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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
24.08.2025 Hebron, 23 agosto 1929: la strage dimenticata
Commento di Aldo Torchiaro

Testata: Il Riformista
Data: 24 agosto 2025
Pagina: 1
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: «Hebron, 23 agosto 1929: quella strage dimenticata e la storia che presenta il conto 96 anni dopo»

Riprendiamo dal RIFORMISTA, edizione online, il commento di Aldo Torchiaro dal titolo "Hebron, 23 agosto 1929: quella strage dimenticata e la storia che presenta il conto 96 anni dopo".

File:Aldo Torchiaro.png - Wikipedia
Aldo Torchiaro

Il 23 agosto del 1929 gli ebrei di Hebron vennero trucidati dagli arabi. Un pogrom che spazzò via una delle più antiche comunità ebraiche del mondo, quando Israele non era ancora uno Stato indipendente. Giusto per ricordarlo a chi, anche dopo il pogrom del 7 ottobre (del 2023) continua a far finta che questo passato non sia esistito per accusare l'"occupazione" israeliana quale causa della violenza islamica.

Il 23 agosto, cade in Israele l’anniversario di una strage del tutto sconosciuta in Italia. Il 23 agosto di tanti anni fa, precisamente del 1929, quando non esisteva Israele, né l’Idf, né il cattivissimo Netanyahu, ci fu un massacro di ebrei pacifici e disarmati – in quella che è oggi Hebron, nei Territori contesi della Palestina – che causò 68 vittime tra donne e bambini. Varrà la pena ricordare quell’episodio, a distanza di 96 anni. Perché parla chiarissimo di quale sia, da sempre, la predisposizione degli insediamenti palestinesi nei confronti della pacifica convivenza con i vicini di casa ebrei.

Il 20 agosto 1929 lo Stato di Israele non esisteva ancora. Ma il popolo di Israele esisteva – e conta oggi quasi sei millenni di storia – ed era saldamente insediato in Medio Oriente, dove da secoli conviveva con cristiani, drusi e musulmani, condividendo con loro la stessa terra. Dopo episodi altalenanti, e dopo decenni di relativa calma, in quella estate si addensarono nuove nuvole nere. E che nuvole. Gruppi di fondamentalisti islamici, eredi delle confraternite radicali sciite sorte già nel Quattrocento, iniziarono a predicare la caccia all’ebreo. La voce giunse fino ai pionieri dell’Haganah, la forza di autodifesa che sarebbe diventata il nucleo dell’esercito israeliano. Quei giovani si offrirono di mettere in salvo i circa 750 ebrei che vivevano a Hebron, all’interno di una popolazione di 17mila abitanti. L’Haganah propose di evacuarli, ma i leader della comunità ebraica rifiutarono: confidavano nella protezione dei notabili arabi locali, con i quali i rapporti erano sempre stati pacifici.

Tre giorni dopo, il 23 agosto, la miccia si accese. Alcuni agitatori diffusero la voce – falsa – che due arabi erano stati uccisi da ebrei a Gerusalemme. Bastò quella menzogna per innescare la violenza. A Hebron la folla araba si riversò nelle strade. Case incendiate, donne violentate, famiglie sterminate. I numeri ufficiali parlano di 68 ebrei assassinati e 58 feriti. Molti di loro erano studenti della storica yeshivà cittadina. Il comportamento delle autorità locali fu ambiguo, quando non apertamente complice. Dei 34 poliziotti arabi presenti in città, nessuno intervenne. A difendere gli ebrei rimase soltanto il vice-ispettore britannico Raymond Cafferata, affiancato da un ufficiale ebreo. I rinforzi arrivarono con cinque ore di ritardo, quando la strage era già compiuta. Lo stesso Cafferata, testimone diretto, raccontò scene di orrore: «Vidi un arabo nell’atto di mozzare la testa di un bambino con una lama. Colpì ancora, poi tentò di assalirmi. Alle sue spalle c’era una donna ebrea immersa nel sangue, con sopra un poliziotto arabo in abiti civili. Mi vide, cercò di colpirmi gridando: “Sono un poliziotto!”. Gli sparai».

Eppure, nella notte della barbarie, non mancarono esempi di coraggio individuale. Secondo le cronache, 25 famiglie arabe offrirono rifugio agli ebrei, nascondendone circa 300. Tra i giusti va ricordato Ḥājj ʿĪsā al-Kurdiyya, che salvò 33 persone facendo spazio nella sua cantina. Altri riuscirono a rifugiarsi nella stazione di polizia britannica o a fuggire verso Gerusalemme. La comunità di Hebron fu comunque distrutta: i sopravvissuti vennero evacuati e non tornarono più, se non decenni più tardi, dopo il 1967. Il bilancio finale fu drammatico: un terzo delle vittime apparteneva alla yeshivà di Hebron. La storica scuola rabbinica fu riaperta a Gerusalemme, diventando a sua volta simbolo di resilienza e di continuità. Hebron, che per secoli aveva visto una convivenza fragile ma reale, da allora rimase un luogo segnato da diffidenza, paura e rancore.

Il 1° settembre 1929 John Chancellor, Alto Commissario britannico per la Palestina e la Transgiordania, condannò «gli atti atroci commessi da gruppi di persone senza pietà, omicidi perpetrati su componenti senza difesa della popolazione ebraica, accompagnati da atti di innominabile ferocia». Parole scolpite nella storia, ma presto dimenticate da un’Europa che continuò a sottovalutare la matrice ideologica della violenza antiebraica in Medio Oriente. Ed è proprio questo il punto. Non esiste un rapporto di causa-effetto con presunte privazioni o ingiustizie economiche. Non si tratta di violenza “nata dalla disperazione”. I musulmani della regione hanno espresso un antisemitismo feroce e sistematico per secoli, e il massacro di Hebron lo dimostra. Nel 1929 non esistevano né occupazioni né check-point, eppure la folla si armò di coltelli e pietre per sterminare i vicini di casa ebrei.

Molti anni prima che Hamas massacrasse civili israeliani il 7 ottobre 2023, a Hebron era già accaduto. Il filo rosso è sempre lo stesso: la volontà di cancellare gli ebrei dalla loro terra. Hebron 1929 resta dunque un simbolo di questa verità rimossa: i massacri degli ebrei non sono la conseguenza del conflitto, ma una sua costante che attraversa i secoli.

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redazione@ilriformista.it

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