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Luciano Tas
Le storie raccontate
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Gli Alleati abbandonarono gli ebrei? 09/03/2010
" Gli Alleati abbandonarono gli ebrei? "
di Luciano Tas


Roosevelt con Churchill

Con questo titolo Le Nouvel Observateur del 4 marzo presenta un servizio su quello che nel corso della seconda guerra mondiale gli anglo-americani avrebbero omesso di fare per impedire la Shoah o quanto meno per mitigarne gli effetti.
A dire il vero il tema era già stato più volte e ampiamente trattato a livello di storici e di giornalisti. Né sembra che gli autori portino elementi nuovi atti a chiarire meglio l’atteggiamento degli angloamericani di fronte allo Sterminio annunciato e poi in atto.
L’occhiello del servizio dice “Roosevelt e Churchill davanti al tribunale della Storia”. Ma gli elementi di questo “processo” sono gli stessi di sempre.
I rapporti sulla sorte degli ebrei polacchi caduti nelle mani dell’invasore tedesco giungevano sulla scrivania di Churchill fino dal 12 settembre 1941, a pochi giorni dalla proditoria aggressione tedesca alla Polonia. In una sintetica nota di quel giorno dei Servizi segreti britannici – riferisce Le Nouvel Observateur – si ha la “prova decisiva di una politica di intimidazione selvaggia, se non addirittura di uno sterminio definitivo” dei tre milioni di ebrei polacchi.
Si trattava però più di informazioni e voci raccolte dagli 007 inglesi che di prove concrete. Voci e informazioni che erano probabilmente (e per il momento) una deduzione tratta dalle misure prese in Germania contro gli ebrei a partire dall’avvento del nazismo al potere, misure culminate nella Notte dei Cristalli del 9 novembre 1938 con i primi pogrom organizzati dal governo tedesco contro gli ebrei in varie città della Germania: saccheggi, violenze, arresti, omicidi.
Per i negozi di proprietà di ebrei, svuotati, dati alle fiamme, distrutti (per i vetri fatti a pezzi la notte dei pogrom è diventata nota come la Notte dei Cristalli), le società di assicurazione erano state costrette a pagare gli indennizzi, ma non alle vittime, bensì allo Stato nazista. Agli ebrei veniva invece inflitta una multa miliardaria.
Si poteva dunque immaginare quale sarebbe stato il destino degli ebrei dei territori occupati da Hitler. Immaginare sì, saperlo no. La caccia agli ebrei era già cominciata, ma i ghetti, le uccisioni di massa, le camere a gas, i campi di sterminio erano di là da venire. Questo gli inglesi e gli americani non potevano immaginarlo perché la Shoà resta ancora nella storia dell’umanità un evento senza precedenti e quindi allora inimmaginabile.
Persino gli ebrei americani, che in buona parte avevano manifestato contro l’entrata in guerra degli USA, almeno fino a quel 21 giugno del 1941 quando Hitler attaccò a sorpresa il suo ex amico e alleato Stalin invadendo la Russia, persino gli ebrei americani non sapevano quanto stava accadendo nella parte di Polonia occupata dai tedeschi.
E’ vero però che gli Alleati e il Vaticano erano al corrente che lo sterminio degli ebrei in Polonia era già in corso in forme per così dire “artigianali”: lo sterminio in forma “industriale” sarebbe incominciato più tardi, dopo quel 20 gennaio del 1942 a Wannsee (vedi il verbale ufficiale redatto da Eichmann) che “ufficializzò” la Shoà.
Le Nouvel Observateur offre un’ampia documentazione a sostegno della tesi che gli Alleati sapessero, così come sapeva il Vaticano, le cui fonti, il clero tedesco, erano anche più accurate di quelle anglo-americane.
Ma gli Alleati, documenta il settimanale francese, non fecero nulla per aiutare gli ebrei dell’Europa occupata dai tedeschi.
(Non mi pare però di aver letto nel servizio qualcosa relativa alla  fattiva collaborazione della Francia di Vichy alla cattura e alla deportazione degli ebrei di Francia).
In realtà la risposta che potrebbe venire dal Regno Unito e dagli States è semplice: noi facevamo la guerra alla Germania di Hitler, ecco cosa facevamo “anche”  e indirettamente per gli ebrei.
E’ vero però che gli Alleati rimasero sordi alle richieste (giunte per vie traverse) ripetute e angosciate dei deportati di Auschwitz di bombardare il lager, anche quando, nel 1944, i bombardieri alleati avrebbero potuto raggiungere il campo e fare ritorno. L’obiezione, discutibile non discutibile non importa, è che era difficile immaginare che i deportati chiedessero di venire uccisi dalle bombe “amiche” piuttosto che dai torturatori nazisti: l’entità alienata dello sterminio non era percepita né percepibile.
Quello che invece il settimanale sembra ignorare è altro, meno noto e più profondo.
La propaganda bellica tedesca ripeteva all’infinito che la guerra era una guerra voluta dagli ebrei e per gli ebrei stessi. Questo martellamento aveva successo. Nessuno ama la guerra, nemmeno i pacifisti, e l’antisemitismo popolare non chiedeva altro, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, che credere alla suggestione nazista.
Se l’antisemitismo è irrazionale (fuori dalla ragione e perciò difficile da sradicare) era irrazionale anche pensare che senza gli ebrei non ci sarebbe stata la seconda guerra mondiale (e naturalmente anche la prima e la guerra dei cent’anni), ma l’irrazionalità fa tanto più breccia quanto più è assurda, e l’irrazionalità antisemita ha “un cuore antico”.
Proprio per questa breccia che incrinava i muri delle opinioni pubbliche democratiche i governi di Londra e di Washington temevano di dare lo spazio, che pure sarebbe stato dovuto, alle notizie certe che arrivavano nei loro paesi. Il timore era che dare troppo rilievo alle stragi naziste avrebbe fatto il gioco della propaganda nemica.
In sintesi. Sì, è vero, gli Alleati avrebbero potuto fare qualcosa in più per la salvezza degli ebrei (ma non i diecimila camion chiesti nel ‘44 dai ricattatori  tedeschi in cambio della vita degli ebrei ungheresi), è vero che Pio XII restò in silenzio persino quando vennero deportati gli ebrei di Roma sotto i suoi occhi, ma via, non confondiamo gli eserciti dei paesi democratici con gli stragisti hitleriani, non confondiamo la Chiesa con i boia nazisti, perché se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole.
E tuttavia quello che sfugge al settimanale francese è l’analogia di quanto denuncia (a ragione nei particolari, a torto nell’insieme del quadro storico), con alcun aspetti della situazione attuale.
I governi dei paesi democratici – segnatamente Francia e Gran Bretagna – che non esitarono a dare in pasto a Hitler la Cecoslovacchia in cambio di una pace disonorevole e di brevissima durata, di fatto aiutando Hitler a rendere più facile la conquista dell’Europa, assomigliano in qualche modo ai paesi democratici europei di oggi che paiono offrire la testa d’Israele in cambio di un breve rinvio di torbida e infida pace.
Non si può dire che siano stati i governi e i media europei a rinfocolare nelle opinioni pubbliche dei loro paesi l’antisemitismo, il cui veleno scorre oggi più veloce e in quantità maggiori di mezzo secolo fa, ma l’idea che lo Stato d’Israele sia in buona parte colpevole del diffondersi del terrorismo islamico, statale e non, che senza Israele non ci sarebbe l’atomica di Ahmadinejad, che Israele opprima i poveri palestinesi e per traslato tutti gli islamici del mondo, poverissimi anch’essi, che insomma sia Israele il principale ostacolo a una pace universale vera, questa idea ha fatto breccia. E’ bene constatarlo e poi ognuno si regoli come vuole.


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