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Ugo Volli
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Fake news: rogo o frustate? 17/12/2017

Fake news: rogo o frustate? 
Cartline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

sarà che per amore o per forza sto troppo tempo al computer e come si diceva una volta dei bambini che guardavano troppa televisione mi saranno venuti difetti di vista e una certa inclinazione alla violenza. Sarà che sono sciocco e fanatico per conto mio, anzi come dicono i migliori benpensanti della sinistra ebraica, non sono una persona con cui parlare perché sono un tantino destrorso e quindi automaticamente fascista (vi assicuro che non è vero, ve lo ripeto, c’è tutta la mia storia a dimostrarlo, ma mi rendo conto che i sullodati benpensanti non mi credono perché vedo troppo internet). 
Sarà insomma che sono antipatico e un po’ saccente, perfino irrispettoso e sfottente. Fatto sta che ho fatto un sogno. 
Niente di male, direte voi. Be’, dipende dal sogno. Ho sognato una piramide in cemento bianco che sale a gradini per un'altezza di trecento metri. Contiene tremila locali al piano terra e altrettanti in ramificazioni sotterranee. 
Sulla facciata si possono leggere tre slogan del partito del Socing, ossia La guerra è pace, La libertà è schiavitù e L'ignoranza è forza. 
Insomma, non era proprio scritto così, ma la mia malignità mi portava a leggere in questa maniera i nobili fregi del monumento, forse pensando alle tre streghe di Macbeth. Ebbene sì, ho sognato il Ministero della verità (https://it.wikipedia.org/wiki/Ministero_della_Verit%C3%A0 ).

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Le frustate islamiche

Che bella cosa avere un ministero della verità, qualcuno o meglio qualche cosa che ti dice dall’alto della sua saggezza burocratica che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, ma soprattutto che impedisca alle cose sbagliate alle “false notizie” (che in inglese fa fake news) di essere diffuse e magari mette a posto qual che manca, o fa mancare quelli che mettono le cose fuori posto: “Questo ministero ha il compito di produrre tutto ciò che ha a che fare con l'informazione: propaganda di partito, editoria, programmi radiotelevisivi, ma anche ad esempio la letteratura.
Oltre che di realizzarlo, questo ente si occupa anche di rettificarlo, ossia di riscriverlo.”

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Il rogo della Santa Inquisizione


Devo confessare che questa cosa non l’ho pensata io, l’ho solo sognata; chi l’ha inventata è quel genio di George Orwell ma bisogna dire che già Platone sapeva che la politica non andava amministrata secondo le “opinioni” del volgo, le cattive doxai, ma piuttosto secondo la “conoscenza”, la nobile episteme dei sapienti. Costoro, i filosofi re, o se volete l’avanguardia del proletariato, non stanno mai da soli, come i carabinieri delle barzellette procedono sempre almeno in coppia o meglio in gruppi più vasti, per esempio nell’ordine dei giornalisti: capite, un “ordine” come quelli che la Chiesa istituì per difendere le povere anime dai pericoli dell’eresia o meglio un “partito” come quello di cui Bertolt Brecht (di cui a me non piace affatto la politica ma di cui adoro la chiarezza) ebbe a dire: 

Chi è uno ha due occhi il Partito ha mille occhi. Il Partito vede sette stati, chi è uno vede una città. Chi è uno ha la sua ora ma il Partito ha molte ore. Chi è uno può essere distrutto ma il Partito non può essere distrutto, perchè è l’avanguardia delle masse e conduce la sua lotta con i metodi dei classici, che son sorti dalla conoscenza della realtà.” 

Ecco, bisogna ammettere che le avanguardie delle masse si sono un po’ perse, e però ormai siamo vicinissimi al Ministero della verità. 
Pensate che nei giorni scorsi tre amici piuttosto noti sono stati “sospesi” da Facebook (con un processo anonimo come il Tribunale della Santa Inquisizione) per aver difeso lo stato che non si può difendere, cioè Israele e magari il fake presidente americano che non si può difendere nemmeno lui, anche perchè sostiene la fake news che la capitale di Israele sia Gerusalemme. 
Ma questo è nulla. “La Commissione europea ha deciso di lanciare una battaglia contro il fenomeno delle Fake News, che infesta sempre più anche il campo della politica e dunque del diritto dei cittadini ad una corretta informazione”(http://www.eunews.it/2017/11/30/fake-news-gozi-pieno-sostegno-dellitalia-alliniziativa-della-commissione-europea/97676 ) 
e l’Italia naturalmente è d’accordo, avendo in prima linea l’Autorità che dovrebbe tutelare la comunicazione (Agcom) che ha deciso di “ricercare con gli operatori soluzioni condivise e adeguate al contesto nazionale, finalizzate alla rilevazione dei principali fenomeni di disinformazione online. 
La cooperazione tra i partecipanti al Tavolo e l’Autorità dovrebbe favorire l’adozione di codici di condotta e buone prassi in materia di detection, flagging e contrasto alle strategie di disinformazione” (http://www.primaonline.it/2017/11/17/263683/agcom-istituisce-un-tavolo-per-prevenire-il-dilagare-delle-fake-news-e-chiama-a-raccolta-imprese-e-associazioni-che-intendono-contribuire/ ).

Non vi sentite già più tranquilli e felici? Ecco, se non proprio in una piramide bianca di trecento metri, ai vertici del nostro panorama istituzionale c’è qualcuno che si preoccupa per noi, che non ci lascerà sbagliare così impunemente senza reagire, che sfiderà a duello la “demenza digitale” detta anche libertà di espressione, che combatterà se qualcuno osasse dirci che due più due fa cinque o che la politica dell’Unione Europea sui migranti è sbagliata, che la somma degli angoli dei triangoli consiste di 179 gradi, o che Israele ha diritto a difendersi contro il terrorismo. 
State tranquilli, certi errori non si ripeteranno più. Anzi sembra che per evitare che le fake news diventino fake ballots, voti sbagliati, dalle prossime elezioni si istituiranno delle macchine dove voi potrete liberamente cliccare sul simbolo che preferite, come nei video games, ma poi il risultato finale sarà quello giusto, stabilito dalla commissione di esperti decisa dall’Agcom, o dal Governo, o meglio ancora dalla buonissima Commissione europea. 
E in più, per convincere i più riottosi, quelli che come me strillano troppo facendo hasbarà e diffondono notizie non preventivamente approvate dal comitato supremo dei direttori di giornali, oltre alla sospensione da Facebook è previsto il ritorno alla pena del rogo, che già applicava agli eretici impenitenti la Santa Inquisizione – anche se alcuni sostengono che sarebbe meglio partire dalle 100 frustate che l’altrettanto santa giustizia islamica applica ai maldicenti. 

Ammettiamolo, nel mondo felice del mio sogno, che i buonissimi difensori della democrazia e dello stato etico stanno realizzando in terra, resta nonostante tutto questo dubbio: rogo o frustate?

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