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Luciano Tas
Le storie raccontate
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Mattoni per il muro dell'odio 08/12/2006

Nella vulgata del conflitto arabo-israeliano è data come verità quasi unica come causa del perdurare di quel conflitto l’indiscriminato appoggio degli Stati Uniti a Israele. Una incessante campagna mediatica (oggi diremmo bipartisan) ha avvalorato il concetto.

 

 

Alla luce dei fatti e non dei pregiudizi si può invece sostenere che gli Stati Uniti non sono stati sempre dalla parte d’Israele.

 

 

Alla fine della guerra arabo-israeliana del 1956 proprio le perentorie  pressioni americane costrinsero Israele a ritirarsi dal Sinai e dalla rive del canale di Suez, dove erano riusciti ad arrivare, e tornare ai confini (provvisori) del 1949.

 

 

Era stata invece l’Unione Sovietica a puntare tutte le sue carte (e armamenti) sul cavallo arabo, in chiave antisraeliana e antioccidentale.

 

 

A partire dal 1953 (e segnatamente dal 1956) le armi sovietiche, il cui prezzo d’acquisto era legato a un pacchetto ideologico e politico confusamente medieval-marxista, hanno infettato gran parte del mondo arabo.

 

 

Il conflitto arabo-israeliano è stato dunque fortemente fomentato e concretamente nutrito dall’URSS, con l’appoggio acritico di molti suoi simpatizzanti europei.

 

 

Sarà vero, non sarà vero, ma certo è che l’inviato dell’“Unità” in Medio Oriente già nel maggio del 1950 scriveva che il 1° maggio dai “villaggi arabi della Galilea saliva al cielo il nome di Stalin”, i cui crimini, le cui stragi, dopo la sua morte vennero gentilmente derubricati in “errori” e in “violazioni di legalità”.

 

 

Alcuni “errori” di Stalin sono proseguiti anche con i suoi successori. Nelle guerre arabo-israeliane del 1956, del 1967 e del 1973, l’armamento dei paesi arabi aggressori era interamente “made in URSS”: carri armati, artiglierie, aerei da combattimento.

 

 

Solo nel 1973, quando sembrava che Israele stesse per soccombere agli attacchi di Egitto e Siria, gli Stati Uniti hanno fornito a Israele (con un ritardo che qualcuno ha giudicato intenzionale e “politico”) i mezzi per farvi fronte, come si sa,  vittoriosamente.

 

 

E’ quindi per venti anni (almeno) che l’Unione Sovietica ha soffiato sul fuoco della guerra, foraggiando in armi Egitto, Siria, Iraq, e incoraggiandoli a non assorbire e integrare i profughi palestinesi della guerra 1948/1949 e i loro discendenti, tenuti invece in campi (in gran parte mantenuti dalle Nazioni Unite) come arma politica.

 

 

Un rifornimento continuo di mattoni – dai kalashnikov ai Mig – per la costruzione di un muro dell’odio (questo sì il vero “muro”) a paesi aggressori e movimenti terroristici, il cui obiettivo finale non era e non è di far valere delle ragioni, ma di distruggere quel minuscolo pezzo di Occidente in Asia che è Israele.

 

 

Questo però è poco ricordato. Qualsiasi cosa avvenga, si ricordano invece volentieri le azioni, sempre “cattive” del Grande Satana USA e del Piccolo Satana Israele. Sempre loro, qualsiasi cosa avvenga.

 

 

Ma si sa, “je suis tombé par terre, c’est la faute à Voltaire”.


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