turche potranno così attraccarvi come negli altri porti sudanesi.

Suakin era stata la sede del governatore ottomano del Sudan e della parte sud del Mar Rosso dal 1821 al 1885. Consegnando l’isola alla Turchia permetterà il restauro dei monumenti del periodo ottomano, oggi in pessime condizioni. Sono già sul posto degli esperti turchi per valutare i lavori da eseguire. 

Erdogan era accompagnato dal comandante in capo delle forze armate Halousi Akar, che ha redatto i dettagli dell’accordo militare. Durante la loro presenza, era arrivato a Khartoum anche il comandante in capo dell’esercito del Qatar Ranam Bin Shain, per discutere di cooperazione militare con il Sudan. In programma vi è stato anche un incontro trilaterale fra i tre capi militari. Il comandante del Qatar è stato poi insignito della massima onorificenza, il “ Premio del Nilo”, mentre veniva annunciata la nomina di un attaché militare del Qatar a Khartoum. 
Agli inizi dello scorso dicembre Sudan e Qatar hanno partecipato a comuni esercitazioni militari a Sanakat sul Mar Rosso. Nello stesso tempo Doha annunciava che un altro distacco militare turco si aggiungeva a quello già esistente dal giugno 2017,nel momento più teso del conflitto fra l’Emirato e i suoi vicini.
I soldati si stabilirono nella base militare Tarek Bin Ziad, in base al trattato di sicurezza firmato da Qatar e Turchia nel dicembre 2014. 

Esercitazioni militari comuni inizieranno a breve “per intensificare il comune potenziale militare”. Questo sviluppo è negativo per l’Egitto, dato che la Turchia penetra in un’area vitale per la difesa. Ankara, che sostiene la Fratellanza Musulmana, aveva condannato duramente il Cairo per l’estromissione del presidente Morsi nel 2013, causando la rottura delle relazioni diplomatiche fra i due paesi. La Turchia poi sviluppò intense relazioni diplomatiche con il Qatar, anch’esso sostenitore della Fratellanza, mettendo fine al trattato di sicurezza. 

L’Egitto si è sentito minacciato da questi due paesi che ora stanno cooperando con il Sudan. Anche se le relazioni tra Cairo e Khartoum sono buone, ci sono due aspetti preoccupanti. Il primo è la lunga disputa riguardante la ripartizione delle acque del Nilo tra Egitto e i paesi attraversati dal fiume. Il 90% del rifornimento idrico dell’Egitto proviene dal Nilo, mentre il Sudan dipende dalle piogge. Ciononostante il Sudan è più in sintonia con quei paesi africani che si lamentano perchè le quote di ripartizione erano state stabilite nel periodo coloniale, con l’Egitto favorito dall’Inghilterra che gli aveva concesso l’80% delle risorse idriche. 
L’Egitto rifiuta categoricamente qualsiasi riduzione di quota, come si oppone alla costruzione di una enorme diga idroelettrica in uno degli affluenti del Nilo Blu in Etiopia, ma il Sudan, anch’esso interessato, si rifiuta di sostenere l’Egitto. 
Questa crisi potrebbe deteriorarsi fino a diventare una guerra in piena regola.

Il secondo aspetto riguarda il dominio delle regioni di Halaib e i confini Shalatin per entrambi i paesi, oggi controllati dall’Egitto. Il Sudan, subito dopo aver proclamato l’indipendenza nel 1956, chiese la restituzione di quelle aree. Oggi contesta il recente accordo tra Egitto e Arabia Saudita in merito al trasferimento di Tiran e Sanapir a quest’ultima, per il fatto che le coordinate del confine marittimo egiziano fissato in tale accordo includono ingiustamente queste due regioni in territorio egiziano.
Il nuovo fronte lungo il Mar Rosso del Sudan e del Qatar sotto la guida della Turchia potrebbe divenire il fattore chiave dietro l'imponente massificazione egiziana della sua flotta e della sua forza aerea. Il Cairo ha acquistato due trasportatori di elicotteri e una fregata dalla Francia, tre sottomarini dalla Germania e aerei da guerra da Francia e Russia.
Iran e Turchia, I due paesi non arabi-musulmani, apparentemente sembrano avere tratto vantaggi dal caos regionale per sviluppare le loro zone di influenza. La Russia, per avere riempito il vuoto lasciato in Medio Oriente dagli Usa, sostiene questi due paesi e si rafforza in Siria. Privati dell’aiuto americano, i paesi sunniti moderati si trovano in una grande confusione e non riescono a opporsi a Turchia e a Iran. 
Il principe ereditario saudita (MBS) ha fatto uno sforzo a tutto campo per attirare l’attenzione dell’Occidente su quanto avviene nella regione, specialmente in Libano. Le brevi dimissioni del Primo Ministro Hariri sono state un ultimo disperato tentativo per avvertire la pubblica opinione della crescente influenza dell’Iran per impadronirsi del Libano e Hezbollah, purtroppo senza alcun risultato. 

Allineandosi con il Qatar, la Turchia ha di fatto bloccato la formazione di un fronte anti-iraniano nel Golfo. I suoi accordi di cooperazione militare nel Mar Rosso con Somalia e Sudan sono una minaccia diretta non solo per l’Egitto ma anche per Israele, le cui navi e aerei passano in quel mare in direzione di Asia e Africa. 
Una situazione pericolosa, che si aggiunge al mix di instabilità del Medio Oriente. Siria, Irak e Yemen sono paesi distrutti, eppure sembra non essere sufficiente per fermare Iran e Turchia nello loro spietata guerra per l’egemonia nella regione.

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Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta


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