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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Luciano Tas
Le storie raccontate
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Il tour mediorientale di Carter 20/04/2008

L’ex Presidente (per una sola legislatura) degli Stati Uniti Jimmy Carter ha concluso il suo giro nelle zone critiche del Medio Oriente incontrando a Damasco un dirigente di Hamas, con il quale ha ribadito il suo leit motiv (per la verità non nuovo) diretto a Israele, che più o meno recita da quasi mezzo secolo così: “Bisogna dialogare con i propri nemici, altrimenti con chi si dovrebbe dialogare”?

 

Un leit motiv tanto accattivante da averne fatto la foglia di fico di tutti gli anti-israeliani di ferro (guai per altro a  definirli antisemiti, non fosse per quella “anticchia” in più del necessario che ci mettono nella loro fede anti-israeliana).

 

Ma davvero, perché Israele non vuole “dialogare” con Hamas?

 

Il motivo dovrebbe essere facile da individuare, a conoscere anche superficialmente la storia e le cause del conflitto arabo-israeliano, ma facciamo un esempio.

 

Mettiamo cioè che in Italia Walter Veltroni se ne esca dicendo che non ha intenzione di riconoscere l’esito della recente votazione e che la ritiene non solo illegittima, ma addirittura nulla e non avvenuta. Quindi considera inesistente il governo Berlusconi e dichiara di battersi contro l’“entità” berlusconiana, non riconoscendogli nemmeno il diritto di esistere.

 

E mettiamo che in tale ipotetica e per fortuna solo fantastica situazione, se ne venga in Europa un ex Presidente Usa (o di qualsiasi altra nazione) non a sostenere la legittimità del voto italiano e del governo Berlusconi (e quindi l’insensatezza di chi non intende nemmeno riconoscerne l’esistenza), ma si rivolga a Berlusconi invitandolo a “dialogare” proprio con chi non ne ha la minima intenzione, e non può averla perché il suo proposito è quello di non considerare esistente l’avversario, e non altro.

 

La domanda dei più – di quanti siano in buona fede – è da ritenere che sarebbe: “Ma che, Veltroni è diventato matto?”.

 

No, il matto sarebbe chi volesse sostenere la legittimità di un “dialogo” con queste premesse piuttosto che quella del voto regolarmente espresso dal popolo italiano.

 

Spero che Veltroni e Berlusconi non si adontino per questo piccolo apologo, che era teso soltanto a cercare di illustrare una situazione per fortuna molto lontana dall’Italia. E comunque a entrambi chiedo scusa.

 

La domanda vera potrebbe essere: “Ma Carter è diventato matto?”.


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