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Ugo Volli
Cartoline
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Quel che nessuno racconta sulla 'Palestina' 08/05/2017
Quel che nessuno racconta sulla 'Palestina'
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Abu Mazen, dittatore "moderato" dell'Autorità palestinese

Cari amici,

mi sono lamentato ieri con voi del fatto che si parli troppo di “Palestina” e dei “palestinesi”, soprattutto per la ragione – sostanzialmente antisemita - che spiega lo spreco di tanta attenzione. E però in questa attenzione morbosa si verifica un paradosso per nulla misterioso o inspiegabile: questa attenzione soffre di zone d’ombra o improvvise distrazioni, proprio per i meccanismi veri e determinanti del potere palestinista. Pochi, pochissimi giornali e militanti si occupano dello strano fenomeno delle famiglie dominanti nella vita politica dei “poveri palestinesi”: i miliardi di dollari ereditati dalla vedova di Arafat, Suha, e duramente contesi con l’Autorità Palestinese, o quelli che sono rimasti attaccati alle tasche dei leader di Hamas; l’amministrazione degli aiuti internazionali da parte dello stesso movimento islamista, che fa sì che i soldi arrivati per costruire casi e ospedali si trasformino in missili e tunnel d’attacco; il trattamento dei dissidenti, non solo a Gaza ma anche a Ramallah e dintorni, che ha annullato completamente la libertà di stampa, di opinione e di associazione; ma anche banalmente l’assoluta assenza di cura per il territorio, l’acqua, le falde, l’ecologia; o il fatto che l’Unione Europea violi regolarmente la legge per favorire certe mosse palestiniste, come la colonizzazione araba della zona C.

Non sono in grado in una cartolina di esaurire argomenti così vasti. Invece vi voglio raccontare una storia, che a me sembra importante e fresca di cronaca, ma che i giornali evitano accuratamente. Sapete forse che Gaza è “al buio e al freddo”, come ha scritto il solito poetico ma insieme reticente Davide Frattini? Potete leggerlo qui: http://www.corriere.it/reportages/esteri/2016/gaza-marine/. E sapete magari anche che questo buio e freddo deriva dalla chiusura della centrale termoelettrica di Gaza? Forse sì, c’è stato un lancio Ansa che l’ha raccontato, ma non è stato per nulla ripreso: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2017/04/17/gaza-centrale-elettrica-cessa-attivita_bc3927f9-4d5a-4fc2-92e9-da620779b221.html. La prima parte della notizia Ansa parla pudicamente di “difficoltà finanziarie” che hanno causato la chiusura. Se leggete le notizie dei palestinisti in merito (per esempio http://www.infopal.it/90021-2/ o Rosa Schiano: http://nena-news.it/gaza-di-nuovo-al-buio/) non capite affatto da dove vengano le “difficoltà”; né certo ve lo racconta “Repubblica” che accusa “il mondo” di “non aver mantenuto le sue promesse” (http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2015/02/26/news/gaza_il_mondo_non_ha_mantenuto_le_sue_promesse_sulla_
ricostruzione_di_gaza_e_chi_ne_soffre_di_pi_sono_i_bambini-108270827/
).

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Eppure è una storia semplicissima, che trovate raccontata (con molto pudore) in una frase nella seconda parte del lancio ANSA: “Sull'origine della crisi Hamas e l'Autorità nazionale palestinese si scambiano dure accuse, che vanno ad aggiungersi a quelle già sollevate a inizio mese con la decisione del premier Rami Hamdallah di ridurre significativamente gli stipendi dei funzionari dell'Anp a Gaza.” In sostanza, nella lotta fra Fatah (o meglio il suo presidente Abbas) e i “fratelli” concorrenti di Hamas, il dittatore dell’Autorità Palestinese si è deciso a fare dei “passi dolorosi” (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4957906,00.html), naturalmente non tanto dolorosi per lui e neppure per i capi di Hamas, ma per la popolazione civile sì: ha tagliato gli stipendi ai dipendenti pubblici di Gaza, che non lavoravano da 10 anni, cioè dal colpo di stato dei terroristi islamisti, ma ricevevano comunque il loro mensile, ha smesso di pagare le fatture per il petrolio che alimentava la centrale di Gaza e ha informato Israele che non voleva neanche più pagare per l’energia elettrica che lo stato ebraico ha continuato sempre (anche durante le operazioni militari) a fornire ai gazawi (http://www.jewishpress.com/news/eye-on-palestine/palestinian-authority/pa-surprised-israel-did-not-cut-off-gazas-power-wants-humanitarian-crisis-increased/2017/05/07/).

Insomma la crisi elettrica di Gaza è una chiara scelta del pacifico e moderato governo di Ramallah, che intende in questa maniera mettere in difficoltà i suoi fratelli/coltelli. E in effetti ha ottenuto alcune manifestazioni a Gaza contro Hamas (https://www.gatestoneinstitute.org/10310/emmanuel-macron-islamism, http://www.rightsreporter.org/gaza-incredibile-manifestazione-contro-hamas-botte-e-arresti/), che peraltro ne mantiene un solido controllo militare.

Quel che soprattutto non si dice è che quando Hamas è in difficoltà economica, tende a scaricare la tensione innestando un conflitto con Israele, come fece per esempio nel 2014. Incomincia a sparare missili su Israele, organizza attentati e rapimenti, attende la reazione israeliana per fare la vittima e costringere i suoi sudditi alla disciplina marziale dei tempi estremi.

In sostanza dunque Abbas sta consapevolmente giocando col fuoco di un conflitto, che verrebbe certamente incolpato a Israele, per indebolire un po’ i propri avversari politici, con cui poi al prossimo giro certamente si accomoderebbe a fare la pace, anzi a costituire un nuovo governo di unità nazionale, come ha fatto tante volte. Il gioco è così trasparente che qualcuno ha suggerito che lo stato ebraico, per evitare il tranello paghi lui stesso il conto di 11 milioni di dollari al mese, cioè dia l’elettricità gratis a Gaza (http://www.timesofisrael.com/as-winds-of-war-rise-israel-must-decide-whether-to-pull-the-plug-on-gaza/). E’ una prospettiva poco ragionevole, perché la mossa si trasformerebbe in una sorta di obbligo, e sarebbe allo stesso tempo usata per dimostrare che Israele “occupa” ancora Gaza, mentre in realtà Hamas userebbe l’elettricità per alimentare la sua macchina da guerra, la costruzione dei suoi tunnel d’assalto, le sue fabbriche d’armi, la sua presa sulla popolazione.

Ma questa storia chiarisce molto bene come giocano sporco i palestinisti, ben disposti ad affamare il loro popolo e a rischiare la guerra pur di ottenere un vantaggio tattico. E’ un dato di fatto evidente, nessun giornalista degno di questo nome che si occupi di quella regione può evitare di comprenderlo, anche perché si ripete di continuo in una forma o nell’altra. Ma se vedete un articolo di un giornale italiano o europeo che ne parli, se venite a sapere un politico occidentale pieno di slanci pacifisti che lo denunci, scrivetemi, per favore. Sarò ben lieto di festeggiare con voi la mosca bianca.

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http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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