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Ugo Volli
Cartoline
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Una scelta storica 09/05/2018

Una scelta storica
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Trump firma il documento che reintroduce sanzioni contro l'Iran

Trump ha eliminato l’accordo con l’Iran (JCPOA). Checché ne dicano Mogherini e soci, non ha fatto solamente uscire gli Stati Uniti dall’accordo, ma ha reso in prospettiva impossibile la sua continuazione. Quando saranno pienamente messe in atto le sanzioni contro l’Iran che ha dichiarato di voler restaurare alla regolamentazione precedente JCPOA e anche di voler inasprire, non solo fabbriche americane come la Boeing, che aveva stretto un contratto gigantesco per fornire aerei di possibile utilizzo anche militare, ma pure le aziende europee come Eni e Total e magari le ditte tedesche che hanno fornito all’Iran i materiali con cui Assad ha fatto le sue armi chimiche, dovranno decidere se fare commercio con l’Iran o con gli Stati Uniti. Soprattutto le banche dovranno scegliere, perché se finanzieranno le esportazioni a Teheran saranno duramente punite dagli Stati Uniti. Alla fine resteranno a fare commercio con gli ayatollah i suoi protettori internazionali, innanzitutto la Russia e poi la Cina, che sono già sotto sanzioni (la prima) e a rischio di riceverle (la seconda) e che comunque saranno danneggiate da questa scelta. L’economia iraniana, che è in gravi difficoltà (il rial ha perso il 50% del suo valore nell’ultimo anno) non potrà più sostenere l’imperialismo degli ayatollah e alimenterà lo scontento della popolazione.

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La politica di Teheran, non solo il suo armamento, saranno messi in crisi. I governanti persiani hanno dichiarato che comunque manterranno fede all’accordo, insieme agli europei, a russi e a cinesi: è una scelta politica in parte obbligata. Se infatti ci fossero le prove della ripresa del processo di costruzione dell’armamento nucleare, non c’è dubbio che questo sarebbe considerato u n casus belli da parte di Israele e probabilmente degli Stati Uniti.

Insomma, quel che è successo ieri è davvero un fatto storico, che ha cancellato la politica di Obama di concessioni e sostegno al regime degli ayatollah. Non a caso, a parte gli irriducibili europei e i russi e i cinesi, chi ha protestato contro la scelta sono stati Kerry e Obama (redivivo dopo un lungo silenzio) e i loro fedeli, come quella Elizabeth Warren che potrebbe essere l’avversaria obamiana o sandersiana di Trump alle prossime elezioni.

Nel suo discorso Trump ha detto chiaramente le ragioni di questa scelta. Nonostante quel che hanno ripetuto a macchinetta Kerry e Mogherini e anche Macron e Merkel, il patto era pieno di buchi. Il primo dei quali era la scadenza. In cambio di una valanga di denaro e della riammissione a pieno titolo nella comunità internazionale, l’Iran si impegnava a sospendere l’arricchimento dell’uranio, cioè la preparazione del combustibile per la bomba, solo fino al 2025, senza dover distruggere le macchie e le istallazioni necessarie, senza perdere neppure la proprietà dell’esplosivo già preparato, che era solo messo sotto custodia. Fra pochi anni la preparazione delle armi nucleari sarebbe stata perfettamente legale. Inoltre gli “stringenti” controlli dell’Agenzia Atomica escludevano proprio i siti militari, dove naturalmente si preparano le armi. Qui l’accordo era che le ispezioni venissero condotte... dall’Iran stesso, immaginatevi con che credibilità. Dall’accordo erano esclusi i missili balistici capaci di portare le bombe atomiche e già oggi di colpire pesantemente non solo Riad e Tel Aviv, ma anche Atene, Sofia, Bucarest, Mosca e presumibilmente anche Vienna e Roma.

Infine, l’Iran non si impegnava affatto a cessare la sua politica aggressiva in Medio Oriente, cioè l’assalto alla Siria, al Libano, a Israele, all’Arabia Saudita: una politica imperialistica che, come ho detto prima, è stata finanziata negli ultimi anni dai denari provenienti dal JCPOA e dalle vendite petrolifere che esso consentiva. Non a caso ieri, proprio mentre Trump firmava l’accordo, s è stato lanciato un allarme generale nella parte settentrionale del paese, perché c’erano indizi, non ancora dissolti nonostante un’azione preventiva israeliana, di un possibile assalto di missili iraniani.

Più in generale, la politica dell’JPCOA era quella di favorire o addirittura di pagare i nemici della pace, sperando di acquietarli soddisfacendo il loro imperialismo. Quel che accadde nel 1938 a Monaco fra Chamberlain, Mussolini e Hitler, coi risultati che sappiamo. Non a caso Israele si era opposto dall’inizio a quell’accordo, ottenendo l’appoggio della maggioranza del Congresso americano. Questa è fra l’altro la ragione per cui Trump può cancellare l’JCPOA con un tratto di penna: sapendo di non avere in Senato la maggioranza richiesta dalla Costituzione americana, Obama non ne fece mai un trattato vero e proprio, con valore legale.

Quella politica di dare forza e soddisfazione ai nemici aggressivi con la speranza che si chetino non ha mai funzionato e non l’ha fatto neppure questa volta. Rafforzare e premiare i nemici, come ha fatto sistematicamente Obama e come vuol fare l’Europa, è la ricetta per la guerra e per la sconfitta. Trump ha fatto il contrario, ritornando alla politica che ha fatto grande l’America e ha salvato il mondo nell’ultimo secolo da fascismo, comunismo e speriamo lo faccia con l’islamismo. La sua scelta è davvero storica.

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