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Ugo Volli
Cartoline
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Salviamo l'onore della cucina libanese ! 25/10/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

"Salviamo l'onore della cucina libanese ! "

Cari amici, voglio raccontarvi oggi un atto eroico e commovente. Voi sapete che è in atto una guerra fra il Libano e Israele, che ha molto nobili motivi. Vi ho già raccontato delle subdole vacche israeliane che si insinuano ad abbeverarsi negli stagni libanesi, per fortuna bravamente contrastate dalle forze dell'Onu. E poi c'è il fatto che gli israeliani continuano a spiare i poveri patrioti di Hezbollah, violando continuamente la loro privacy: pensate che qualche giorno fa un aereo senza pilota israeliano è arrivato all'indiscrezione di spiare e fotografare un traffico di oggetti metallici fra due case private di un villaggio libanese del sud. Naturalmente hanno visto solo degli innocui pali metallici lunghi quattro metri e larghi cinquanta centimetri, che qualunque persona perbene si tiene in casa perché potrebbero servirgli a tirare su una vigna o a sostenere un filo telefonico, ma i sionisti hanno avuto la faccia tosta di sostenere che si trattava di missili. A parte che non sono fatti loro, vi figurate i pacifici Hezbullah che trafficano coi missili? Al massimo tengono petardi, per festeggiare matrimoni, liberazione di assassini detenuti nelle carceri israeliane e cose del genere.
 Vabbe', lasciamo andare. Oggi vi voglio parlare di un altro motivo di contrasto. Pensate che gli israeliani hanno rubato al Libano lo hummus! Per chi non lo sapesse, lo hummus è una crema di ceci schiacciati, olio, limone e qualche altro ingrediente, che è quasi obbligatoria in ogni piatto della cucina mediorientale. Piatto antichissimo, di cui si ignora l'origine, certamente  millenaria. Ma piatto sicuramente libanese, anche perché il Libano è un'entità artificiale, costituito alla fine della Prima Guerra Mondiale, per dare un contentino ai francesi dopo che gli inglesi si erano impadronito del grosso dei possedimenti ottomani in Medio Oriente: l'Irak, l'Arabia, e anche quel pezzo della provincia di Damasco comprendente l'attuale Israele e la Giordania, cui diedero complessivamente il nome fatidico di Palestina. Dunque lo hummus è libanese da sempre, almeno da ottant'anni, un po' come la Palestina è da sempre uno stato arabo, oggi ingiustamente occupato. La storia è una scienza esatta, no?  Be', pensate, come gli Israeliani hanno la pretesa di avere rapporti storici con quella Gerusalemme (anzi Al Quds) che tutti sanno essere stata fondata tremila anni fa da Al Fatah, così hanno la faccia tosta di mangiare hummus e anche di commerciarlo nel mondo col loro marchio. Inaccettabile, come se qualcuno osasse in Italia fare la pizza, che naturalmente è araba come dice il nome che storpia quello arabissimo di pita, il pane morbido del medio oriente.
E dunque, oltre alla guerra delle mucche e a quella dei pali telefonici, fra Israele e il Libano c'è anche la guerra dello hummus. La camera di commercio libanese sta cercando di trovare un giudice che proibisca agli isreliani di mangiare hummus, o almeno di commerciarlo; ma dato che nonostante Obama l'imperialismo americano resiste, non sono riusciti ancora a recuperare un Goldstone alimentare che dia loro ragione. E però, fieramente, eroicamente combattono. Pensate che l'altro giorno un gruppo (o devo dire un battaglione?) di cuochi libanesi ha riconquistato il loro giusto posto nel Guinness dei primati, confezionando una ciotola, o piuttosto una piscina di hummus da oltre due tonnellate. Se volete vedere delle fotografia, guardate qui: http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1256150039851&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull . Ma non pensate a una bizzarria o a un gesto senza senso politico: lo slogan della manifestazione era "Venite a combattere per il vostro cibo" – e mai la parola combattere fu più giustamente estesa a un fenomeno alimentare. Bravi chefs libanesi! Che l'entità sionista sia espulsa dallo hummus, dal tabulè e dal tahina, tutte delizie che non le appartengono. E che soffochino, se credono, nel gefillte fish! Così sarà salvaguardato l'onore della cucina libanese e dell'Islam.

Ugo Volli


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