Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Il Rapporto ONU costruito con i dati di Hamas Commento di Daniele Scalise
Testata: Setteottobre Data: 25 agosto 2025 Pagina: 1 Autore: Daniele Scalise Titolo: «Il Rapporto ONU costruito con i dati di Hamas»
Il Rapporto ONU costruito con i dati di Hamas Commento di Daniele Scalise
Il rapporto dell'IPC cambia i parametri pur di dichiarare che a Gaza è in corso una carestia. E i dati usati provengono: da Hamas! L’ONU e le sue agenzie stanno certificando come “scientifici” dati prodotti dalla stessa entità che ha scatenato la guerra con il massacro del 7 ottobre. L'ONU deve essere chiuso.
Il nuovo rapporto pubblicato dall’Indice Internazionale della Popolazione e dello Sviluppo (IPC) sulla crisi alimentare a Gaza ha sollevato un’ondata di condanne internazionali contro Israele. Secondo il documento, tra il 1° luglio e il 15 agosto la Striscia avrebbe raggiunto il livello 5 di carestia — il più alto — «in vaste aree», con previsioni di ulteriore peggioramento entro settembre. Le cifre sono impressionanti: oltre mezzo milione di persone in condizioni catastrofiche, più della metà della popolazione con gravi carenze alimentari, un terzo dei bambini malnutriti, tassi di mortalità infantile in crescita.
Non sorprende che il rapporto sia già destinato ad approdare al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con il rischio che venga dichiarato formalmente lo stato di carestia. Una definizione che, oltre al peso politico e diplomatico, aprirebbe la strada ad accuse gravissime: Israele come responsabile diretto della fame di un’intera popolazione, dunque potenzialmente di un crimine di guerra.
Ma c’è un dettaglio che i titoli indignati hanno accuratamente omesso: i dati alla base del rapporto sono forniti da Hamas. Ad ammetterlo sono le stesse fonti ufficiali. In assenza di accesso libero e di verifiche indipendenti nella Striscia — soprattutto nelle aree settentrionali, da mesi sotto controllo diretto dell’organizzazione terroristica — gli indicatori usati dall’IPC si basano in larga misura sulle informazioni che Hamas e le sue strutture civili diffondono. In altre parole: l’ONU e le sue agenzie stanno certificando come “scientifici” dati prodotti dalla stessa entità che ha scatenato la guerra con il massacro del 7 ottobre, che utilizza la popolazione come scudo umano e che da anni manipola le versioni dei fatti per ottenere vantaggi politici.
Israele ha respinto il documento come «falso e di parte» e, tanto il Coordinatore delle Attività Governative nei Territori (COGAT) quanto l’IDF, hanno presentato un controrapporto: centinaia di migliaia di tonnellate di aiuti — cibo, acqua, medicine — sono entrate a Gaza attraverso i valichi, in cooperazione con le organizzazioni internazionali. È vero che la guerra ha creato enormi difficoltà logistiche e umanitarie, ma parlare di carestia pianificata equivale a un’accusa costruita e infamante. Ancora più grave, secondo Israele, è che l’IPC abbia modificato i criteri di classificazione per abbassare la soglia della definizione di “famine”, piegando la metodologia a un obiettivo politico: legittimare la propaganda di Hamas e mettere Israele sotto accusa nelle sedi internazionali.
Non si tratta di un dettaglio tecnico. Se la comunità internazionale accetta come attendibili i numeri firmati da Hamas, allora rinuncia a ogni pretesa di oggettività e credibilità. È come lasciare che l’imputato scriva l’inchiesta che dovrà servire da prova al processo. L’ONU, con questo rapporto, si trasforma spudoratamente in megafono di un’organizzazione terroristica. E ogni volta che i media ripetono quelle cifre senza metterne in dubbio la provenienza, Hamas ottiene il suo risultato: trasformare la guerra che ha iniziato in un processo a Israele.
La realtà è che la popolazione di Gaza soffre, e non da oggi. Ma ridurre tutto a «carestia pianificata da Israele» è una distorsione colossale. La fame a Gaza è anzitutto il prodotto di un regime che da decenni sottrae risorse ai civili per investirle in tunnel, missili e milizie. Che sequestra gli aiuti, li rivende al mercato nero, li usa come arma di ricatto. È questa la parte della storia che i rapporti dell’ONU cancellano sistematicamente.
La posta in gioco è chiara: non la ricerca di una verità difficile ma verificabile, bensì la costruzione di un atto d’accusa politico contro Israele, fondato su numeri manipolati. Davanti a questo, non basta respingere le accuse: occorre smascherarne la fonte. Finché i dati su Gaza continueranno a portare la firma di Hamas, parlare di “rapporto indipendente” non è solo una menzogna: è un’ignominia.