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Ugo Volli
Cartoline
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Cartolina di viaggio 7: Il segreto 20/04/2018

Cartolina di viaggio 7: Il segreto
Di Ugo Volli

Dopo la festa dell’indipendenza, le musiche e i balli di strada, la sfilata degli aerei e delle navi militari, anche il nostro viaggio è finito là dov’era incominciato, nel grande spazio circolare dell’aeroporto Ben Gurion con la fontana al centro, i partenti seduti ai tavolini dei bar e coloro che arrivano in corteo dietro i vetri del primo piano. Quando poi dopo il decollo si arriva subito sul mare e le torri di Tel Aviv scompaiono dietro l’aereo, risulta difficile sottrarsi al sentimento, non percepire una qualche lacerazione interiore o almeno il senso di una mancanza che noi ebrei ci portiamo dentro da secoli e che si rivela con forza in questo momento. Ma mi sembra chiaro che anche chi non ha un rapporto antico con questo posto, come certamente la maggior parte dei componenti del gruppo che ho accompagnato in questa settimana, provi del rimpianto.

Perché Israele, con tutti i suoi problemi politici e militari, con i limiti della sua organizzazione ancora troppo burocratica, con la piccolezza e lo sfruttamento intensivo dello spazio che ne consegue, per tutti coloro che non sono prevenuti è comunque, a prima vista, un posto speciale. Non sono solo i successi economici, diplomatici e tecnologici, che per essere apprezzati richiedono informazioni e conoscenze di sfondo che non sempre sono alla portata di tutti.

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C’è qualcosa di più largo dell’appartenenza e di più immediato della conoscenza che rende l’esperienza di Israele così coinvolgente (ripeto: per tutti quelli che la compiono e lo fanno senza pregiudizio, e questa esperienza è una delle ragioni per cui è così importante organizzare questi viaggi. Questo qualcosa è difficile da definire precisamente, ma è facile da sentire e sta nel carattere così particolare del popolo israeliano. Non si tratta solo della differenza così vasta per provenienze e dunque aspetti fisici e cultura, fra chi ha famiglie provenienti dalla Russia, dall’Etiopia o dall’Iraq, con tutte le possibili mescolanze di questi tratti; e neppure della varietà religiosa e dunque di abbigliamenti e atteggiamenti, fra musulmani e cristiani ed ebrei fedeli alla tradizione polacca o quella orientale, oppure religiosi moderni o laici. Tutto questo rende il panorama umano variopinto e a tratti pittoresco, certamente molto attraente sul piano culturale e anche fisico.

Ma c’è di più, un modo di essere diffuso che è tipicamente israeliano ed è alla radice dell’attaccamento dei visitatori di cui sto parlando. Un aspetto di questo modo di essere è la giovinezza, e anche di più la prevalenza di bambini e ragazzini. La famiglia media israeliana ha tre o quattro figli, e li fa volontariamente, perché questo dato è diffuso sia fra religiosi sia fra laici che non hanno freni etici alla contraccezione; il che rivela un amore della vita e una fiducia nell’avvenire che in Europa ci sogniamo, ma dà anche al paese un carattere dinamico, un’apertura al futuro, una disponibilità che conquistano.

Una delle conseguenze di questa prevalenza di giovani, ma anche di essere stato all’inizio rifugio di masse diseredate e oppresse, spesso sfuggite per un pelo al genocidio è il grande e fiero senso della libertà, la disponibilità a prendersi la propria responsabilità fino in fondo, il gusto diffuso dell’indipendenza e della sperimentazione,anche di quella imprenditoriale, il coraggio nel seguire strade nuove. Gli eroi di Israele sono militari e scienziati, politici e uomini di cultura che hanno osato andare per la loro strada e magari sono caduti per questo, ma spesso hanno avuto successo.

Questo amore per la libertà qualche volta produce degli eccessi di sicurezza e di individualismo e dunque dei conflitti, ma in generale assume un aspetto gentile e allegro, produce un’energia euforica, che è davvero entusiasmante. Quasi chiunque ci si trovi di fronte fra il lavoro e l’amicizia e la semplice conoscenza casuale dà l’impressione di essere entusiasta, contento di quel che fa, di dove si trova, delle proprie possibilità. E’ raro vedere una persona svogliata o depressa o anche solo pigra. Quest’energia, quest’amore concreto delle vita è forse il grande segreto di Israele, ciò che ne fa il paese capace di resistere a grandi pressioni e stress e di farsi amare da chi lo conosce. Tornati in Italia, è impossibile non rimpiangerlo.

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