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Ugo Volli
Cartoline
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Ma perché lo fanno? 26/03/2018

Ma perché lo fanno?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: il "moderato" Abu Mazen

Cari amici,
qualunque cosa uno pensi della pace fra arabi e israeliani e dei rispettivi diritti, una cosa è chiara: l’Autorità Palestinese ha ormai da tempo scelto non la strada del consenso con Israele e della costruzione di una fiducia reciproca, ma quella opposta di un confronto sempre più accentuato e francamente pretestuoso. La sua strategia consiste nel danneggiare quanto più può lo stato ebraico senza esporsi direttamente in prima persona come organizzatrice ed esecutrice dell’attività terroristica, che provocherebbe un immediato intervento militare israeliano e la perdita degli appoggi politici europei. E’ un azzardo che la porta, come dicono pittorescamente in inglese ad arrampicarsi sempre più in alto nell’albero del conflitto, senza riuscire a scendere, senza pensare che prima o poi un ramo si spezzerà provocando una caduta rovinosa.

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Abu Mazen all'Onu: "Perché non sostenete uno Stato palestinese?"

Una prova è la reazione a dir poco gioiosa dell’AP alle deliberazioni antisraeliane del consiglio dei diritti umani dell’Onu di cui vi ho parlato ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=69947); un’altra la mossa presa ieri di aderire a otto trattati internazionali, contro la proibizione degli accordi di Oslo e la richiesta americana (https://www.timesofisrael.com/palestinians-said-seeking-to-join-8-international-treaties/). Un’altra è la reazione estremamente all’approvazione unanime da parte del congresso del Taylor Act, che cerca di contrastare il finanziamento da parte dell’AP dei terroristi condannati (http://www.jpost.com/American-Politics/Palestinians-slam-Congresss-passage-of-Taylor-Force-Act-546958).

Ma la cosa peggiore sono i violentissimi attacchi personali che direttamente il dittatore dell’Autorità Palestinese Abbas e i suoi consiglieri più vicini hanno rivolto all’ambasciatore americano Friedman: non solo l’ha insultato come “figlio di cane”, come vi ha riferito abbondantemente IC e io stesso (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=69897), ma l’ha definito “antisemita” (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/243441), usando il solito equivoco per cui un antisemita non sarebbe un odiatore degli ebrei, secondo il modo in cui questo termine è stato introdotto nel linguaggio politico da parte di Wilhelm Marr nel 1879 (https://it.wikipedia.org/wiki/Antisemitismo), ma si riferirebbe a un’inesistente razza semitica. Ha anche chiesto ufficialmente che fosse inserito nella lista globale dei terroristi accanto a Hamas, all’Isis e Hezbollah (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/243528). Considerando che Friedman non è solo l’ambasciatore americano ma anche amico personale di Trump, l’insulto non è da poco. Vi va aggiunta un tentativo di cacciata degli americani da Ramallah (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/243517) e l’auspicio pubblicamente espresso da Abbas della distruzione della Casa Bianca (http://observer.com/2018/01/citing-jerusalem-mahmoud-abbas-curses-donald-trump/).

Detto da una pulce militare e politica come l’AP alla maggiore superpotenza del mondo, dai cui finanziamenti dipende, tutto ciò appare insieme patetico e ridicolo. Ma, come ha scritto la sempre lucidissima Caroline Glick (http://www.jpost.com/Opinion/Checking-the-smart-Abbas-546920), Abbas non è un cretino, altrimenti non sarebbe sopravvissuto nella palude criminale della politica palestinista. E allora perché persiste con posizioni così inutilmente provocatorie? E’ vero che l’uomo, nella sua decadenza fisica e mentale, è diventato ancor più rancoroso e paranoico del solito; ed è chiaro che la politica americana sul Medio Oriente è ancora influenzata dal deep state che è rimasto obamiano, ma le ultime nomine di Trump (Bolton e Pompeo) mostrano la volontà di prendere il timone in mano e certo non su una rotta filopalestinista. Né si può pensare che un furbastro come Abbas si faccia incantare dai bacetti di Mogherini e dalle belle dichiarazioni europee: chiunque non sia pazzo sa che l’Europa in questo momento conta ancora meno dello zero degli ultimi decenni.

E allora? Si può solo pensare che Abbas attenda una caduta di Trump, secondo i consigli datigli da Kerry, come Obama vicino all’alto tradimento (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2018/01/24/mo-kerry-ad-abu-mazen-tieni-duro-e-non-cedere-a-trump_20828cdb-cf26-4328-be4a-d41575573ced.html). Ma anche questa sarebbe una forma di ingenuità. Piuttosto Abbas, in gravi difficoltà interne, osteggiato dalla sua popolazione, fisicamente sull’orlo della fine (http://www.jpost.com/Middle-East/Failing-health-PA-hires-cardiologist-to-monitor-President-Abbas-546807) non ha la forza di pensare in maniera strategica e mira a galleggiare, prigioniero della sua demagogia. Ragione di più per non prenderlo sul serio da parte di Israele e di procedere a un ripensamento strategico della questione palestinese, come sembra stia facendo Netanyahu.

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Ugo Volli


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