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Ugo Volli
Cartoline
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Giustificato ottimismo 24/09/2017

Giustificato ottimismo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

è appena passato il capodanno ebraico, come vi ho scritto (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=67678 )
e vi rinnovo i miei auguri.
Per quanto riguarda Israele, però, Rosh HaShanà è anche un’importante occasione di verifica politica su un tema decisivo, quello demografico; e anche quest’anno sono usciti nuovi dati che meritano di essere analizzati; li potete leggere per esempio qui: http://www.israelvalley.com/2017/09/19/chiffre-jour-88-israeliens-tres-satisfaits-satisfaits-de-vie /.

Alla data di tre giorni fa, gli israeliani sono 8.743.000, fra cui 6.523.000 ebrei, vale a dire il 74,6% della popolazione. Gli arabi sono invece 1.824.000 , cioè il 20,9% e gli “altri” 396.000 cioè il 4,5%.
La popolazione è cresciuta di 156.000 unità con un tasso di crescita del 1.8%. L’anno scorso sono nati 172.000 bambini mentre sono morte 43.000 persone. Vale la pena di precisare che questi “altri” che ho citato sono sì in piccola parte armeni, circassi, greci, iraniani baha’i e altre piccole minoranza, ma per lo più sono emigrati dall’unione sovietica che non soddisfano pienamente la definizione religiosa di ebreo (per esempio sono figli solo di padre ebreo e non di madre), ma sono venuti in Israele per sottrarsi all’antisemitismo sovietico, si sono ben fusi al resto della società, fanno il servizio militare, parlano ebraico, per lo più votano per il partito sionista di Liberman.
Vi sono pressioni della parte più nazional-religiosa del rabbinato perché il loro caso sia risolto velocemente, ma già fin d’ora sul piano politico e militare vanno considerati parte della maggioranza ebraica che con loro sfiora l’80%.

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Il gruppo arabo invece non risponde a una classificazione religiosa. Vi è compreso un gruppo di cristiani intorno alle 170 mila persone, pari al 2 per cento della popolazione complessiva (http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p9783/Cristiani-in-Israele-i-numeri-e-le-sfide ) e anche circa 140.000 drusi (l’1,5% circa) che appoggia lo Stato di Israele pagando anche prezzi di sangue per questa sua posizione.
Insomma, la base sicuramente fedele allo stato è certamente oltre l’80% e questo rende poco credibili le apocalissi demografiche che spesso si sentono da sinistra. Anche se si contassero tutti gli abitanti arabi di Giudea e Samaria (che nessuno vuole certamente annettere in blocco), un gruppo valutabile in circa 2 milioni di persone e molto controversa, perché le cifre ben più alte dei censimenti dell’Autorità Palestinese sono del tutto inaffidabili, resterebbe una robusta maggioranza pro-sionista di 7 milioni circa su 11, che verrebbe intaccata, ma non stravolta, solo se nel conto si inserissero gli abitanti di Gaza, che Israele non vuole certamente includere.

E’ anche interessante vedere che questa situazione è stabile. Nel 2005 su una popolazione di 6,9 milioni) gli ebrei erano il 76,1, gli arabi il 16,2, i cristiani il 2,1% e i drusi l’1,6% (dunque il totale farebbe il 19,9%) e gli altri il 3,9% (https://it.wikipedia.org/wiki/Israele ). In dodici anni le cifre fondamentali dell’equilibrio demografico si sono spostate pochissimo. Il blocco pro-sionista è rimasto oltre l’80% nonostante una crescita della popolazione superiore al 20%.
Il che dovrebbe dissipare l’idea di una bomba a tempo demografica e anche le farneticazioni di quelli che denunciano “genocidi” compiuti da Israele: la diversità della popolazione non è cambiata, tutti crescono più o meno con un ritmo analogo.

Altri dati. Anche se gli israeliani vivono in grande maggioranza (74,2%) in agglomerati urbani, solo il 5,6% del territorio è costruito, circa un quinto è occupato dall’agricoltura, il 2,5% da specchi d’acqua, tre volte tanto da parchi e foreste, il resto da terreni vuoti, deserti e steppe.
Il 67% degli abitanti vive in case di proprietà, la fertilità è intorno al 3,3 (cioè ogni famiglia ha in media fra i tre e i quattro figli, in Italia meno sono della metà), il PIL annuale pro capite è di 34.000 euro circa (in Italia intorno ai 35.000), il reddito delle famiglie prima delle tasse sfiora i 5000 euro.
Gli studenti (università esclusa) sono circa 2,2 milioni.

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Insomma la situazione economica è ottima, il sistema produce e distribuisce ricchezza crescente, soprattutto grazie all’alta tecnologia e all’agricoltura di eccellenza. Sul piano politico, Israele è il solo paese libero del Medio Oriente (http://en.europe-israel.org/2017/02/02/israel-only-free-state-in-the-middle-east-report-finds/ ) e ha la democrazia dinamica e combattiva che tutti conosciamo. Nessuna meraviglia dunque che l’88% degli israeliani (inclusi dunque parecchi membri delle minoranze etniche e religiose) dichiari ai sondaggi di sentirsi soddisfatti o molto soddisfatti della propria vita, anche se non manca un 20% che si sente spesso- o sempre- stressato: stress e soddisfazione non si escludono, specialmente in un luogo dove la competizione è forte e le sfide sono alte.

Israele continua a essere un luogo in cui la vita è buona sia sul piano oggettivo, per gli indicatori economici e demografici, sia nella percezione degli abitanti.
Tutti i tentativi di nemici e terroristi di cancellare questa realtà fondamentali sono falliti. L’ottimismo che nutriamo per Israele ha ragioni solide e concrete.

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