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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Di nuovo in carreggiata ? 06/07/2013
" Di nuovo in carreggiata ? "
analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Giovanni Quer)

uscito sul JERUSALEM POST
http://www.jpost.com/Features/Front-Lines/Arab-World-Egypts-divide-318796

L'ascesa della Fratellanza Musulmana nel mondo arabo è stata considerata da molti un completo disastro. In tutto il mondo arabo, inclusa la Palestina sotto il Mandato Britannico, i Fratelli Musulmani hanno complottato e combattuto con ogni mezzo per 85 anni, incluso il terrorismo, per raggiungere i loro scopi: stabilire regimi islamici basati sulla shari'a per la finale restaurazione del Califfato mondiale. La loro ideologia radicale, dagli accesi tratti antisemiti, ha dato vita a movimenti ancora più estremisti, come Al Qaeda, Gama'a Islamiyya e Jihad, il cui scopo era combattere le dittature laiche che si erano imposte negli Stati arabi.
Dopo che la Primavera Araba ha eliminato i tiranni laici, i Fratelli Musulmani si sono improvvisamente trovati sul punto di avere tutto ciò per cui hanno a lungo combattuto. Saliti al potere anche con libere elezioni, come in Egitto e Tunisia, i Fratelli Musulmani hanno avuto l'opportunità di portare i loro Paesi verso un futuro migliore, fallendo nel loro compito. Senza voler comprendere che la gente voleva una vita migliore, hanno trascurato l'economia concentrandosi sull'imposizione della loro versione di Islam radicale. Mentre l'economica andava di male in peggio, i Fratelli Musulmani erano impegnati a scrivere una costituzione islamica che limitava i diritti civili e discriminava le donne. In Egitto Morsi ha anche tentato di garantirsi più poteri di quanti ne avesse Mubarak, cui ha rinunciato in risposta alla rabbia della popolazione, che è insorta quando ha compreso che l'Egitto stava avvicinandosi a diventare una dittatura islamica. Molti egiziani hanno capito che dovevano impedire ai Fratelli Musulmani di infiltrarsi nell'apparato di sicurezza, nella polizia e nell'esercito prima che fosse troppo tardi.
La caduta di Morsi è certamente una benedizione per l'Egitto e porta di nuovo speranza in una nazione sprofondata in una crisi di conflitti senza precedenti. Tuttavia, la nomina del presidente della Corte Suprema a presidente momentaneo e la nomina del governo di unità nazionale in vista si nuove elezioni presidenziali è solo il primo  passo per rimettere la rivoluzione in carreggiata.

Anche se si tratta di un colpo di stato militare, il golpe è una risposta al volere del popolo e il Generale Al-Sisi ha dimostrato di non avere la minima intenzione di imitare il Generale Tantawi, che ha tentato di governare il Paese senza riuscirvi. E' stato il Consiglio Supremo delle Forze Armate, diretto da Tantawi, che ha permesso ai Fratelli Musulmani di salire al potere con libere elezioni, trascurando l'economia. Il disinteresse per la situazione economica è peggiorato sotto Morsi. Il nuovo presidente, accecato dalla vittoria inaspettata del movimento, ha preferito non badare alla frattura sempre più profonda tra il regime e il popolo, senza tener conto, non senza una certa arroganza, delle crescenti preoccupazioni all'interno dell'esercito. Alla fine i generali si sono sentiti in dovere di intervenire e i Fratelli Musulmani, così come altri gruppi islamisti tra cui i salafiti si sono stati messi da parte. Non si possono sottovalutare i profondi divari politici del Paese, che in un qualche modo mettono in ombra la rivoluzione che ha fatto cadere Mubarak. Nel gennaio 2011 l'obiettivo era liberarsi del dittatore per avere un governo eletto liberamente che trasformasse l'Egitto in un Paese democratico e moderno. Oggi stiamo assistendo a un'aspra lotta culturale e religiosa che minaccia i fondamenti stessi del Paese. I musulmani rappresentano l'80% della popolazione, ma la maggior parte non vuole vivere in un Paese governato dalla legge islamica, la shari'a. Ciò che vogliono è una vita migliore e non hanno interesse nell'instaurazione del califfato. Un buon compromesso potrebbe esser raggiunto applicando l'equivalente arabo del principio "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", ossia "la religione a Dio e il Paese a tutti". Le ultime proteste di massa, infatti, non chiedevano riforme economiche, ma le dimissioni di Morsi per metter fine al regime dei Fratelli Musulmani.
Morsi ha tentato di legittimare il proprio potere sostenendo che era stato democraticamente eletto e condannando l'intervento dell'esercito come un golpe militare. Morsi ha sbagliato nel non voler ammettere che è stato portato al potere dalla rivolta della popolazione e che durante le rivoluzioni è il popolo investito del potere di dare legittimità. I giovani rivoluzionari lo hanno capito molto bene e hanno raccolto 22 milioni di firme per una petizione che richiedeva al presidente eletto con 13 milioni di voti di farsi da parte.
La caduta dei Fratelli Musulmani in Egitto è carica di conseguenze per tutto il movimento. In tutto il mondo arabo e nelle organizzazioni affiliate in Europa e negli Stati Uniti, i Fratelli Musulmani hanno accolto la vittoria in Egitto come il primo passo verso l'obiettivo finale di stabilire il califfato e ora devono affrontare un grave fallimento. Nel frattempo in Egitto, i Fratelli Musulmani e i loro alletti devono ancora riprendersi dallo shock. Ma la battaglia non è ancora finita e tenteranno di risalire la china. L'opposizione è estremamente divisa e si prevedono altri scontri. Tuttavia, l'Egitto ha vissuto crisi ben peggiori nella sua lunga storia. La speranza è che nasca nel prossimo futuro un governo stabile.

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


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