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Ugo Volli
Cartoline
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Una questione di razzi 07/02/2017
Una questione di razzi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Barack Obama, Donald Trump

Cari amici,

lo diceva Mao: la politica – lui in realtà diceva la rivoluzione – non è un pranzo di gala. Nel senso che non si sta belli eleganti a conversare amabilmente, ma ci si sporca le mani, si usa la forza, si combinano trabocchetti e trucchi, si esercita la violenza anche sugli innocenti. Tutto ciò, beninteso, non è un ideale o una ricetta, ma la “realtà effettuale”, per dirla con Machiavelli, che di questo specialmente si intendeva. Chi fa questo mestiere non al bar o su Facebook, ma dove sta il potere vero, lo sa benissimo, anche perché senza una bella dose di pelo sullo stomaco non sarebbe arrivato al posto importante che occupa. Lasciamo gli spiriti religiosi a cercare davvero un’alternativa a questa situazione, e soprattutto i predicatore da social network (o da giornalone, non c’è poi tanta differenza) a scandalizzarsene. Chi guarda la politica come noi e non la pratica ha soprattutto il compito di capire quali siano i fini dei protagonisti (i fini veri e quelli dichiarati, che spesso non coincidono) e se i mezzi che usano siano giustificati in relazione a questi fini, o ne tradiscano degli altri inconfessabili.

Prendete per esempio il presidente degli Stati Uniti: non l’attuale, messo in croce per provvedimenti di filtro all’ingresso che per loro fortuna gli Usa non hanno mai smesso di usare; ma quello precedente. Il punto cruciale della presidenza di Obama, almeno dal punto di vista che interessa noi della politica internazionale, è stato l’accordo con l’Iran, che fu contrastato da Israele senza fortuna. Ora vengono fuori alcuni pezzi di questa storia che non si conoscevano. Non solo Obama, qualche giorno prima di concludere la presidenza, ha autorizzato un contratto per cui la Russia vende 130 tonnellate di uranio all’Iran (che è una quantità notevole, con cui si possono costruire diverse bombe atomiche): http://www.thegatewaypundit.com/2017/01/one-last-treasonous-act-obama-approves-uranium-shipment-iran-enough-build-10-nuclear-weapons/. Soprattutto l’ex presidente americano ha promosso, negli accordi sottobanco intorno all’”Iran Deal”, la modifica della proibizione Onu di costruire missili capaci di portare testate atomiche, autorizzando in sostanza il paese capofila dell’imperialismo sciita a armarsi di missili con portata fino a 2000 chilometri (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/report-iran-claims-obamas-consent-to-ballistic-missiles-capable-of-hitting-israel/2017/02/05/).

Vi sembra una minuzia? Non lo è. Dentro il limite dei 2000 chilometri dai confini dell’Iran non vi sono se non parti marginali dell’Europa e poche basi americane: ma vi è la Siria, il Libano, tutti i paesi del Golfo inclusa l’Arabia Saudita, la Giordania, il Pakistan e l’Egitto. Cioè tutti i suoi avversari sciiti. Ma soprattutto vi è Israele. E’ uno scambio chiarissimo, tanto è vero che gli ayatollah hanno sostenuto che il loro recente lancio di prova di un missile capace per l’appunto di raggiungere Israele, fosse perfettamente regolare e autorizzato. E hanno replicato alle sanzioni decise da Trump minacciando di colpire Israele se l’America facesse degli “errori” (http://www.i24news.tv/en/news/international/middle-east/136889-170205-iranian-official-we-ll-fire-missile-on-tel-aviv-if-americans-make-mistake). Ora Israele è perfettamente in grado di contrastare un’aggressione missilistica iraniana, sono ormai entrati in servizio gli antimissili “David Sting” (a raggio intermedio) e “Arrows 3” (a lungo raggio). E dispone, come tutti sanno, di una deterrenza nucleare consistente. Ma resta il fatto che il buono e democratico ex presidente Obama ha dato in sostanza il via libera all’Iran per bombardare Israele, se ritiene di farlo, e che il cattivo, guerrafondaio e razzista Trump sta cercando di bloccare questa possibilità. Pensate un po’ voi a chi sia giusto sostenere.

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