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Ugo Volli
Cartoline
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Che cosa si deduce da un ricovero ospedaliero 30/01/2018
Che cosa si deduce da un ricovero ospedaliero
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Saeb Erekat con Abu Mazen

Cari amici,
vi ricordate di Saeb Erekat? E’ il segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, il capo negoziatore dell’Autorità Palestinese, il braccio destro del suo dittatore Mohamed Abbas e uno dei candidati alla sua successione. E’ anche un fantasioso fanfarone, che si inventa le storie più incredibili per accreditare la sua parte politica. Vi ho scritto per esempio delle sue molteplici rivendicazioni di antichissime origini spacciandosi via via a seconda delle mode per Cananeo o Natufita Filisteo o Kenita, da millenni abitante in terra di Israele, quando in realtà la sua famiglia è arrivata dall’Arabia alla fine dell’Ottocento (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=52493). Se volete dei dettagli in più sul suo, come dire, storytelling, vi consiglio questo articolo ben documentato: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=67120.

Naturalmente Erekat si è distinto nella campagna palestinese contro Netanyahu e Trump, mostrando negli ultimi mesi tutti i tratti del più violento odio per Israele, che è sempre un forte indizio di antisemitismo. Ma non è di questo che voglio parlarvi oggi. Dovete sapere che Erekat è affetto di una grave malattia, la fibrosi polmonare. Non fa parte del mio stile rallegrarsi per le malattie o i problemi fisici dei nemici, né naturalmente deriderle. Ho rispetto sul piano umano di questa difficile condizione e ve ne parlo solo perché è una condizione finita sui giornali.

Il problema che ho già sollevato in una precedente cartolina (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=67277) però non è medico o umanitario ma politico. Sapete dove ha cercato di farsi curare Erekat? In Israele e negli Stati Uniti. Si è fatto fare un trapianto di polmone in un ospedale americano e sta usando per i controlli e il follow up l’ospedale Rabin di Tel Aviv. Qui c’è una cronaca (http://www.israelvalley.com/2018/01/17/soigne-a-tel-aviv-saeb-arekat-olp-lun-plus-virulents-critiques-disrael/) e qui, per chi ha Twitter la fotografia che lo ritrae in un corridoio dell’ospedale (https://twitter.com/hananyanaftali/status/942484769794912256).

Ora da questa scelta medica si devono dedurre almeno due fatti è cioè (1) che Erekat è giustamente convinto che la medicina israeliana e quella americana sono molto migliori di quella che può trovare non solo negli ospedali di casa, ma anche in tutti i paesi arabi, socialisti e terzomondisti che appoggiano la causa palestinista. E (2) che Erekat si sente altrettanto giustamente certo che la sua sicurezza personale non sia a rischio in un ospedale israeliano, cioè che nessun servizio segreto o ente israeliano approfitterà della sua situazione di paziente per fargli del male. Lo pensano anche i molti dirigenti di Hamas che hanno affidato la salute propria o dei propri intimi agli ospedali israeliani, salvo magari cercare di bombardali. Voi dite che è ovvio: figuratevi se dei sanitari israeliani si prestano a eliminare un paziente. Ma non lo è affatto da parte di Erekat, un politico che ha spesso sostenuto che Arafat è stato ucciso da Israele. Potete leggere qui le sue dichiarazioni: https://www.timesofisrael.com/chief-palestinian-negotiator-suggests-israel-may-want-to-kill-abbas/. Ma se non ci credete, potete vedere e sentire il suo discorso in questo filmato: https://www.youtube.com/watch?v=UFM1fCDWQVI.

Strano, non vi pare? Diciamo che a me sembra un’evidente segnale di malafede. Certe cose si dicono per propaganda, ma poi non ci si crede e non si agisce di conseguenza. Mettiamola così: la scelta di Erekat di ricoverarsi in un ospedale israeliano basta a smentire i suoi sospetti (che del resto si sono dimostrati infondati all’analisi medica fatta dalla Francia e che ormai restano solo fra le leggende metropolitane degli antisemiti, come l’11 settembre organizzato dal Mossad). Ma perché comunque fare il malato fra i nemici e contrarre comunque un debito di gratitudine nei loro confronti? Semplice, perché Erekat non sente alcuna gratitudine. Sulla base di un tradizionale atteggiamento musulmano radicato nel Corano, pensa che gli “infedeli” siano inferiori e che qualunque favore o cura o gentilezza fatta loro sia dovuta, perché chi li cura è un “dhimmi” un essere umano di seconda classe che vive solo grazie all’indulgenza musulmana. E’ una forma particolarmente grave e generale di antisemitismo (ma anche di anticristianesimo) che spiega molte caratteristiche del terrorismo, ma fa capire anche perché il mondo islamico si opponga così radicalmente e da tanto tempo all’esistenza di uno stato ebraico: come possono degli esseri inferiori pretendere di autogovernarsi e magari anche di governare i loro naturali superiori musulmani? (https://www.algemeiner.com/2018/01/19/why-arabs-and-muslims-will-not-accept-israel-as-the-jewish-state/). Probabilmente Erekat queste cose non le dice ai suoi medici, ma è difficile che non le pensi.

Immagine correlata
Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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