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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Luciano Tas
Le storie raccontate
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La verità e la verità mediatica 05/10/2007
Il Corriere della Sera del 4 ottobre dedica la sua terza pagina a un libro appena ghiottamente pubblicato da noi e recensito da Sergio Luzzatto, storico di questo nostro tempo di basso impero.

Si tratta di un saggio "Israele e la Shoah" apparso in Israele per opera di una studiosa di Gerusalemme, Iudith Zertal, che sembra si eserciti, secondo il suo compiaciuto recensore, nel vecchio esercizio di judischeselbsthasse, l’odio ebraico di sé.

Aveva già cominciato un collega ebreo di quella studiosa con il rilancio dell’"omicidio rituale", la vergognosa calunnia medievale (infine denunciata con sdegno dalla Chiesa) secondo cui forse da qualche parte e in qualche momento effettivamente talune cene a base di sangue di bambini cristiani gli ebrei le avrebbero fatte.

Si trattava di una calunnia che nei secoli è costata davvero molto sangue, ma  sangue ebraico.

Ora la studiosa gerosolimitana si accinge in questa sua avventurosa fatica a dimostrare che, come spiega Luzzatto, Ben Gurion "già nel 1943 (…) decise di spendere le ricadute della Shoah come una moneta sul mercato della politica internazionale".

L’insurrezione del ghetto di Varsavia infatti avrebbe dimostrato che "anche gli ebrei avevano dei muscoli". Da qui, chiosa ancora Luzzatto, "Ben Gurion e i sionisti di Palestina brandirono come un trofeo il coraggio di pochi che in qualche modo si erano ribellati allo strapotere deglii aguzzini germanici (e) coprirono invece sotto una coltre dii silenzio – o trattarono con esplicito disprezzo – la disperazione dei milioni di ebrei che erano andati incontro rassegnati a un orribile destino".

Ma allora, di quali "ricadute della Shoah" si chiacchiera?

La Zertal tende a dimostrare due cose, assicura convinto il suo recensore.

In un primo momento i sei milioni di ebrei assassinati non furono utilizzati. Alla vigilia della guerra d’indipendenza, nel 1948, "la dirigenza sionista aveva bisogno di eroi, non di vittime". Quindi (sprezzante e peggio) silenzio sulla Shoah ed esaltazione degli eroici insorti ebrei di Varsavia. Il nuovo Stato insomma avrebbe avuto bisogno di eroi per mettere paura agli avversari, peraltro sempre dipinti come nazisti.

E’ strano che Luzzatto non abbia creduto di dover ricordare ai lettori che a definire nazisti gli arabi di quegli Stati che, come l’Egitto, la Siria, la Giordania, l’Iraq, il Libano, avevano aggredito il neonato Israele, annunciando di "buttare a mare gli ebrei", non furono i "sionisti" ma, tanto per fare un nome, "L’Unità" dei giorni di maggio del 1948.

Ben Gurion, né la "dirigenza sionista" (perché non chiamarla con il suo vero nome, cioè israeliana?) trattarono gli arabi da nazisti. E’ semmai vero il contrario, a partire dalla raccolta di scritti e vignette di molta stampa araba e sovietica.

Però dopo il processo Eichmann, che non fu proprio uno "spettacolo mediatico fortemente voluto da Ben Gurion" (forse Luzzatto, che a quell’epoca non c’era, non si è sufficientemente informato su Eichmann e su quel processo), "la dirigenza sionista (ma che tipo di dirigenza avrebbe dovuto avere Israele?) scoprì che aveva bisogno non soltanto di eroi, ma anche di vittime".

Da qui la nuova strumentalizzazione, riferisce senza batter ciglio Sergio Luzzatto, vale a dire far credere che Israele era minacciato "dai ‘nazisti’ arabi che si preparavano a perpetrare la ‘seconda Shoah’".

Ma le minacce di far scomparire Israele dalla carta geografica, quotidianamente annunciate non solo dai fanatici di Hamas o dagli estremisti islamici ma, solo appena più sottovoce, da molti moderati, era ed è una invenzione?

E le intenzioni di Ahmadinejad sono inventate della propaganda "sionista"?
Il fatto è che nel nostro tempo e nelle nostre società c’è verità e verità, vale a dire quella vera e quella mediatica. La verità mediatica si distingue da quella vera perché non si cura di verificare quello che diffonde, basta che faccia rumore, che faccia scandalo, che faccia tiratura.

E cosa di meglio di un ebreo che riproponga l’"omicidio rituale" o che accusi la "dirigenza sionista" di avere strumentalizzato e continuare a strumentalizzare la Shoah?.

Davvero Basso Impero. Da cui non si sottraggono gli storici. Studiosi e recensori.

 

Luciano Tas


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