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Ugo Volli
Cartoline
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Violenza e intolleranza in Israele 22/01/2018
Violenza e intolleranza in Israele
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Benjamin Netanyahu

Cari amici,
oggi vi voglio racconta una piccola storia che trovo molto triste ma istruttiva.

La premessa è questa. Vi è un gruppo di scalmanati di estrema sinistra che da qualche mese si raduna a urlare slogan sotto la residenza del primo ministro Netanyahu, per pretendere che sia incriminato per corruzione a furor di popolo. Peccato che la polizia israeliana, non certo timida come si vede dagli arresti e dalle condanne subite qualche anno fa ex primi ministri come Olmert ed ex presidenti della repubblica come Katzav, non ha ancora proposto l’incriminazione di Netanyahu, perché non ne ha gli elementi; anche se la stampa di sinistra ha molto speculato su tre casi in cui egli sarebbe coinvolto: dei regali di vino al di là dei limiti prescritti; delle trattative con l’editore di un giornale suo feroce avversario (Yedioth Aharonoth) per cercare di ammorbidirne l’atteggiamento facendo tacere un giornale concorrente filogovernativo e l’acquisto di due sommergibili dalla Germania. Peccato che il primo caso sia chiaramente insignificante; che il secondo non abbia logica, perché Netanyahu fece cadere il suo penultimo governo proprio per impedire che fosse votata una legge per far saltare il giornale che lo si accusa di aver voluto danneggiare, Israel Hayom; che Netanyahu non sia mai stato ministro della difesa e che l’acquisto dei sottomarini sia stato pubblicamente difeso da tutti i vertici militari come necessario a Israele.

Dunque non è un caso che non siano emerse le prove, anche se di queste storie si parla da anni, anche perché Netanyahu si è dimostrato imbattibile alle urne e la sola speranza di eliminarlo per la sinistra è la via giudiziaria. Che sia consentito a dei gruppetti di oppositori non solo ovviamente di manifestare nei luoghi pubblici normali, ma di andare sotto casa dei politici che non piacciono loro mostra un certo grado di eccesso della democrazia israeliana. Neanche i più accesi travaglini e girotondini hanno pensato da noi di darsi appuntamento fisso sotto casa di Boschi o di Renzi, il che del resto non sarebbe certamente loro consentito né da noi né in tutti i paesi democratici europei.

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La Corte Suprema

Ma non è finito qui. Per il sistema legale israeliano, una volta che la polizia abbia fatto la sua proposta di incriminazione, la decisione di portare in tribunale un ministro spetta al “procuratore generale (in ebraico Ha-Yo'etz Ha-Mishpati La-Memshala, consigliere legale del governo), una figura indipendente e non politica che è chiave della democrazia israeliana: il capo del sistema dell’accusa pubblica che “si trova a capo del sistema legale del ramo esecutivo e capo dell'istituzione legale pubblica, incaricato di proteggere lo stato di diritto e come tale incaricato di proteggere l'interesse pubblico da eventuali danni da parte delle autorità governative” (https://en.wikipedia.org/wiki/Attorney_General_of_Israel). Ora da qualche settimana i manifestanti hanno iniziato ad assediare la sua casa (a Petah Tikvah, una città fra Gerusalemme e Tel Aviv) tutti i sabati sera, schiamazzando per cercare di imporgli l’incriminazione. In qualunque stato civile al mondo, credo, il tentativo di forzare il comportamento di un pubblico accusatore sarebbe un reato grave; in Israele invece prevale il principio della libertà di manifestazione.

Adesso viene il caso. L’altro ieri, sabato sera, i manifestanti non si sono limitati a manifestare sotto la casa del procuratore generale Avichai Mandelblit. L’hanno seguito in una sinagoga, dove Mandelblit doveva recitare la preghiera funebre (il Kaddish) per sua madre recentemente scomparsa. E’ un rituale importantissimo per gli ebrei, anche quelli che non rispettano in pieno le regole della tradizione, come invece Mandelblit fa. Il disturbo è stato tale che Mandelblit ha dovuto rinunciare alla preghiera e andarsene nella speranza che la funzione potesse continuare. Ma i manifestanti non hanno smesso ed è dovuta intervenire la polizia. (http://www.israelhayom.com/2018/01/21/anti-corruption-activists-slammed-for-disrupting-a-g-at-prayer/) Immaginatevi in Italia qualcuno che interrompa un rito funebre importante per costringere un giudice a prendere una semplice decisione, o anche semplicemente che impedisca per ragioni politiche le preghiere in una sinagoga. Parleremmo senza esitazioni di nazismo.

Tutto il sistema politico israeliano si è indignato, dal presidente della repubblica Rivlin, a Netanyahu, al capo dei laburisti Gabbai; è intervenuto anche uno dei due rabbini capo Lau a molti ministri e parlamentari. (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/240956 https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/240942) A starsene zitti sono stati solo, per quel che ne so, gli estremisti di sinistra di Meretz, che sono fra gli organizzatori delle proteste. Il fatto è che all’estrema sinistra vi è un odio non solo per Netanyahu e il suo governo, ma per l’intera classe dirigente, per il popolo israeliano che da trent’anni, dopo i danni fatti dai pacifisti, elegge quasi solo governi che si impegnano a difendere la sua sicurezza, e anche per Israele e l’ebraismo. Spesso si pensa che l’”odio di sé” della sinistra ebraica sia solo un atteggiamento difensivo, di connivenza con gli antisemiti. Invece è aggressivo, davvero intriso d’odio, disumanizza gli avversari anche in momenti, come il lutto per la madre scomparsa, che inducono solidarietà in tutti, salvo che in personalità patologiche.

Gli episodi che si potrebbero citare sono tanti, dal boicottaggio per gli universitari che sostengono Israele al rifiuto di bandiera e inno nazionale, all’aiuto sistematico ai palestinisti che mettono in pericolo i militari israeliani e che magari denunciano gli arabi “collaborazionisti” all’Autorità Palestinese che li fa torturare e uccidere. Per non parlare del disprezzo pubblicamente dichiarato da un “intellettuale” di sinistra durante l’ultima campagna elettorale per i “baciatori di amuleti” (che sarebbero gli ebrei che in certe circostanze fanno un gesto rituale di affetto per certi oggetti rituali, sfiorandoli con le dita e portandosele poi sulla bocca): https://www.timesofisrael.com/playwright-derides-mezuzah-kissers-as-fools/.

Sono atteggiamenti di superiorità e rancore di cui il mondo ebraico parla con doloroso pudore, ma che bisognerebbe affrontare nel loro fondo nazistoide. Ma forse a modo loro, servono anche loro, quanto meno per smentire la loro stessa propaganda che vuole Israele stato “autoritario” e “avviato verso il fascismo”. In quale stato al mondo i facinorosi che compiono questi gesti sarebbero lasciati liberi in nome del diritto alla manifestazione del pensiero?

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Ugo Volli


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