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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Intolleranza nel nuovo Egitto: stop ai pellegrini ebrei 17/01/2012

Intolleranza nel nuovo Egitto: stop ai pellegrini ebrei
di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana) 


Zvi Mazel    Anwar Sadat con Menachem Begin

Il pellegrinaggio che si tiene ogni anno alla tomba del rabbino Abu Hatzeira non avrà più luogo. Così hanno stabilito le autorità egiziane, giustificando la decisione con le “circostanze” che impedirebbero la sicurezza delle comitive di ebrei venute per pregare sulla tomba del venerato rabbino. Da fonti egiziane si apprende che le ambasciate dei paesi dai quali proviene la maggioranza dei pellegrini, Israele,Marocco e Russia (?), sono state informate che non riceveranno visti di entrata in quella occasione. 

Ci saranno, ovviamente, coloro per i quali si tratta di una decisione comprensibile, vista l’instabilità che regna nel paese, con le manifestazioni di odio contro Israele e la ripresa dell’antisemitismo, dopo che i partiti islamisti hanno preso più del 70% dei seggi in parlamento. Altri, che avevano sperato di trovare maggiore tolleranza verso la libertà di religione nel nuovo Egitto post rivoluzione, daranno un giudizio differente. 

Nato nel 1805 in Marocco, Yaakov AbuHatzeira, “Abu Yaakov” per gli ebrei marocchini, nonno di Baba Sali sepolto a Netivot,  era in viaggio verso Gerusalemme quando morì nella cittadina di Damanhur, a una sessantina di chilometri a sud-est di Alessandria. Divenuto oggetto di grande venerazione per la sua conoscenza della Torah e della Kabalà, la sua tomba veniva visitata ogni anno dagli ebrei egiziani e marocchini all’inizio di gennaio, data della sua morte, per la “Hilulà”, la cerimonia tradizionale.  Ci fu l’interruzione durante la seconda guerra mondiale e nel 1948, l’anno della fondazione dello Stato di Israele, poi il pellegrinaggio riprese dopo il trattato di pace israelo-egiziano, con l’arrivo di migliaia di fedeli dal Marocco e da Israele. Ma quando la pace divenne fredda, se non glaciale, l’arrivo dei pellegrini cominciò a provocare reazioni ostili. Iniziarono campagne stampa apertamente antisemite, che identificavano nella celebrazione un tentativo di ‘giudaizzare’ il luogo, fino a vedervi la volontà di costruire una colonia israeliana, una testa di ponte finalizzata alla conquista dello stesso Egitto. “ Mi hanno detto che qui è stato sepolto un santo”, ha dichiarato un abitante della cittadina a un giornale egiziano, “ ma mi chiedo, un ebreo può essere un santo ?”. 

I sentimenti anti-israeliani, acutizzati durante la seconda intifada,  causarono l’interruzione del pellegrinaggio, innescando un processo contro il governo egiziano accusato di mettere in pericolo l’indipendenza del paese. Un tribunale ordinò in prima istanza la distruzione della tomba e la cancellazione definitiva della cerimonia, ma il governo ricorse in appello, ottenendo l’annullamento provvisorio della prima sentenza. Il pellegrinaggio riprese nel 2004, quando grazie ad una generosa offerta di un filantropo ebreo, la tomba, ormai molto degradata, venne restaurata. Il governo Mubarak, rifiutandosi di cedere all’opposizione islamista, aveva bene o male garantito la continuità della celebrazione annuale e la sicurezza dei pellegrini.

Accusato di essere una dittatura e di violare i diritti umani, questo governo è crollato. Paradossalmente, la sua caduta ha infiammato gli attacchi contro gli ebrei e Israele. Da sempre fuori legge, il movimento dei Fratelli Musulmani, forte dei successi elettorali, non esita più a propagandare l’ideologia antisemita del suo fondatore, Hassan al Banna, “ gli ebrei sono responsabili del declino dell’islam e dell’Occidente”, e del suo principale teorico, Sayed Qutub, autore di “ La mia battaglia contro gli ebrei “. Quest’anno, all’avvicinarsi della data del pellegrinaggio, ci fu un vero e proprio dilagare di odio, il cui scopo era impedire l’arrivo dei pellegrini. Spinti dai Fratelli Musulmani, una quindicina di rappresentanti dei partiti e movimenti politici, hanno organizzato una conferenza stampa a Damanhur, nella quale Gamal Heshmat, deputato appena eletto nel partito dei Fratelli Musulmani, dal nome ingannevole di “Partito della Libertà e della Giustizia”, ha dichiarato “ per gli ebrei, venire sarebbe un’operazione suicida, tenuto conto del rifiuto egiziano alla loro presenza”. Aggiungendo “ il problema Abu Hatzeira è quello del popolo egiziano che rifiuta la normalizzazione, così come la presenza anche di un solo sionista sulla terra egiziana”. Riconosce che gli accordi di Camp David parlano di normalizzazione, ma aggiunge “ nessuno può obbligare gli abitanti di Damanhur ad accettarla”. Si impegna quindi solennemente, con l’aiuto dei suoi compagni, a impedire a qualsivoglia ebreo l’ingresso nella città. Ci sono, secondo lui, altre soluzioni, per esempio la distruzione della tomba e il trasferimento in Israele di quello che rimane. Il delegato del partito Karame, di tendenza nasseriana, la cui ideologia reclama apertamente l’abolizione del trattato di pace, vede nel pellegrinaggio un tentativo da parte di Israele di impadronirsi dell’Egitto. Il presidente dell’ordine degli avvocati di Damanhur annuncia che la sua organizzazione aprirà un nuovo processo mirato alla distruzione della tomba del rabbino e delle altre ebraiche situate nelle vicinanze, in base all’articolo 5 di una legge del 1966, che consente la distruzione di un cimitero in nome dell’interesse pubblico se non vi sono state sepolture da almeno quindici anni, dimenticando però che la tomba del rabbino va invece considerata un luogo sacro per gli ebrei. La denuncia si richiama alla prima sentenza del tribunale del 2001, ecco alcuni passi: “  quando gli ebrei vivevano in Egitto, erano solo tribù nomadi prive di civiltà, portavano al pascolo i loro animali e vivevano in tende; non hanno lasciato nessuna traccia significativa della loro presenza al tempo dei Faraoni. La tomba di Abu Hatzeira non è altro che quella di un semplice individuo e non quella di un sant’uomo, il cui valore culturale o religioso sia suscettibile di essere considerato facente parte dell’eredità egiziana. Ne deriva che la decisone del Ministro della Cultura Faruk Hosny, secondo il quale la tomba di Abu Hatzeira e le altre tombe ebraiche vicine sono equivalenti ai siti islamici o copti, è una violazione della legge, perché si basa su un errore storico che sfida l’essenza del popolo egiziano, il quale è l’unico sovrano nella propria patria da sempre.” 

E’ il caso di ricordare che gli ebrei hanno continuato a risiedere in Egitto per tremila anni dopo l’era dei Faraoni, e che hanno vissuto sulle rive del Nilo molto prima dell’arrivo dell’islam ? E il loro contributo all’economia, alla cultura e anche alla vita politica egiziana ? Come dimenticare i documenti scoperti alla Ghiza del cairo, gli ebrei illustri come Maimonide, Ramban cha hanno fatto parte del popolo egiziano ? In tempi più vicini, era stato all’ebreo Joseph Cattawi che il re Fouad era ricorso per nominarlo Ministro delle Finanze, in un’epoca nella quale – erano gli anni ’20 e ’30 – vi erano ebrei fra gli atleti che rappresentavano l’Egitto ai Giochi Olimpici… senza dimenticare le stelle dello spettacolo e del cinema… la cantante Laila Mourad, il compositore Daoud Hosny. L’arrivo del nazionalismo, con l’antisemitismo, ha posto fine a una comunità fiorente; solo al Cairo, prima della seconda guerra mondiale, vi erano 34 sinagoghe. Partiti, loro malgrado, verso l’esilio, privati di tutti i loro beni, gli 80.000 ebrei d’Egitto hanno trovato rifugio ai quattro angoli della terra. 

La domanda che dobbiamo porci oggi con forza è sapere che cosa volevano veramente quei giovani che proprio un anno fa manifestavano nella piazza Tahrir per rivendicare libertà e democrazia. Era sincera la loro speranza in un Egitto veramente democratico, tollerante e rispettoso dei diritti umani ? Oppure rappresentavano soltanto i musulmani sunniti che sono la maggioranza ? Si ha sempre più l’impressione che l’alba nuova sognata dai Fratelli Musulmani non è che un’altra forma di dittatura, dove il fanatismo religioso impregnato di antisemitismo farà di tutto per imporsi.

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


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