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Ugo Volli
Cartoline
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C'è forse un giudice a New York 23/02/2015
 C'è forse un giudice a New York
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: la Corte Penale Internazionale

Cari amici,
negli ultimi mesi ci hanno spiegato in tutti i modi che Israele doveva temere la funesta ira giudiziaria dell'Autorità Palestinese, la quale era in procinto di ricorrere alla Corte Penale Internazionale per far punire i crimini di guerra che Israele avrebbe commesso difendendosi dall'aggressione di Hamas o anche semplicemente avendo costruito (in grande maggioranza fra il 1967 e il 1985, cioè trenta o quarant'anni fa) dei villaggi e delle cittadine oltre le linee armistiziali del '49 che l'Autorità Palestinese rivendica, senza alcuna base legale, come propri confini. Che Abbas e compagni ricorrano alla Corte dell'Aia è possibile ed è anche possibile che questo organismo, appartenendo all'Onu ed essendo soggetto allo stesso tipo di logica politica che porta questa organizzazione alle deliberazioni più aberranti (vi ricordate forse la mozione 3379, del 10 novembre 1975, in cui l'assemblea generale dell'Onu dichiarava che il sionismo era razzismo...) ottenga ascolto e magari anche una sentenza favorevole (per un'analisi del contesto legale, piuttosto simpatetica con le rivendicazioni dell'AP, ma interessante, vi consiglio di leggere qui: http://www.sidi-isil.org/sidiblog/?p=1251#more-1251).


Abu Mazen: il ricorso agli organismi di giustizia internazionale gli si può rivolgere contro

Ma il successo di Abbas è tutt'altro che sicuro, perché, vedete, i fatti sono ostinati, ed è difficile smentire che i conflitti a Gaza sono nati sempre dai lanci indiscriminati di razzi da parte di Hamas sulla popolazione civile e che Israele li ha condotti nel più scrupoloso rispetto delle leggi di guerra, tentando per quanto possibile di evitare di coinvolgere la popolazione civile, anche se i coraggiosi combattenti di Hamas si nascondevano nelle case, negli ospedali, nelle scuole, con la complicità di un altro organismo dell'Onu, l'agenzia UNRWA, che si è data lo scopo istituzionale di mantener viva la guerra araba contro Israele. Ed è molto difficile sostenere sul piano legale che Giudea e Samaria siano “territori palestinesi occupati”, come vuole l'AP, per la semplice ragione che non c'è mai stato uno stato di Palestina, Israele li ha presi in una guerra difensiva dalla Giordania, occupante illegale di una parte del Mandato britannico, e l'ultimo atto con forza legale che regola questi territori è proprio quello della Società delle Nazioni del giugno 1922 (http://en.wikipedia.org/wiki/Mandatory_Palestine) che ha istituito il Mandato un secolo fa, assegnandogli il compito di costituire una “patria ebraica”, favorendo l'immigrazione e l'insediamento (“settlement”, lo stesso termine usato oggi per definire le “colonie”) ebraico. Ancor più difficile è dimostrare che permettendo insediamenti nell'Area C, che anche gli accordi di Oslo assegnano all'esclusiva amministrazione israeliana, Israele abbia violato la IV convenzione di Ginevra, come pretendono i palestinisti, perché questa proibisce solo il trasferimento forzato delle popolazioni.

Comunque vedremo. Nel frattempo stanno arrivando alle corti di giustizia vere dei processi che riguardano dei crimini veri, quelli commessi dai terroristi ammazzando civili, donne e bambini in maniera insieme volontaria e indiscriminata. A settembre dell'anno scorso, la Arab Bank, un istituto giordano che nel 2005 era già stato multato in America per essere stato coinvolto nel riciclaggio di denaro per i terroristi (http://en.wikipedia.org/wiki/Arab_Bank) è stato ritenuto responsabile da un tribunale di New York di aver aiutato Hamas nel terrorismo (http://www.economist.com/news/finance-and-economics/21620286-venerable-jordanian-bank-found-complicit-terrorist-attacks-consorting). Una giuria si riunirà a maggio per stabilire l'entità dei danni che la banca deve pagare (http://www.reuters.com/article/2014/12/11/us-usa-arab-bk-trial-idUSKBN0JP01A20141211). E' un caso enorme che si estende alla responsabilità anche del Credit Lyonnais e della Bank of China (http://www.bloomberg.com/news/articles/2014-09-22/arab-bank-found-liable-for-hamas-terrorist-attacks).

Un altro caso estremamente significativo sta arrivando a sentenza sempre a New York (la giuria si è ritirata per deliberare venerdì).Questo coinvolge direttamente l'Autorità Palestinese per il sostegno offerto ai terroristi durante e dopo la Seconda Intifada. L'hanno promosso dieci famiglie di vittime del terrorismo di quegli anni, attraverso un'organizzazione che si chiama Shurat Hadin. C'è voluto un grande sforzo per far ammettere alla discussione la causa (in America non è automatica), che è iniziata il mese scorso (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/First-US-terrorism-trial-against-PA-begins-today-387550), naturalmente ignorata dai “più autorevoli giornali americani ed europei, inclusi quelli italiani), ma adesso il processo si è concluso e i querelanti hanno potuto dimostrare come gli attentatori fossero organici alla struttura palestinista prima e dopo gli attentati (http://unitedwithisrael.org/jury-deliberations-begin-in-pa-terrorism-lawsuit/), anche se gli ordini in questi casi non sono mai documentabili, perché non si scrivono mai). Il punto è che una sentenza favorevole può danneggiare pesantemente gli sforzi dei palestinisti di criminalizzare Israele (http://www.usnews.com/news/world/articles/2015/02/20/us-trial-over-attacks-could-hurt-palestinian-war-crimes-push). E comunque è una causa importante, anche sotto il profilo finanziario, perché la querela per 350 milioni di dollari può essere triplicata secondo la legge antiterrorismo e arrivare così a un miliardo (http://www.reuters.com/article/2015/02/19/us-plo-israel-attacks-trial-idUSKBN0LN2FK20150219). Insomma, non è affatto detto che il lawfare, la guerra legale, sia più pericolosa per Israele che per l'Autorità Palestinese, soprattutto se si presentasse come Stato e dovesse assumersi tutte le relative responsabilità. Stiamo ad aspettare ancora per qualche ora o giorno, sperando che in questo caso giustizia sia fatta. Come diceva Michel Kohlhaas , quel personaggio di Kleist in guerra contro il mondo per avere giustizia, forse c'è un giudice a Berlino. O a New York.


Ugo Volli

PS: A proposito di giustizia e responsabilità. Vi ho parlato nei giorni scorsi della scomparsa della piccola Adele Bitton di quattro anni che non ce l'ha fatta a sopravvivere alle conseguenze dell'attacco terroristico in cui è rimasta ferita due anni fa. Bene, uno fra i più aggressivi fra i soliti movimenti antisionisti/antisemiti, l'ISM, ha lanciato una campagna di solidarietà per gli assassini (http://alyaexpress-news.com/2015/02/journee-de-soutien-internationale-pour-les-5-terroristes-qui-ont-entraine-la-mort-de-la-petite-adele-bitton/). E' difficile trovare le parole per commentare l'odio che motiva non solo l'assassinio di una bimba di due anni, ma l'appoggio “militante” per i killer.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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