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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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L'Egitto al bivio 06/04/2011

L'Egitto al bivio
di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)


Zvi Mazel

Il Consiglio supremo delle Forze Armate (HCAP) che dalle dimissioni di Mubarak detengono il potere , ha emesso il 30 marzo scorso un comunicato nel quale dichiara di agire nel nome di una costituzione provvisoria, nella attesa che venga approvata una nuova. Questo comunicato solleva parecchie domande intorno alle intenzioni che l’hanno motivato, anche se al momento c’è molta confusione su entrambi i fronti, quello politico e quello costituzionale.

 

 

 

Il 19 marzo, il Consiglio ha indetto un referendum per chiedere  agli egiziani di esprimersi,  se accettare o respingere nove emendamenti proposti dalle Forze Armate. Una mossa stravagante, dopo tutto la costituzione è stata di fatto sospesa, quando, dopo le dimissioni del presidente, la legittimità del potere è stata presa dai rivoluzionari, anche perchè è da questi ultimi che alle Forze Armate è giunta la legittimazione. Il Consiglio aveva infatti sospeso la costituzione pochi giorni dopo avere assunto il comando. Ma indire un referendum ha significato che la costituzione era ancora in piedi, in attesa che i cittadini si esprimessero sui cambiamenti, che l’avrebbero trasformata in una ‘nuova’ costituzione, una risposta alle richieste di libertà e democrazia. Questo comunicato, infatti, emesso dalle Forze Armate, ratifica i cambiamenti e cancella di fatto la precedente costituzione.

 

 

 

Redigerne una nuova richiederà almeno un anno. Durante questo tempo il paese dovrà affrontare quattro campagne elettorali: il rinnovo della camera bassa del parlamento, quella alta, la presidenza e, alla fine dell’iter referendario, l’approvazione della nuova costituzione. In altre parole, l’Egitto si troverà in uno stato di incertezza per mesi, che vedranno la formazione di nuovi partiti politici, sicuramente altri conflitti, altra violenza.

 

 

 

Già prima del referendum del 19 marzo, si poteva valutare l’impatto degli schieramenti sulla scena politica. Guidavano il ‘si’ ai cambiamenti, i Fratelli Musulmani e il Fronte Democratico Nazionale – l’ex partito di maggioranza- mentre i partiti laici dell’opposizione erano schierati per il ‘no’. I candidati alla presidenza sono per ora Amr Moussa e Mohammed el Baradei, anche loro dalla parte del ’no’. Ma il 77% dei votanti ha risposto ‘si’ ai cambiamenti, di fatto accettando la vecchia costituzione. E’ apparso chiaro che i seguaci del vecchio regime, con alla testa lo scomodo alleato, hanno i numeri per sconfiggere l’opposizione laica, con i giovani che hanno fatto la rivoluzione  usando internet e i network, ma che non sono riusciti ad influenzare nè il voto nè l’opinione pubblica del paese. La grande maggioranza degli egiziani vive in piccole cità e nei villaggi, sono conservatori e devoti seguaci dell’islam. I Fratelli Musulmani, predicando il ‘ no’ ai cambiamenti, sapevano che questo era il modo migliore per difendere i loro interessi; temevano che una costituzione rinnovata avrebbe potuto promuovere la società civile a scapito di quella religiosa, con la cancellazione dell’articolo 2, che definisce l’islam religione di Stato e la Sharia quale riferimento base per tutte le leggi. Impostarono quindi la campagna elettorale in tutto il paese, con i loro uomini ai seggi elettorali ad influenzare e guidare il voto degli elettori, come avveniva prima con i rappresentanti dell’ex partito di maggioranza.  Si sono comportati come gli odiati servizi segreti del passato regime. I partiti laici hanno ottenuto un misero 23%, avevano creduto che l’ aver lottato con i giovani che riempivano Piazza Taharir e con una parte dei militari sarebbe servito ad avere una nuova costituzione prima delle elezioni parlamentari e presidenziali. Avrebbero voluto stabilire nuove regole, quali un sistema di governo con un presidente in un ruolo simbolico, come avviene in Israele e in  alcuni paesi europei. Ci sarebbe dovuta essere anche una discussione sull’articolo 2, ma la vittoria dei Fratelli Musulmani con l’ex partito di maggioranza, ha bloccato tutto, i partiti del vecchio regime, sotto la guida dei militari, sono di nuovo alla guida del potere. Era ciò che volevano i militari, oppure si sono trovati tretti fra laici e religiosi ?

 

 

 

Ci sono 63 articoli nel comunicato costituzionale  redatto dal Consiglio Supremo delle Forze Armate. In parte derivano dalla precedente costituzione. L’articolo 1, per esempio, dichiara che la Repubblica Araba d’Egitto è una democrazia e che il popolo egiziano è parte della nazione araba e sottoscrive questa unione. Questo testo modifica il precedente, che affermava che L’Egitto era una democrazia socialista fondata sull’unione dei lavoratori, una eredità dell’era socialista di Nasser. L’aver cancellato  ‘socialismo’ e  ‘unione dei lavoratori’può essre stato un passo positivo , ma l’Egitto è rimasto uno stato arabo, parte della nazione araba,con l’aspirazione di farne parte, con la significativa esclusione delle minoranze religiose e etniche. L’articolo 2 rimane immutato, mantiene la discrimanzione contro i copti, che sono circa il 10% della popolazione. Altri articoli stabiliscono l’uguaglianza di fronte alla legge, libertà di parola, libertà di riunione e diritti umani,  ma gli stessi articoli nella precedente costituzione non hanno impedito l’affermarsi della dittatura e la totale violazione dei diritti umani. E’ stato eliminato un altro articolo del vecchio testo,  quello che stabiliva che la metà dei rappresentanti della camera bassa dovevano esser ‘lavoratori e contadini’, un’altra definizione dell’era nasseriana. Naturalmente il regime militare fa affidamento su queste due categorie per essere sostenuto in questo periodo di transizione, per cui saranno loro ad essere gran parte del futuro parlamento. Sono però le pesanti leggi sull’emergenza a non essere state cancellate, anche se qualcuno sostiene che verranno sospese prima delle elezioni di settembre.  In ogni caso il nuovo testo stabilisce che nuove leggi d’emergenza possono essere nuovamente approvate, se la situazione lo richiede, per un periodo di sei mesi,  ma devono avere l’approvazione del parlamento. Prima di questo comunicato, il regime militare ha emesso una legge che proibisce lo sciopero mentre sono in vigore le leggi d’emergenza .E dato che sono ancora in vigore, questa legge ha effetto immediato, delegando all’esercito il potere di porre fine ai molti scioperi sorti dopo la rivoluzione, che hanno danneggiato gravemente l’economia del paese. Questa decisione è sorprendente,  perchè contraddice sia lo spirito della rivoluzione che la libertà di riunione compresa nella dichiarazione.

 

 

 

E’scattata immediatamente, dopo la pubblicazione, la protesta dei bloggers, che sono arrivati a definire finito lo spirito della rivoluzione. E’ il passato regime con la sua costituzione, che continua, hanno detto, malgrado alcuni cambiamenti contenuti nel referendum, quali l’elezione del presidente per soli due mandati di quattro anni ciascuno, mente Mubarak aveva potuto essere rieletto ogni volta, dopo il termine di sei anni. Ci sarà un controllo giuridico sui risultati elettorali, saranno più semplici le modalità per candidarsi al parlamento e alla presidenza. Malgrado siano cambiati diversi regolamenti, è rimasto valido il divieto di formare un partito su basi religiose o etniche. Ciò malgrado, le forze politiche vecchie e nuove hanno protestato perchè è ancora difficile e complicato fondare un nuovo partito prima delle imminenti elezioni parlamentari. Anche i Fratelli Musulmani hanno affermato che per loro sarà difficile formare un partito in grado di partecipare alle elezioni, dato che la loro qualifica di partito religioso li aveva anche prima esclusi dalle elezioni. L’aver mantenuto questa clausola è interessante, se si considera il grado di collaborazione che esiste fra il regime militare e il movimento che ha sostenuto il referendum, che aveva avuto tutte le garanzie di libertà di espressione durante la propaganda elettorale. Due rappresentanti del comitato avevano una marcata origine  islamista, il presidente, uno studioso dell’islam, e il secondo, un membro della Fratellanza. Tutti gli altri erano figure indipendenti o giuristi costituzionali.

 

 

 

Il regime militare è probabilmente diviso tra la necessità di avere un appoggio dai Fratelli Musulmani per quanto riguarda il controllo sociale, e la riluttanza a riconoscergli uno status legale,  e quindi una totale libertà di movimento. Malgrado le alte cariche dell’esercito siano conservatrici e religose, non sono considerate fanatiche. Da sempre hanno impedito alla Fratellanza di infiltrarsi nell’esercito, anche se non sappiamo con quale risultato, escludendoli da posizioni di rilievo. Sono stati però liberati  tutti i prigiornieri politici appartenenti alla Fratellanza e il ritorno in patria a quelli condannati all’esilio. Sono stati rilasciati anche i membri del gruppo Gamaa al Islama, compresi i cugini Zomor, che avevano partecipato all’assassinio di Sadat.

 

 

 

Secondo quanto stabilito dal comitato, le elezione di entrambe le camere si terranno in settembre, entro sei mesi verranno convocate per una seduta comune, durante la quale verranno scelti cento delegati, che costituiranno un assemblea con il compito di redigere engtro sei mesi la nuova costituzione, dopodichè verrà sottopopsta a referendum. A quanto si può presumere oggi, l’elezione del presidente avverrà dopo quella del parlamento, probabilmente in novembre, anche se alcuni ritengono che ciò avverrà dopo l’approvazione della nuova costituzione, non prima dell’ agosto 2012.

Come abbiamo visto, ci aspettano tempi contrassegnati da battaglie politiche, con i vecchi partiti in cerca del perduto potere e con quelli nuovi in cerca di affermazione. I Fratelli Musulmani faranno di tutto per accrescere quanto hanno già conquistato, ma avranno di fronte la concorrenza delle organizzazioni salafite, che si rivolgono allo stesso elettorato, come la Gamaa Islamiyia, che sta progettando la fondazione di un suo proprio partito. Si tratta di vedere fino a che punto sarà consentito a entrambi di presentarsi, vista la loro struttura religiosa.

 

 

 

La battaglia per la presidenza vede Amr Moussa e Mohammed el Baradei, che hanno già annunciato la loro candidatura, come ha anche già fatto Ayman el Nur, a capo di El’ad (domani), il partito che si era opposto a quello di Mubarak nel 2006. Altri candidati sono Hisham Elbestawicshi, vice-presidente della Corte d’Appello, Abd el Moneim Abd Elfoutouh, della Fratellanza e Field Marshall Magdi Hatata, già comandante dell’esercito e altri.

 

 

 

Si annuncia una dura lotta, il regime militare dovrà lavorare duro per imporre le nuove regole. Secondo la dichiarazione costituzionale, il comitato trasferirà il potere alle istituzioni civili dopo le elezioni presidenziali, anche se rimane da vedere se il programma verrà rispettato. Così come la reazione dei giovani rivoluzionari. Si considereranno soddisfatti oppure torneranno a dimostrare per protesta  contro leggi che non avranno accolto le loro richieste di una completa democrazia, richieste che sono state alla base del coraggio dimostrato contro il potere del regime di Mubarak e la paura della reazione dei servizi segreti, entrambi usciti sconfitti ?

 

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Romania,Egitto e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora a Informazione Corretta.


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