Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele: la guerra su sette fronti Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 25 agosto 2025 Pagina: 9 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Israele prova a sistemare anche gli Huthi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/08/2025, a pag. 9 con il titolo "Israele prova a sistemare anche gli Huthi" l'analisi di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Raid dell'aviazione israeliana sullo Yemen, contro centri di comando e infrastrutture critiche degli Huthi. I terroristi sciiti, sponsorizzati dall'Iran, continuano ad attaccare Israele. E Israele risponde.
Mentre truppe israeliane entravano alla periferia di Gaza City, ieri l’aviazione dello Stato ebraico ha attaccato infrastrutture dei ribelli Huthi dello Yemen, armati dall’Iran, come rappresaglia per il lancio missilistico di venerdì. L'attacco aereo portato dai caccia F-35 ed F-16 nell’area della capitale yemenita Sanaa ha centrato, secondo le fonti ufficiali, «un sito militare nel palazzo presidenziale, le centrali elettriche di Asar e Hizaz e un deposito di carburante, tutti utilizzati per le attività militari del regime terroristico Huthi». Fra le vittime si contano 2 morti e 35 feriti.
I raid sono seguiti all'inchiesta sul missile yemenita che venerdì ha colpito l’insediamento di Ginaton, che non solo ha eluso le difese antimissile, ma, per la prima volta, recava una testata a grappolo con submunizioni. Fin dalla mattinata, i carri armati pesanti Merkavà di Tsahal, ovvero le forze armate israeliane, sono penetrati nella periferia di Gaza City, come preparazione alla prossima spallata nel centro della città. L'accerchiamento è la fase preliminare che si accompagna al prossimo schieramento, dal 2 settembre, dei 60.000 riservisti previsti per l'offensiva finale.
Stando al Times of Israel, fra le unità in prima linea ci sono la Brigata Givati e la 162° Divisione che fra gli obbiettivi principali hanno anche la distruzione dei tunnel sotterranei di Hamas. Ne frattempo, nella vicina Jabalia è arrivata la 401° Brigata Corazzata. Il capo di stato maggiore, generale Eyal Zamir, ha ieri affermato che «è grazie all'esercito se si sono create condizioni per un accordo sugli ostaggi». Zamir ha visitato la base della Marina di Haifa, spronando ufficiali e marinai ad appoggiare dal mare la nuova fase dell'operazione “Carri di Gedeone”.
I dettagli del piano che porterà nelle prossime settimane l'esercito nel centro di Gaza City saranno discussi martedì alle 18 ora locale dal gabinetto di guerra nell'ufficio del premier Benjamin Netanyahu. Nel governo, plaude all'offensiva soprattutto il ministro delle Finanze Belazel Smotrich, esponente dell'ultradestra, che non solo ha dichiarato «chi non evacua Gaza City, muoia o si arrenda», ma ha pure aggiunto che «il popolo ebraico, conquistando territorio, sperimenta il processo di redenzione e il ritorno della presenza divina a Sion».
Temendo la bolgia di Gaza City, l'esercito egiziano sta rafforzando, come segnalava ieri il giornale qatariota Al-Arabi Al-Jadeed, i suoi presidi ai confini con la Striscia di Gaza, per impedire l'ingresso in Egitto di masse di profughi palestinesi. Israele resta attiva anche in Siria, dove la 474° Brigata Golani ha scoperto un deposito di armi a 15 km oltre il confine.
Proprio per parlare di Siria e Libano, ieri l'inviato USA Tom Barrack ha visto Netanyahu. E domani a Washington è previsto il primo incontro fra il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar e i vertici americani, da quando ha assunto la carica in novembre.
Sull'onda delle manifestazioni contro Netanyahu da parte dei parenti degli ostaggi e delle opposizioni, il capo del partito centrista Unità Nazionale, Benny Gantz, sta spingendo Yair Lapid e Avigdor Liberman a formare un «governo di redenzione dei prigionieri», insieme con Netanyahu per arrivare alla consegna di tutti gli ostaggi. Ha già incassato il no di Liberman.
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