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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
24.08.2025 Guerra in Ucraina, Peacekeeping Ue e Intelligence Usa: staffetta per la sicurezza di Kiev. Ma la Russia sgancia ancora bombe
Analisi di Lorenzo Vita

Testata: Il Riformista
Data: 24 agosto 2025
Pagina: 1
Autore: Lorenzo Vita
Titolo: «Guerra in Ucraina, Peacekeeping Ue e Intelligence Usa: staffetta per la sicurezza di Kiev. Ma la Russia sgancia ancora bombe»

Riprendiamo dal RIFORMISTA edizione online, l'analisi di Lorenzo Vita dal titolo: "Guerra in Ucraina, Peacekeeping Ue e Intelligence Usa: staffetta per la sicurezza di Kiev. Ma la Russia sgancia ancora bombe".


Lorenzo Vita

Come potrebbe apparire una pace in Ucraina: con truppe europee sul terreno e un sostegno di intelligence americano, per segnalare e seguire eventuali movimenti russi. Così si potrebbe garantire un cessate-il-fuoco robusto e duratura. Ma Putin non ci sta e continua a massacrare gli ucraini. Finché non si ferma Putin, è tanto inutile fare piani per la pace.

Il vertice di Washington è terminato con una certezza: che tutti gli alleati dell’Ucraina siano concordi nel fornire garanzie di sicurezza a Kyiv una volta giunta la pace con la Russia. Il problema però è che nessuno sa quale sia il perimetro di queste assicurazioni. Nessuno ha ancora discusso davvero su come concretizzare questo piano. E mentre tutti sono consapevoli dei rischi strategici, politici ed economici di un impegno sul campo al fianco dell’Ucraina, allo stesso esistono profonde divergenze su come questo aiuto debba essere attuato.

Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato che non sarà inviato alcun soldato americano e ha dichiarato che l‘”Europa è in grado di proteggere l’Ucraina“. Nelle ore precedenti, The Donald aveva detto che Washington avrebbe semmai garantito una certa copertura aerea. Un tema che però è ancora molto vago. E vaghi appaiono anche gli impegni presi finora dai Paesi Nato. Come spiega l’edizione europea di Politico, la cosiddetta coalizione dei volenterosi ha confermato la volontà di mettere in campo una “forza di rassicurazione”, senza però specificare i limiti e le basi di questo supporto. Secondo Bloomberg, almeno 10 Paesi del vecchio continente hanno immaginato la possibilità di schierare forze di peacekeeping in un eventuale scenario successivo all’accordo di pace. Un impegno che dovrebbe prevedere una fase di addestramento e rafforzamento dell’esercito ucraino, con lo schieramento di qualche centinaio di soldati europei lontani dalla linea del fronte. A queste forze si unirebbero gli Stati Uniti con il loro contributo aereo per sorveglianza, Intelligence e condivisione di informazioni.

Tuttavia, i punti interrogativi restano molti. E il primo è quello di cosa vorrà fare la Russia. Dal Cremlino hanno già chiarito di non volere forze atlantiche sul suolo ucraino. E se è vero che Kyiv può decidere in autonomia, è altrettanto vero che le clausole dell’accordo di pace potrebbero escludere – più o meno espressamente – la presenza di truppe di Stati membri della Nato nel Paese. L’altro interrogativo poi è il mandato che avrebbero queste forze europee. Perché se da una parte appare certo che possano essere lontane dal fronte e abbiano compiti soprattutto di addestramento e supporto, va comunque valutato che non tutti i Paesi hanno le capacità di schierare forze per questo tipo di missioni. Alcuni governi preferiscono evitare un dispiegamento in Ucraina per non prestare il fianco alle forze politiche che si oppongono all’intervento a sostegno di Kyiv. Inoltre, molti governi si sono posti il problema di cosa accadrebbe se uno di questi militari venisse ucciso da un raid russo. La reazione delle forze europee potrebbe innescare un’escalation con Mosca dai contorni oscuri, e l’articolo 5 del Patto atlantico parla chiaro.

L’incontro di Washington è servito a dare un segnale di ulteriore compattezza e assicurare che le garanzie di sicurezza sono sul tavolo. Ma saranno le discussioni di queste ore e giorni tra i vertici militari Nato a fornire un quadro più specifico sul futuro impegno europeo. Ieri è stata organizzata una videoconferenza dei capi di stato maggiore dell’Alleanza atlantica proprio per discutere di queste possibili garanzie di sicurezza. Un summit virtuale convocato dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e cui è stato invitato anche il generale statunitense Alexus Grynkewich, comandante supremo alleato in Europa. Come ha spiegato ad esempio il Guardian, il capo di Stato maggiore britannico, Tony Radakin, ha già chiarito che il Regno Unito fornirà militari a difesa di porti e aeroporti lontani dal fronte e con impegni circoscritti al supporto logistico e di addestramento. Ma tutto dipende inevitabilmente da se e quando Vladimir Putin accetterà di negoziare.

In queste ore, nonostante il lavoro della diplomazia e lo stesso faccia a faccia tra lo “zar” e Trump, le forze russe non hanno smesso di attaccare l’Ucraina. Putin non sembra nemmeno troppo interessato a incontrare davvero Volodymyr Zelensky. E nel frattempo, droni e missili russi continuano a colpire varie regioni del Paese invaso nel 2022. Ieri le forze ucraine hanno registrato più di 175 attacchi di Mosca, tra raid aerei e movimenti delle truppe sui fronti di Pokrovsk, Lyman e Novopavlivka. “Quelli a cui assistiamo sono attacchi dimostrativi che non fanno che confermare la necessità di fare pressione su Mosca, la necessità di imporre nuove sanzioni e dazi finché la diplomazia non sarà pienamente operativa”, ha detto Zelensky.

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