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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Egitto: Il ritorno dell’esercito 25/02/2013

Egitto: Il ritorno dell’esercito
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana) 


Zvi Mazel                                Mohamed Morsi

L’Egitto non è mai stato così vicino a una guerra civile e oggi soltanto l’esercito può impedire che avvenga il peggio.

I Fratelli Musulmani e l’opposizione fanno entrambi del loro meglio  per schierare l’esercito dalla loro parte, ma con scarso successo. Il Ministro della Difesa, il Feld Maresciallo Abd el-Fattah El-Sisi, non perde mai l’occasione di dichiarare che l’esercito non prende parte nella battaglia politica e impiega tutte le proprie energie a proteggere il Paese per impedire che cada nel caos. L’opposizione, all’incontrario, ritiene che solo l’esercito potrà riportare l’ordine nella maniera più giusta. Durante le manifestazioni dello scorso venerdì la gente gridava all’esercito di “ uscire dalle caserme, far dimettere il Presidente Mohammed Morsi e indire nuove elezioni presidenziali”. 

Questa situazione preoccupa la Fratellanza e Morsi in diversi modi. Durante le scorse settimane si sono resi conto  a malincuore che l’esercito non proteggerà il regime nel caso dovesse venire delegittimato e tentasse di rimanere al potere con la forza. La scorsa settimana si era diffusa come un fulmine la voce che Morsi stava per licenziare il ministro della difesa, subito seguita da una “fonte militare anonima”, che avvertiva che sarebbe stato un suicidio per il presidente, dato che l’esercito, truppe e ufficiali, erano in rotta con il regime. Uno dei porta parola del presidente aveva cercato di calmarli, cercando a sua volta di prendere le distanze dalla “fonte anonima”.

Tre giorni dopo Morsi ha dichiarato di avere piena fiducia nell’esercito  e il più profondo apprezzamento per il ministro della difesa, subito pubblicata sui giornali accanto a una foto del presidente seduto accanto a El-Sisi nell’ufficio presidenziale. Forse la ‘voce’ era stato un tentativo diffuso dai Fratelli per valutare quale tipo di redazione ci sarebbe stata nel caso il ministro fosse stato dimesso. In ogni caso l’incidente può anche essere visto come segnale di uno scontro tra esercito e Fratellanza.

Morsi si era reso conto del problema lo scorso novembre, durante le violente dimostrazioni guidate dall’opposizione per protestare contro la nuova costituzione islamica e la dichiarazione presidenziale che garantiva al presidente il potere legislativo e la piena immunità per le sue decisioni.

L’esercito emise un comunicato in favore del dialogo fra “entrambe le parti”, sottolineando però la “legittimità del popolo”.

D’improvviso l’esercito agiva come una forza indipendente dal regime,dal momento che attribuiva la legittimazione al popolo e non ai governanti, anche se erano stati eletti  democraticamente in libere  elezioni. Dopo alcuni colloqui, frettolosi  e segreti,  l’esercito haritirato il suo comunicato. I Fratelli, comunque, non dimenticheranno che l’esercito non riconosce la legittimità del presidente eletto.

Specialmente dopo le dimostrazioni avvenute a Port Said il mese scorso fra l’opposizione e le forze di sicurezza, che hanno causato 60 morti,  El-Sisi ha dichiarato che l’esercito era pronto a intervenire “ per prevenire il crollo del Paese se non veniva trovata una soluzione politica”.  Subito  El-Sisi è stato citato per aver affermato che non avrebbe permesso ai Fratelli Musulmani di impadronirsi dell’esercito.
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La reazione della Fratellanza è stata rabbiosa e la Suprema Guida Mohammed Badie ha condannato “ la diffusa corruzione dell’esercito”. Questa volta è toccata all’esercito di protestare e a Badie di scusarsi.

Il Gen.Sedki Sobhi, comandante in capo dell’esercito, ha aggiunto benzina sul fuoco affermando che “ l’esercito non si occupa di politica, ma controllerà le manifestazioni pubbliche se il popolo lo chiede”. Alle parole sono seguiti i fatti.

Quando Morsi ha dichiarato lo stato di emergenza nella zona del Canale di Suez dopo gli scontri di Port Said e imposto il coprifuoco, l’esercito non ha eseguito l’ordine, costringendo Morsi a ritirare lo stato di emergenza.

El-Sisi aveva colto Morsi di sorpresa, creandogli un grande imbarazzo, quando emise un decreto ministeriale che dichiarava “zona militare proibita, profonda 5 km. esclusa la città di Rafah’ il confine est dell’Egitto con Israele e la Striscia di Gaza”.

Vendere o affittare quel territorio era proibito, perchè la zona era di importanza militare strategica. Il decreto era stato emesso qualche giorno dopo che il governo egiziano, nel tentativo di migliorare le relazioni con i beduini del Sinai, li avevano informati che potevano vendere o affittare le loro terre nella Penisola.

El-Sisi si era comportato in modo da rafforzare i controlli sulla zona di confine dove l’esercito cerca di prevenire l’infiltrazione di jihadisti che da Gaza cercano di entrare in Egitto, per attaccare poi Israele dal territorio egiziano, e controllare altresì il contrabbando attraverso i tunnel. Aveva, apparentemente, “dimenticato” di consultarsi con il presidente quando aveva emanato il decreto, il che però rientrava nelle sue prerogative ministeriali.

Il decreto ha risvegliato una nuova ondata di collera da parte dei beduini, che hanno iniziato una campagna di disobbedienza civile se non verrà revocato. L’esercito sta cercando di negoziare con loro, ma senza risultati, per cui la situazione rimane molto delicata.

Poi si è saputo che il Consiglio Supremo delle Forze Armate stava discutendo sulla situazione del Paese, senza informare il presidente, che è ufficialmente il capo del Consiglio stesso. Gli incontri sono stati definiti “informali”, ma la cosa non è stata digerita bene da Morsi.

Le tensioni fra l’esercito e la Fratellanza sono fonte di profondo disagio per il regime. Morsi si era sbarazzato, in fretta e in modo imprevisto, dei precedenti comandanti dell’esercito dopo poche settimane dalla sua elezione, nominando in sostituzione El-Sisi e Sobhi, giudicati devoti musulmani. Di El-Sisi si diceva fosse membro della Fratellanza.

Si è poi saputo che El-Sisi, malgrado la moglie portasse il velo, non faceva parte della Fratellanza. Infatti, alcuni dirigenti di alto livello all’interno del Partito Giustizia e Libertà avevano cercato di farlo dimettere, e il giornale ufficiale del partito l’aveva per settimane ignorato completamente, fino a che lo stesso Morsi  aveva spiegato alla Fratellanza che non era possibile fare marcia indietro.

I Fratelli Musulmani sono subito intervenuti per ricordare che l’esercito era sempre stato contro il loro movimento – da Nasser a Mubarak- e che Sadat era stato assassinato da terroristi islamici cresciuti all’interno della Fratellanza.

Circola insistente la voce che la Fratellanza sta formando una milizia clandestina destinata al controllo dell’esercito, pronta a confrontarsi con lo stesso esercito in caso di necessità.

E dato che lo scontro tra il regime e l’opposizione non accenna a diminuire, il presidente ha indetto le lezioni parlamentari per una data che non vada oltre i due mesi da fine aprile.

Morsi farà tutto quanto potrà per impadronirsi completamente del Paese prima che si formi il nuovo parlamento in Luglio. L’opposizione si sta organizzando per boicottare le elezioni se non viene formato un nuovo governo di unità nazionale, per garantire che saranno elezioni libere e corrette. La forte minoranza copta è indignata perché le votazioni si terranno durante la settimana della loro Pasqua, tutto questo mentre l’economia nazionale è ormai in caduta fuori controllo. 

Potrà fare qualcosa l’esercito ? Da un lato, la nuova costituzione gli garantisce poteri aldilà dell’immaginabile. Dall’altro, l’esercito, per così lungo tempo simbolo della grandezza dell’Egitto, non può rimanere indifferente al lento degrado del Paese.

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs.
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