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Ugo Volli
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Piazza Arrigoni e la correzione storica della realtà 26/10/2011

Piazza Arrigoni e la correzione storica della realtà


Milano, piazzale Cadorna, Vittorio Arrigoni

Cari amici, vivete a Milano o vi capita qualche volta di passare dalla "capitale morale" – si fa per dire? Vi succede di fare un giretto in centro, chessò, per lo shopping? Magari vi siete trovati a prendere il Malpensa Express per l'aeroporto? Non voglio fare commenti sulla città e la sua popolazione, non abbiate paura. Devo però attirare la vostra attenzione su quella brutta piazza trafficata vicino al Castello da cui parte il trenino per Malpensa e tutto il sistema delle Ferrovie Nord. Avete presente? E' stata riarredata qualche anno fa da Gae Aulenti, che ci ha piazzato un grande monumento pop con ago e filo – la sola statua al cucito del mondo, credo. Ci siamo intesi? Be' ricordate come si chiama quello slargo pieno di traffico e di pendolari che corrono a prendere i treni? Bravi, avete detto Piazzale Cadorna. Risposta esatta.

O quasi esatta. Perché "finora" si chiamava Piazzale Raffaele Cadorna, era dedicata cioè al capo di stato maggiore dell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale. Ma ci sono buone probabilità che fra un po' cambi nome. Vi è infatti una proposta in questo senso di Luca Gibillini, consigliere comunale di "Sinistra e libertà", dunque compagno di partito del sindaco Pisapia che sulla proposta ha mantenuto il più rigoroso silenzio: secondo il consigliere difensore dei fracassoni e dei graffittari (http://www.lucagibillini.it/) dalla piazza dovrebbe essere cancellato il nome del vecchio generale: «Il generale Luigi Cadorna - si legge nella mozione  da lui presentata- mandò al macello centinaia di migliaia di uomini, gettandoli contro le linee schierate dei nemici e dimostrò, anche nelle sue memorie, di non aver in nessun conto il valore della vita umana, interpretata alla stregua di munizioni da sparare. Per le sue teorie militariste, in sprezzo della vita umana e fallimentari dal punto di vista anche militare non può rappresentare un modello e un esempio da ricordare nella toponomastica della nostra città». Parole sante. Un po' di revisionismo antimilitarista nelle nostre città andrebbe benissimo: aboliamo le varie vie Palestro, Montebello, Diaz, Coni Zugna, Pasubio, Quinto Alpini, Carso, XXIV Maggio e tante altre strade militariste e fallimentari. La nostra vita certamente migliorerà, "dal punto di vista anche militare".

Nella proposta di Gibillini dunque bisogna cancellare Cadorna e cambiare nome: aria nuova, come ha promesso Pisapia. Il problema è come sostituire l'obsoleto generale. Gibillini ha già un'idea precisa, vuole che il luogo rinnovato diventi "Piazzale Arrigoni".(http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_ottobre_24/cancellare-piazzale-cadorna-arrigoni-1901917870871.shtml). Che bella idea, che nome armonioso, così lombardo, con tre vocali diverse e la doppia erre che gli dà un che di dinamico. E' anche un nome piuttosto comune, che potrebbe piacere a tanti. Bisogna capire dunque la motivazione esatta per cui Sinistra e Libertà vuole ribattezzare la piazza. In nome di chi, esattamente? Ho fatto una piccola inchiesta e vi rifersico i risultati.
Piazzale Cadorna non potrà diventare Arrigoni per via della nota ditta di pelati (www.arrigonispa.it/): Gibillini preferisce il risotto e detesta le lattine. E neppure sarà intitolata a quelle altre imprese un po' meno note che vendono accessori per fuoristrada (www.arrigoni4x4.it/) o reti per agricoltura giardinaggio ed edilizia (www.arrigoni.it/), che pure sarebbero tutte meritevoli di incoraggiamento e perfettamente adeguate alla nuova Milano da bere che piace così tanto al mondo. Gibillini à contrario ai fuoristrada e non pratica il giardinaggio, mi è stato detto. Né infine all'allenatore Daniele Arrigoni che ha il merito di aver riportato in serie A il Bologna nel 2008 (http://it.wikipedia.org/wiki/Daniele_Arrigoni) e poi ha allenato anche la Triestina della mia infanzia: squadre che non piacciono a Sinistra e Libertà. Fosse stato il Bari se ne poteva parlare, ma il Bologna è di area PD, non se ne parla.

No, la piazza, anzi il più anonimo piazzale dovrebbe essere  dedicato a Vittorio Arrigoni, che ha il merito di essere stato corrispondente del "Manifesto" da Gaza, "pacifista" amico dei terroristi e agitatore politico a loro vantaggio - o "cooperante", come si usa dire – sempre a Gaza, grande nemico di Israele, autore di scritti che inducono a qualche sospetto di antisemitismo: tutti titoli che evidentemente al consigliere Gibillini sembrano meritevoli di un onore toponomastico che del resto all'eroico cooperante  è stato già dato dal più sveglio comune di Casalecchio (http://www.linformazione.com/2011/09/casalecchio-una-piazza-per-vittorio-arrigoni/). Io sono naturalmente d'accordo. D'accordissimo. Anzi, entusiasta.

C'è però un problema, che come sapete, un così specchiato combattente per la sinistra e la libertà sia stato ammazzato brutalmente. Il che ne farebbe a maggior ragione un eroe se non fosse che l'omicidio è stato commesso non dai cattivi israeliani, ma da buoni buonissimi islamici, che facevano parte forse di un gruppo forse in qualche modo estremista (i mitici "salafiti") ma erano a busta paga di Hamas, facevano parte stipendiata delle "forze della resistenza". Tutti i giusti tentativi di attribuire la colpa agli israeliani, che per alcuni sarebbero stati terrorizzati e infuribonditi dall'eroica lotta dell'Arrigoni per il popolo palestinese, sono falliti perché Hamas stesso ha attribuito l'assassinio a questi "salafiti" suoi dipendenti, che si è affrettata ad ammazzare quasi tutti.

Che Hamas abbia qualcosa da nascondere in questa storia lo ha scritto perfino il "Manifesto", commentando il processo in cui la famiglia non è stata ammessa come parte civile e dove non si è capito come sia andato davvero il rapimento e l'omicidio, quale fosse la motivazione vera del crimine. Forse c'entra il fatto Arrigoni aveva appoggiato delle manifestazioni giovanili che contestavano il dominio incontrastato di Hamas sulla striscia? Comunque, benché Israele sia colpevole di tutti i mali del mondo, compresi i nubifragi di questi giorni, il legame con l'ammazzamento di Arrigoni è  puramente ideologico. Sul piano pratico dei fatti il "pacifista" è stato ammazzato dagli islamici. E questo è un problema, c'è il rischio che al momento buono abbia avuto un po' di ripensamento e sia diventato islamofobo anche lui. E comunque fra un italiano disarmato, ancorché militante filopalestinese, e un gruppo di palestinesi armati, per di più terroristi, dal punto di vista ideologico è chiaro che hanno ragione loro e dunque lui torto. E' giusto dedicargli una piazza, anche se bruttina?

Non si sa. Mettiamola sul piano pratico: capite che su questa dedica resta un velo di imbarazzo. Sulle  targhe che riportano il nome si usa indica il mestiere o meglio la ragione dell' onore. Che cosa scriveranno? "Piazza Vittorio Arrigoni, giornalista free lance"? E' debolina. "Piazza Vittorio Arrigoni, cooperante?" Non si capisce. Vi figurate uno straniero che domanda "what it means cupirent ?" E allora? "Piazza Vittorio Arrigoni, nemico di Israele"? E' esatto. E però, se per quello lo era anche Gheddafi. Per non parlare di Assad e Bin Laden, Hitler o Goebbels. Non suoma politicamente corretto. Forse "Piazza Vittorio Arrigoni, vittima del terrorismo islamico" sarebbe la dizione più esatta, quella che darebbe più ragione della fiammata mediatica di qualche mese fa intorno al suo nome. Ma io dubito che un'intitolazione del genere piacerebbe a Gibellini, a Pisapia, e neppure alla signora Egidia,  madre del cooperante, la quale, come ricorderete, ebbe cura che la salma non si contaminasse passando sul suolo israeliano, come dichiarò in lungo e in largo. Ecco consegnare alla memoria dei secoli un figlio ammazzato dai buoni islamici invece che dai cattivi israeliani sarebbe per lei un errore imperdonabile, immagino.

Imbarazzante. Ma dato che l'ideologia non deve mai farsi piegare dai volgari fatti che la contraddicano, mi permetto di suggerire al sindaco Pisapia di accettare la proposta Gibellini, ma di scrivere sulla lapide che il pacifista amico di Hamas è stato vittima della barbarie sionista. Non è vero, purtroppo. Ma solo nella realtà. Nelle regioni iperuranie del politically correct un "Piazzale Vittorio Arrigoni, vittima del colonialismo sionista" sarebbe perfettamente a posto. Sono sicuro che non mancherebbero fiori, pellegrinaggi e manifestazioni. E che i libri di storia, in particolare quelli per le scuole, correggerebbero presto gli errori della realtà.

Ugo Volli


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