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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Alla ricerca di un partito islamico moderato 21/11/2011

Alla ricerca di un partito islamico moderato
di Zvi Mazel
(traduzione di Angelo Pezzana)

  Fratelli Musulmani     Zvi Mazel

E' opinione comune in Occidente che il risultato delle elezioni in Tunisia abbia dato la vittoria a un partito islamico moderato.
  Purtroppo non è così: il partito Ennahda è fortemente ancorato al movimento islamista e si richiama alla scuola dura e pura dei Fratelli Musulmani. L’Occidente fatica ad abbandonare il miraggio di una primavera araba, la giudica una nuova alba per i popoli del Medio Oriente dopo decenni di dittature, sono impreparati alla democrazia.
E’più facile abbattere un regime che costruirne uno nuovo, in questo caso creare un regime democratico in paesi dove molti anni di dittatura non hanno consentito l’emergere di forze liberali.

 I partiti che si proclamano di centro, apparsi dopo la caduta di Ben Ali in Tunisia e Mubarak in Egitto, sono ancora allo stato embrionale; ci vorranno degli anni perché progrediscano e si facciano conoscere dagli elettori.
Lo spazio politico appartiene per ora ai Fratelli Musulmani e, in misura minore, ai movimenti ultra nazionalisti di scuola nasseriana e ai partiti dell’estrema sinistra comunista.

I giovani scesi in strada per chiedere giustizia e condizioni di vita migliori, si sono trovati ben presto sconfitti da forze schierate su fronti opposti. L’islam e le tradizioni feudali arabe non hanno preparato i popoli alla democrazia. Diritti dell’uomo ( e della donna !), separazione della religione dalla politica, regime parlamentare basato sul suffragio universale e separazione dei poteri, sono dei valori sconosciuti alla tradizione araba, dove l’islam insegna che tutto deriva dal Corano e dagli Hadit. 

I Fratelli Musulmani

 Con la conseguenza che i Fratelli Musulmani, da fuorilegge, perseguitati o tollerati per decenni, sono oggi la forza politica e religiosa più potente e meglio organizzata in tutti i paesi arabi. Fondata nel 1928 in Egitto, aveva come obiettivo iniziale la riunificazione di tutto il mondo arabo sotto le insegne dell’islam, la rifondazione del Califfato, abolito da Mustafà Kemal Ataturk, e infine la riconquista dei territori, già sottomessi all’islam a partire dal 7° secolo e poi perduti, come la Spagna, il sud della Francia e dell’Italia, la Sicilia, Cipro e Israele. Per estendere poi il dominio sul mondo intero.

Questo programma, che può sembrare utopistico, appare tuttavia ancora in cima agli scritti e alle dichiarazioni dei Fratelli Musulmani, che a partire dagli anni ’40, si sono diffusi in tutti i paesi arabi sotto la guida di Said Ramadan - segretario particolare di Hassan el Banna, fondatore del movimento - e padre di Tarik Ramadan.
Il movimento è riuscito a radicarsi profondamente malgrado le persecuzioni grazie alle sue attività benefiche, aiuti ai più bisognosi, costruzioni di ospedali e scuole, insieme a insegnamenti religiosi diffusi tramite cassette per raggiungere anche la popolazione analfabeta.
I finanziamenti sono arrivati prima dai milionari dei paesi del Golfo, poi dalle collette presso gli emigrati che vivono nei paesi occidentali.

I Fratelli Musulmani in Egitto,Libia, Siria,Yemen, Algeria, Marocco, Giordania, Gaza, Israele

Oggi dispongono di posizioni di forza in tutti i paesi arabi. In Egitto, dove le elezioni legislative si terranno il 28 novembre, ci sono già una dozzina di partiti islamisti, ma quello dei Fratelli Musulmani “ Libertà e Giustizia” è il più importante, e i suoi dirigenti non nascondono che il loro obiettivo è l’imposizione della 'sharia' come Costituzione e come sistema giuridico.
Il segretario generale di Ennadha in Tunisia, Hamadi Jbeli, da tutti considerato il prossimo capo del governo, ha dichiarato, alcuni giorni fa, di voler operare per la restaurazione del Califfato e per la conquista di Gerusalemme.
La maggior parte dei membri Consiglio Nazionale di Transizione in Libia, appartiene ai Fratelli Musulmani, i quali tengono in questi giorni il loro congresso nella città di Bengasi.
Vi sono Fratelli Musulmani nel Consiglio Nazionale siriano, alla guida dell’opposizione ad Assad. In Yemen, dirigono il partito Al Islah – la riforma – che guida la lotta contro il regime di Eli Abdallah Saleh; Taakul Barman, premio Nobel per la Pace di quest’anno, è membro del partito. Il FIS, fronte di salvezza algerino, è formato da Fratelli Musulmani, come il partito “ Giustizia e Sviluppo” in Marocco. In Giordania è lo stesso per il partito “Ala’mal” – azione-. Hamas, il movimento di resistenza islamica, a Gaza è guidato sempre da loro, lo stesso avviene in Israele per il movimento islamico.

L’indottrinamento

E’ importante ricordare che l’insegnamento dell’islam ha un posto predominante nei libri scolastici di tutti i paesi arabi, a tutti i livelli.
Si tratta di un vero e proprio indottrinamento. L’islam viene presentato come la sola, vera religione, tutte le altre sono ritenute infedeli, e questo aiuta a capire il ruolo fondamentale della religione nella vita quotidiana e la discriminazione che colpisce la minoranze etniche e religiose.
I paesi arabi non sono omogenei, essendo popolati da larghe minoranze nazionali e religiose : i curdi – 30 milioni, suddivisi fra Siria, Iraq, Iran e Turchia; i berberi nell’Africa del nord, 40% in marocco, 25% in Algeria e da 5% a 10% in Tunisia e Libia. Poi vi sono i copti in Egitto – da 10% a 12% della popolazione e i cristiani in Iraq, 2,5 milioni, ma la metà ha già lasciato il paese a causa dei terribili massacri messi in atto da Al Qaeda.
Queste minoranze oggi si ribellano e richiedono l’uguaglianza dei diritti che però nessun partito islamista è disposto a concedere.

 Il bilancio di questa presunta “primavera araba” è pesante. L’Egitto è nella tempesta, i Fratelli Musulmani sono al potere in Tunisia, in Libia la rivolta contro Gheddafi ha fatto da 30 a 50.000 morti e provocato una guerra civile tribale tutt’altro che conclusa, in Siria, migliaia di morti e non è in vista alcuna soluzione, in Yemen, una guerra civile sotterranea con centinaia di vittime. Le rivolte minacciano Giordania, Marocco, Algeria.

E l’Occidente ? Continua a cercare il partito islamista moderato, che arrivi a salvare la situazione…..


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