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Ugo Volli
Cartoline
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Meglio essere forti che carini 29/05/2018

Meglio essere forti che carini
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,
se una cosa abbiamo imparato da questi anni di politica internazionale, è che non bisogna essere simpatici e carini per avere successo. Putin non è certamente un uomo simpatico, puzza troppo di servizi segreti, si fa fotografare in pose u po’ mussoliniane, non è certamente un piacione alla Macron o alla Obama, ma è riuscito a prendere un paese al collasso e a riportarlo fra le gradi potenze, anche se oggettivamente ha ancora grandi elementi di debolezza (per esempio un Pil di dimensioni simili a quello dell’Italia, lontanissimo dagli Usa). Trump ha raccolto una serie stupefacente di successi nell’ultimo anno, dalla rinegoziazione del deficit commerciale con la Cina alla trattativa con la Corea e l’ha fatto usando le maniere forti, minacciando sanzioni economiche e militari.

Anche Israele non è simpatico al mondo, per la sua irragionevole (agli occhi delle anime belle progressiste) ostinazione a voler vivere. Ma proprio questa “dura cervice” e questi modi decisi in Medio Oriente pagano molto e assicurano successi concreti, di quelli che non riguardano “l’immagine” ma la sostanza, i rapporti di forza sul terreno. Uno di questi successi, ben noto, anche se trattato dai media come un crimine è stata la resa di Hamas, la rinuncia al tentativo di invasione di massa da Gaza. La stessa cosa era accaduta qualche anno fa per un tentativo siriano sul Golan.

Ma ci sono indizi di successo ben più concreti, che riguardano il fronte veramente pericoloso sul piano strategico, quello siriano, dove Israele, com’è noto, si comporta in maniera molto ruvida, bombardando sistematicamente le basi, i trasporti e i depositi d’armi iraniani e di Hezbollah, con cui gli ayatollah puntano a costruire una potenza militare sufficiente a combattere lo stato ebraico. E’ di ieri la notizia che Israele ha notificato a Russia e Usa di no porre più limiti geografici alla propria interdizione dell’armamento iraniano in territorio siriano. E la cosa funziona. Sembra che l’esercito siriano abbia deciso che non gli conviene più avere truppe iraniane nelle proprie basi e abbia intimato loro lo sfratto (https://www.jpost.com/Middle-East/Report-Syrian-Air-Force-bars-Iran-from-using-its-bases-558539). Se confermata, questa è una notizia importantissima, l’anticipazione di una vittoria strategica.

Per Israele questo significa non la mitica pace, ma tornare a un conflitto normale (https://www.jpost.com/Middle-East/Israel-and-Iran-revert-back-to-familiar-patterns-in-Syria-558530), senza il rischio di esplosioni di guerra che aveva fatto definire a qualcuno il mese di maggio ormai in via di conclusione come il momento più pericoloso da decenni. Ci sono parecchie ragioni per cui questa esplosione o è avvenuta, come il ruolo di equilibratore che si è assunta la Russia (https://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Why-the-month-of-May-did-not-see-an-all-out-Middle-East-explosion-558517), ma la prima è la forza militare di Israele, la sua determinazione, la guida lucidissima di Bibi Netanyahu e la sua credibilità internazionale.

Di questo quadro fa parte anche, a quanto si dice (https://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Report-Israel-Iran-engage-in-indirect-negotiations-over-Syria-fighting-558519) il riconoscimento pratico da parte dell’Iran della necessità di intendersi con Israele, al di là delle sparate propagandistiche. Gli ayatollah negli ultimi mesi hanno perso centinaia di combattenti e hanno subito danni materiali molto importanti ai loro armamenti in Siria, senza essere stati in grado di impensierire l’esercito israeliano. E’ una disparità strategica che ovviamente non è affatto garantita per sempre, ma che li obbliga a trattare e ad accettare la necessità di tenersi lontani dalle zone vitali per Israele. Questo sembra sia stato concordato in “trattative indirette” che si sono svolte nei giorni scorsi in Giordania.

Anche in questo caso, insomma, la ricetta è chiara ed è esattamente il contrario dei luoghi comuni buonisti che circolano in Europa e facevano parte del vangelo obamiano. E’ con la forza, con la decisione, con le armi che si difende la civiltà, tenendosi fermi alle proprie ragioni e alla propria dignità, non certo con gli ignobili inchini praticati dai “progressisti”.

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Ugo Volli


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